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POLICORO, ATTACCO AL CLAN MITIDIERI

Inchiesta dell’Antimafia di Potenza su droga, armi ed estorsioni: 24 misure cautelari, 14 in carcere

Armi, traffico di stupefacenti ed altre attività illecite: duro colpo dell’Antimafia di Potenza al sodalizio criminale Mitidieri, per la Procura di tipo mafioso, operante a Policoro e con legami con i clan della ‘ndrangheta e della Sacra corona unita soprattutto in relazione al rifornimento di stupefacenti ed anche al recupero dei crediti: 14 persone in carcere, mentre per 10 il Gip ha disposto l’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. La Polizia di Stato, inoltre, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica del Capoluogo lucano, ha eseguito 29 decreti di perquisizione personale e locale, anche in carcere. L’attività investigativa sul territorio, in particolare, è stata effettuata dalla Sisco e dalla Sezione criminalità organizzata della Squadra Mobile di Potenza e Matera, Commissariato di Policoro, con il suppor- to e la collaborazione degli agenti delle Squadre Mobili di altri capoluoghi d’Italia e dei Reparti Prevenzione Crimine “Basilicata”, “Calabria Centrale” di Vibo Valenda, “Calabria Settentrionale” di Cosenza, “Calabria Meridionale” di Siderno. Le investigazioni della polizia giudiziaria sono state avviate nell’anno 2019 al fine di disvelare l’esistenza e l’operatività di una associazione criminale di dpo mafioso, da tempo dedita alle estorsioni e alla commissione di altri delitti contro il patrimonio e contro la persona attiva sul territorio del Comune di Policoro facente capo alla famiglia “Mitidieri’, strettamente collegata al clan “Scarcia’ di Policoro al ricostituendo clan “D’Elia di Montescaglioso e al clan “MartoranoStefanutti” di Potenza, oltre che alle cosche della ‘ndrangheta calabresi e sodalizi mafiosi pugliesi. Nel medesimo contesto investigativo, inoltre, gli inquirenti ritengono di aver accertato a livello di gravità indiziaria l’esistenza di un’omologa associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, coincidente nella base soggettiva con la prima: entrambe le organizzazioni farebbero capo ai fratelli Vincenzo Mitidieri e Antonio Mitidieri, quest’ultimo nel frattempo deceduto per cause naturali, dedita alla compra- vendita di consistenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo “cocaina, “eroina” ed “hashish’, nonché alla coltivazione, trasformazione e commercio della “marijuana’, con una imponente “piazza di spaccio” gestita sul territorio di Policoro, con un portfolio “clienti” di circa 100 unità. Numerose sono state anche le attività di riscontro effettuate nel corso delle indagini che hanno consentito di pervenire al rinvenimento e sequestro di droga e all’individuazione dei diversi canali di rifornimento delle sostanze stupefacenti, tra i quali è emerso, sempre in fa- se investigativa e quindi sulla base di elementi indiziari da verificare nel contraddittorio delle parti, il defunto “professore Antonio Grieco”, deceduto poiché attinto da colpi di arma da fuoco in agro di Montescaglioso nel mese di maggio 2019, nonché ulteriori e specifici canali di rifornimento atúrati con trafficanti altamurani, quali Davide Cavotta e Giuseppe Moramarco, il materano Eustachio Cristallo, detto “Uccio’, ed infine il pugliese Raffaele Di Cosola. Per come emerso dalle indagini, inoltre, ulteriori canali di rifornimento delle sostanze stupefacenti sono stati attivati anche con soggetti, che sulla base delle indagini svolte, risultano operanti nel quartiere “Japigia” di Bari, «portatisi ripetutamente nella zona del Metapontino per riscuotere le somme di denaro vantate per consegne eseguite anche a credito nei riguardi dell’indagato Nicola Mitidieri, detto “Nico”, classe 1981. Proprio nel corso delle perquisizioni eseguite ieri, trovato un fucile nella disponibilità di Nicola Mitidieri. Nel corso delle indagini, per l’Antimafia di Potenza, sono