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NEL CDX È GUERRA DI TRINCEA

Dal vertice romano nessuna indicazione ufficiale, in Sardegna FdI non si smuove da Truzzu. Lega in cerca di compensazioni: Salvini su Pepe ma tutta Forza Italia vuole il Bardi bis

Ancora nulla di fatto nel vertice romano tra Tajani, Salvini e Meloni. Questa volta sono scesi in campo direttamente i segretari nazionali ma il quadro delle Presidenze delle Regioni ancora non è definito. Rispetto a qualsiasi polemica aperta dagli alleati è intervenuto chiaramente Foti, capogruppo del Partito di Giorgia Meloni alla Camera dei Deputati che, dopo aver affermato che tutto si risolverà ha ribadito che «Fratelli d’Italia ha già rinunciato alla Sicilia». La Sicilia resta là, sullo sfondo di qualsiasi decisione possibile, come la pietra dello scandalo che ha mosso e modificato per sempre le regole della coalizione. Nella antica trinacria era in carica il presidente Musumeci, colonna storica della destra siciliana era stato eletto a capo di “Diventerai bellissima” ma aveva aderito a Fratelli d’Italia. Al rinnovo della Presidenza, Fratelli d’Italia aveva chiesto di applicare il principio della riconferma degli uscenti. Forza Italia rivendicò il maggior peso sull’isola ritenendo che il consenso fosse più importante del diritto dell’uscente di difendere la Presidenza. Fratelli d’Italia accettò il cambio di paradigma e il 13 Ottobre 2022 il forzista Renato Schifani fu eletto presidente della Regione Sicilia.

DA UN’ISOLA ALL’ALTRA

Per fortuna l’Italia non è la Micronesia e ha solo due Isole. Dalla Sicilia la questione si è spostata in Sardegna. Nell’isola dei nuraghi il presidente in carica è Solinas, frutto dell’accordo elettorale tra Partito Sardo d’Azione e Lega che determinò anche il cambio del nome dei gruppi parlamentari che assunsero il nome Lega-PSdAZ. Fratelli d’Italia ha costruito una valida classe dirigente in Sardegna, ha tenuto la posizione quando il consenso del partito era ai minimi termini ed ora ha rivendicato la presidenza della Regione per Paolo Truzzu, attualmente sindaco di Cagliari. La classe dirigente del partito della Meloni in Sardegna ha avuto sia la capacità di parlare con una sola voce, sia quella di portare la discussione al tavolo regionale dopo aver imbastito le giuste alleanze. Alla indicazione di Truzzu ha risposto Crippa che, però, nel rivendicare una generica conferma degli uscenti sembra più ripiegarsi su una difesa d’ufficio che su una tenuta irremovibile della posizione.

LA TRATTATIVA RIGUARDA ANCHE LA BASILICATA

Sulla Sardegna Fratelli d’Italia non sembra intenzionata a trattare. Le dichiarazioni di Donzelli e Lollobrigida non lasciano spazio a negoziati possibili facendo entrambi riferimento alla certezza che la coalizione si ricompatterà intorno a Truzzu. Del resto, Fratelli d’Italia ha dalla sua la forza dei numeri e l’effettiva sproporzione tra il risultato elettorale e le Presidenze assegnate, sproporzione che non può attendere la cabala delle elezioni nelle regioni di sinistra per essere ricomposta. Ritenuti inamovibili sia Cirio per il Piemonte che Marsilio per l’Abruzzo, resta da definire esclusivamente la candidatura alla Presidenza della Basilicata. Esclusa l’Umbria dal novero delle Presidenze di cui discutere in questa tornata, la situazione tra i partiti vede un forte ridimensionamento della Lega che si troverebbe sostanzialmente esclusa da ogni candidatura apicale. In questo senso Salvini ha dichiarato ai Gruppi Parlamentari che è ben disponibile a prendere atto della decisione del tavolo Sardo ma che, in nome dell’unità della coalizione, chiede come compensazione la Presidenza della Regione Basilicata. Il nome in campo è quello di Pasquale Pepe, ex senatore leghista e uomo di stretta fiducia del segretario leghista. A suo favore milita anche il fatto che in Regione Basilicata, alle ultime elezioni, la Lega ha raggiunto il risultato più alto dell’intero Mezzogiorno.

TAJANI NON MOLLA BARDI

Tajani, però, non vuole sentire ragioni. Forza Italia ha sostenuto il cambiamento della guida in Sardegna appoggiando la posizione di Fratelli d’Italia al tavolo regionale ma non ha alcuna intenzione di smuovere la sua difesa irremovibile di Bardi. Il Generale gode della stima e dell’amicizia personale del leader di Forza Italia. Non è un caso che nella sua strategia comunicativa Forza Italia assimili Bardi a Marsilio, come a dire che hanno tutte e due un ruolo centrale nelle gerarchie di partito e che non possono, pertanto, essere messi in discussione. Posizione questa condivisa anche da Raffaele Nevi, vicepresidente del Gruppo Parlamentare nonché dal Ministro Zangrillo secondo il quale «la soluzione sulla Basilicata sia quella che propone Forza Italia, Vito Bardi ha lavorato bene e siamo decisi nel sostenere la sua candidatura». Per adesso, peraltro, non sembra esserci fretta. Il Governatore lucano non ha ancora stabilito la data delle elezioni e, a differenza di Solinas, non ha alcuna fretta per fissare la data.

FRATELLI D’ITALIA FUORI DAI GIOCHI

Sembra fuori dai giochi definitivamente Fratelli d’Italia. Il Partito di maggioranza relativa ha commesso dei gravi errori strategici in questa fase, non ultimo quello di non riuscire a trovare una quadra unitaria su un unico candidato. Mentre in Sardegna, infatti, tutta la classe parlamentare e territoriale del Partito ha dato un’unica indicazione, in Basilicata ognuno ha preferito de- dicarsi allo sport del pellegrinaggio “pro domo sua” presso le stanze dei bottoni di via della Scrofa con il risultato di non riuscire ad ottenere nessuna ipotesi di candidatura alla Presidenza. Ad oggi la partita sulla Presidenza sembra interamente giocarsi tra Bardi e Pepe, a meno che FdI non decida di cacciare dalla manica l’asso di qualche indipendente al di sopra di ogni posizionamento.

Di Massimo Dellapenna

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