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SE NON CI FOSSE BISOGNEREBBE INVENTARLO

Trerotola strizza l’occhio ai 5Stelle, ma non solo: propala bufale


POTENZA. Il candidato presidente del centrosinistra alle scorse elezioni regionali, Carlo Trerotola in questri due anni e mezzo tra i banchi dell’opposizione ci ha abituato un po a tutto. Le sue esternazioni politiche sono state spesso al centro di numerose polemiche. Probabilmente anche per una sua mancata chiarezza di “posizionamento” all’interno dell’opposizione.

In questi anni lo abbiamo visto tendere la mano al presidente della Regione Basilicata Bardi chiedendo un allragamento di maggioranza per il bene dei lucani, abbiamo assisitito ad un possibile “flart” politico con il collega della Lega Pasquale Cariello, fino a non condividere diverse volte le posizioni dei suoi stessi colleghi di centrosinistra che lo hanno sostenuto alla carica di canidato presidente della coalizione.

Questa volta però Trerotola pare aver trovato la sua dimensione politica. Con tanto di post social il consigliere regionale ha condiviso l’hastang #iostoconconte. Un lungo post sulla sua bacheca social in cui il consigliere lucano condivide le parole del premier del Movimeno 5 Stelle.

Trerotola avrà trovato la sua dimensione politica? Difficile a dirsi, fatto sta che non sarebbe poi tanto strano vederlo appoggiare il movimento dei pentastellati, probabilemnte Trerotola si sarà rispecchiato nelle parole di Conte, soprattutto quando sottolinea di «non essere un politico di professione. La mia professione è un’altra ».

Le stesse parole Trerotola le ha usate più e più volte, non solo in campagna elettorale quando si definiva “fuori luogo” in quell’ambiente ma anche successivamente, soprattutto quando servivano a giustificare qualche fuoriuscita poco chiara. Anche questa volta però oltre al dato politico che certamente fa rumare c’è da segnalare al consigliere Trerotola che il post social che ha tanto condiviso con enfasi all’hastag #iostoconconte in realtà è una bifala. In 16 gennaio scorso, come fanno notare le maggiori testate giornalisto che nazionali, un utente Facebook ha pubblicato su un gruppo un monologo in cui si immedesima nei panni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che parla al Senato.

Un monologo che è stato ripetutamente copiato e incollato su varie piattaforme tanto da indurre anche qualche giornalista di fama nazionale in erorre. Negli ultimi tempi però il falso discorso di Conte ha girato talmente tanto sui social che il povero untente che lo ha postato un certo Rino, che ne è l’autore materiale, è stato costretto ad aggiunre un post scrittum al suo post originale: «P.S.: Sono costretto a precisare che il post è mio e non il discorso del Presidente Conte al Senato, come erroneamente sta circolando. Mi sono solo immedesimato in lui. Mi sembrava una cosa palese perché il post è firmato ma evidentemente mi sbagliavo. Chiedo scusa se non era chiaro».

Diversi profili social hanno così condiviso questo “discorso” probabilmente con lo scopo – a giudicare dai commenti ammirati che ha provocato – di parlare alle pance di quelli che nei confronti di Conte provano stima e rispetto. Il bias di conferma, come sappiamo, colpisce tutti e i fan di Conte non ne sono di certo immuni.

Eppure basta leggere dei punti salienti del post per accorgersi che lo stile è molto diverso da quello a cui ci ha abituato Conte, e viene difficile pensare che mentre riferisce al Senato “il professore” decida di usare un linguaggio poco curato con espressioni come “quegli altri due o tre”, “posso ritornare alle mie cose”, o che faccia riferimento addirittura ai forni crematori e a “sei milioni di motivi” che ci sembrano come minimo poco pertinenti.

Anche cercando su Google le parole del post su Conte diventate virali non si trova nessuna corrispondenza. Eppure se fosse un vero discorso dell’ormai dimissionario Presidente del Consiglio le sue parole sarebbero riportate da agenzie e media.

Anche l’Ansa nell’analisi dell’ultimo discorso di Conte per la fiducia in Senato non cita nessuno dei passaggi riportati nel post diventato virale.

Ancora una volta Trerotola condividendo questo posto ci ha sorpreso due volte: per il suo avvicinamento ai pentastellati e per la mancata affinità con il mondo della comunicazione.


 

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