stati anche accertati e documentati i rapporti di forza e i contrasti sussistenti tra la famiglia “Mitidieri” ed altri gruppi operanti nella fascia Jonico-Metapontina, quali alcuni soggetti legati alla famiglia “Schettino” di Scanzano Jonico e la famiglia “Galdino” di Policoro. In quest’ultimo caso «appare emblematico richiamare il tentativo di omicidio, commesso da Antonio Gialdino nel mese di ottobre 2019 ai danni di Vincenzo Mitidieri, che fu gravemente ferito da alcuni colpi di arma da fuoco unitamente al sodale Mario Lorito, anch’egli destinatario di provvedimento cautelare di custodia cautelare in carcere, a sua volta attinto da un colpo di arma da fuoco esploso dal predetto Antonio Gialldino, vicenda delittuosa già definita a seguito della sentenza della Corte di Cassazione che confermava anche la circostanza aggravante del metodo mafioso». Tra i Mitidieri e i Gialdino i dissidi più pesanti: nessuno dei convolti dalle indagini, però, ne ha fatto riferimento con gli inquirenti. Per il Procuratore distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, Francesco Curcio, e per la Pm antimafia Anna Gloria Piccininni, elemento significativo: come a dire che lo Stato non doveva intromettersi nella regolazione dei conti tra i clan. Inoltre, l’indagine è stata arricchita anche dal contributo delle dichiarazioni etero ed auto accusatorie rese da alcuni collaboratori di giustizia che hanno consentito di consolidare la validità dei raggiunti nonché di acquisire, dall’interno degli stessi ambienti di criminalità organizzata, ulteriori di conoscenza relativamente all’insieme dei fatti delittuosi accaduti anche con specifico riferimento, come nel caso di Giuseppe D’Elia, alle affiliazioni di tipo ndranghetista con le relative doti criminali ricevute negli anni sia da Vincenzo Mitidieri che da Antonio Mitidieri. Lo spaccio non era l’unica attività criminale dei Mitidieri che puntavano anche ad un maggiore controllo del territorio attraverso la conduzione di attività economiche verosimilmente di copertura. Nel corso delle indagini emersi anche allarmanti episodi di intimidazioni per indurre le vittime a non sporgere denuncia. Criminalità ed emancipa- zione femminile: gli inquirenti hanno sottolineato come nel clan, Santina Mitidieri ricoprisse l’importante ruolo di contabile Per l’Antimafia di Potenza si tratta di «un esteso quanto grave ed eterogeneo quadro investigativo, ricostruito sulla base di più “strumenti d’indagine” che hanno di dimostrare in fase cautelare, l’esistenza di una associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, rispetto alla quale venivano accertate specifiche condotte illecite di traffico di stupefacenti, o ancora delitti di porto e detenzione di armi da fuoco il cui disvalore appare indubbiamente accresciuto dalla connotazione associativa del predetto sodalizio, avendo il Gip ritenuto non sufficientemente dimostrata la sussistenza del delitto di associazione mafiosa». Conclusivamente, fatto salvo il principio di presunzione di non colpevolezza, le numerose misure restrittive adottate a valle delle indagini, sulla base di grave indizi di colpevolezza, che dovranno essere vagliati in fase dibattimentale, per gli inquirenti dell’antimafia rap- presentano «un ulteriore tassello della complessiva azione di contrasto alla criminalità organizzata lucana, che la Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, grazie all’encomiabile apporto delle forze di polizia, sta conducendo su di un territorio, in cui la presenza della criminalità organizzata rappresenta una realtà che investe, in egual misura, le province di Potenza e Matera: tutto ciò, se da una parte impone che, ad ogni livello, non si indugi ancora in pericolose sottovalutazioni del fenomeno, dall’altra, ha reso e rende costante, su questo importantissimo fronte, l’impegno, quotidiano, professionale e delle Forze di Polizia e della Magistratura lucane».

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