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IL «SISTEMA» SALINARDI: IL NIPOTE FAMULARO NON SEGUE LO ZIO ANGELO E RISPONDE AL GIP

Arresti Ruoti, torna in libertà il funzionario della Regione Lavano: per lui l’obbligo di firma


Dalla Struttura di coordinamento informazione, comunicazione ed eventi del Consiglio regionale della Basilicata, dove in passato Luigi Scaglione ha ricoperto il ruolo di coordinatore, all’“hobby” extra-time per le bonifiche di “cimici”: per Giuseppe Antonio Lavano il Gip di Potenza, Antonello Amodeo, ha revocato la misura cautelare degli arresti domiciliari sostituendola con l’obbligo di firma.

Cominciati nella giornata di venerdì scorso, sono proseguiti ieri gli interrogatori di garanzia dei 16 indagati nell’ambito dell’inchiesta sul «sistema » Salinardi (difeso dal Prof Cimadomo e dall’avvocato Chirìaco) nei confronti dei quali il Gip aveva disposto gli arresti domiciliari. Sostanzialmente invariato il quadro delle misure cautelari, da ricordare, però, che per il Vigile urbano Marianna Di Maio e per Rosario De Carlo, «altro uomo di fiducia di Angelo Salinardi», lo stesso Gip ha disposto l’attenuazione della misura cautelare cambiandola nel divieto di dimora a Ruoti.

Lavano, per l’accusa, è coinvolto nella vicenda del favoreggiamento personale in concorso che ha tra i protagonisti anche il Brigadiere capo in servizio presso il Comando Carabinieri Legione Basilicata, Davide Malatesta. Con posizioni differenti, proprio Malatesta e Lavano sono i due estremi del tentativo di eludere le investigazioni partito, come da emergenze investigative, dalla rivelazione di Malatesta alla nipote dell’ex sindaco di Ruoti, Giuseppina Salinardi, di dichiarazioni rese presso la Questura di Potenza e coperte da segreto istruttorio. Malatesta, inoltre, nella circostanza paventò a Salinardi anche la concreta possibilità che lo «zio potesse essere intercettato ».

Questo il via dell’“operazione” bonifica condotta, secondo l’accusa, da Angelo Salinardi, Gerardo Scavone detto “Taormina” e Luigi Scaglione. Così, nel luglio del 2020, nel garage di proprietà di Scaglione, la prima bonifica da parte di Lavano, oggetto la Panda di Angelo Salinardi, ed effettuata attraverso un apparato scanner: esito positivo, “cimice” ritrovata, ma non disattivata.

Lavano, «esecutore materiale delle operazioni», nell’informare che non era la prima volta che eseguiva bonifiche all’interno di autovetture e di uffici, suggerì «di evitare di parlare al telefono» per eludere eventuali intercettazioni telefoniche e spiegando che «se poco poco tu vai a mettere le mani sopra immediatamente il giorno dopo ne trovi un altro, perché dai nell’occhio», consigliò di ripetere a distanza di alcuni giorni la bonifica.

Salinardi, in un’altra intercettazione lo si sente dire di avere pagato per la bonifica l00 euro per la bonifica, «l’ho pagato 100 euro», concordò successivamente di estendere l’attività di ricerca della «lampadina», la microspia, anche agli uffici. Così Lavano, «sempre su richiesta dello Scaglione », eseguì la bonifica all’interno della “Logistica Meridionale Srl”, società riconducibile al Salinardi, ma con esito negativo benché presso la ditta fossero ancora in corso attività tecniche autorizzate dall’Autorità giudiziaria.

I due volti dell’inchiesta sul «sistema Salinardi » sono la politica e l’imprenditoria. Non solo la «macchina del fango » con persecuzioni e calunnie come quelle nei confronti dell’attuale sindaco di Ruoti, Anna Maria Scalise, e dell’assessore comunale Franco Gentilesca, ma anche, con riferimento all’indotto Stellantis, il «continuo, reiterato ed insistente pagamento di mazzette, denaro ed altri benefits», da parte di Salinardi, per ottenere in cambio plurime aggiudicazioni in sub-appalto, commesse e assegnazione di lavori.

Ha risposto alle domande del Gip anche il nipote di Angelo Salinardi, che, invece, ha fatto scena muta all’interrogatorio di garanzia, Rosario Famularo, indagato in qualità di responsabile dell’area tecnica del comune di Ruoti. Il suo avvocato difensore, Paolo Lorusso, ha chiesto per lui la revoca secca degli arresti domiciliari e pertanto il ritorno in libertà senza restrizione alcuna.

Il Pubblico ministero Borriello ha espresso parere favorevole, ma soltanto sull’affievolimento della misura cautelare. Ad ogni modo, ieri, il Gip si è riservato sulla decisione. Per le difese, il prossimo scontro con l’accusa sugli arresti domiciliari, sarà già la prossima settimana al Riesame


 

Ferdinando Moliterni

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