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LA RIPRESA LUCANA C’È STATA: ORA COMINCIANO LE SFIDE

Spopolamento, infrastrutture e agricoltura vulnerabile: queste ed altre sfide cruciali per il futuro della regione

Salari, lavoro povero e emigrazioni giovanili: sono queste le questioni più urgenti emerse dal rapport Svimez 2023 presentato a Roma. La novità è che, nella ripartenza post-covid, Nord e Sud si sono allineati: la dinamica del Pil italiano nel biennio 2021-2022 si è mostrata uniforme su base territoriale. L’economia del Mezzogiorno è cresciuta del 10,7%, più che compensando la perdita del 2020 (–8,5%). Nel Centro-Nord, la crescita è stata leggermente superiore (+11%), ma ha fatto seguito a una maggiore flessione nel 2020 (- 9,1%). Nel prossimo biennio la crescita sarà vincolata all’attuazione del Pnrr. Più lavoro, più investimenti, più ricchezza. Ma i progetti sono in ritardo e nel biennio 2023-2024 potrebbero non vedersi risultati. Non solo: per Svimez si assisterà alla riapertura del divario di crescita tra Nord e Sud. Per quanto riguarda la variazione del Pil reale, il biennio 2021-2022 ha visto il Mezzogiorno partecipare attivamente alla ripresa pur in presenza di differenti ritmi di crescita interni all’area. La Basilicata è passata dal -9,4% al più 13% per gli anni ’21-’22. Osservando la serie storica, soltanto nel quadriennio 2015-2019 un valore più alto (13,3%). Mentre nel periodo 2008- 2014, la variazione del Pil reale era risultata pari a – 12,1%.

SPOPOLAMENTO

Emergenza, ma non solo per la Basilicata, lo spopolamento. Al 2080, Svimez stima una perdita di oltre 8 milioni di residenti nel Mezzogiorno, pari a poco meno dei due terzi del calo nazionale (–13 milioni). La popolazione del Sud, attualmente pari al 33,8% di quella italiana, si ridurrà ad appena il 25,8% nel 2080. Tra il 2022 e il 2080, il Mezzogiorno dovrebbe perdere il 51% della popolazione più giovane (0– 14 anni), pari a 1 milione e 276 mila unità, contro il –19,5% del Centro-Nord (–955 mila). La popolazione in età da lavoro si ridurrà nel Mezzogiorno di oltre la metà (–6,6 milioni), nel Centro-Nord di circa un quarto (–6,3 milioni di unità). Il Mezzogiorno, da area più giovane, diventerà l’area più vecchia del Paese nel 2080, con un’età media di 51,9 anni rispetto ai 50,2 del Nord e ai 50,8 del Centro.

POVERTÀ E DISAGIO SOCIALE

Nel 2022 è calato da 14,8 a 14,3 milioni (dal 25,2 al 24% della popolazione italiana) il numero di persone che vivono in famiglie con almeno una delle tre condizioni che determinano il rischio di povertà o esclusione sociale. A livello territoriale, il Mezzogiorno rimane l’area con la quota più elevata di individui a rischio di povertà o esclusione sociale (40,6%), 8 milioni di persone. In Basilicata la problematica riguarda il 28,3% della popolazione. Il dato, già positivo se confrontato alla percentuale più alta dell’anno precedete, contestualizzato al Sud, è maggiormente positivo: la percentuale più bassa del Sud. Nel biennio di riferimento, calano anche i nuclei percettori del reddito di cittadinanza: con i suoi 51 residenti ogni mille abitanti, la Basilicata si attesta sotto la media nazionale per tasso di inclusione. Campania, Sicilia e Calabria si confermano le regioni con i valori più elevati di tasso di inclusione: nella prima si tratta di 157 residenti ogni mille abitanti, nella seconda di 149 e nella terza di 130. Abruzzo, Basilicata e Molise, presentano valori più contenuti della media nazionale.

PROGRAMMI OPERATIVI POR

Per Svimez, la politica di coesione è «un cantiere in corso». Osservando i Programmi operativi Por, nelle aree più sviluppate l’andamento di impegni, e soprattutto di spesa, appare più avanzato rispetto al dato medio nazionale, pari all’87,1% del contributo assegnato, a fronte del 77,2%. Nelle regioni in transizione l’avanzamento dei Por appare più lento rispetto al dato medio nazionale, con impegni e pagamenti pari al 91,4 e al 68,9% del contributo assegnato e più critico, almeno in relazione agli impegni, di quello delle regioni meno sviluppate, tra cui c’è la Basilicata: «Fatta eccezione per Puglia e Basilicata, dai dati a giugno 2023 si conferma la preoccupazione per il volume di risorse elevato dei Por delle altre regioni meno sviluppate che complessivamente resta da impegnare, ma soprattutto da spendere, entro il 31 dicembre 2023, in valore assoluto pari rispettivamente a 1,1 e 4,7 miliardi di euro». Tra i punti deboli della Basilicata, il basso valore dell’indice di competitività infrastrutturale che sintetizza tre indicatori: quota di popolazione raggiungibile entro 1 ora e 30 minuti su strada in un raggio di 120 km, quota di popolazione raggiungibile entro 1ora e 30 su ferrovia in un raggio di 120 km, il numero giornaliero di passeggeri in aereo. Il rank delle Regioni comprende complessivamente 233 aree, quello nazionale fa riferimento ai 27 Paesi dell’Unione Europea: la Basilicata al 211° posto.

AGRICOLTURA

L’agricoltura è particolarmente vulnerabile ai rischi climatici, poiché è direttamente influenzata dalle temperature e dalle precipitazioni. La regione a maggior rischio desertificazione è la Sicilia, con il 70% del territorio minacciato da insufficienza idrica; seguono Molise (58%), Puglia (57%), Basilicata (55%) e poi Sardegna, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Umbria e Campania, con percentuali oscillanti fra il 30% e il 50% dei territori a rischio.

GAP DIGITALE

Con riferimento alla terza dimensione “Integrazione delle tecnologie digitali nelle imprese”, si rileva- no differenze non particolarmente pronunciate tra il Mezzogiorno e il Paese. Se si va nello specifico delle sottodimensioni, è solo nell’intensità digitale di base tra le Pmi che si possono rilevare ampie divergenze tra il Sud e il Paese, e tra le stesse regioni meridionali. Si consideri infatti che a fronte di una media nazionale pari a 50,7 per questa sottodimensione, Molise, Calabria e Basilicata ottengono un valore dell’indice inferiore a 40, mentre, anche in questo caso, solo la Sicilia è al di sopra del media nazionale (58,9). L’indice DESI relativo alla quarta e ultima dimensione relativa ai “Servizi pubblici digitali” a disposizione di cittadini configura un quadro in cui spicca evidente il divario del Mezzogiorno (50,4) rispetto al Paese (58,2), con una forte eterogeneità tra le regioni meridionali, ancor più netta che nel caso delle altre dimensioni. Sardegna, Basilicata e Puglia registrano un punteggio vicino alla media nazionale, a fronte di Moli- se e Abruzzo che ne sono molto distanti (con rispettivamente 39,9 e 44,8)

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