Le Cronache Lucane
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LA SCELTA DEL GOVERNO SU NUOVE TRIVELLE ACCENDE LE POLEMICHE: «ESTRAZIONI RADDOPPIATE IN BASILICATA»

Digilio, coordinatore regionale Europa Verde: «Una tempesta perfetta che contrbuirà alla decrescita economica e sociale della nostra regione»


Montecitorio approva la modifica degli articoli in materia di tutela ambientale, ma immediatamente dopo traccia la mappa dei giacimenti nel sottosuolo italiano


La tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni, è da oggi contrassegnato, nero su bianco, tra i principi fondamentali della nostra Costituzione.

Di fatto, dopo anni di discussioni parlamentari, l’aula di Montecitorio ha definitivamente approvato, con 468 voti a favore, un contrario e sei astenuti, la proposta di legge che modifica due commi degli articoli costituzionali, il 9 e 41, in merito alla tutela dell’ambiente, le biodiversità, gli animali e gli ecosistemi.

Ciononostante il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, immediatamente dopo il voto parlamentare ha firmato il decreto con cui si traccia la mappa dei giacimenti nel sottosuolo italiano.

Una cartina attraverso cui si segnalano i luoghi dove si potranno avviare ricerca e coltivazione di idrocarburi, superando la moratoria del 2019. Anche il precedente governo Conte aveva individuato i giacimenti di gas,vincolando però la ricerca di idrocarburi con regole molto più rigide per la difesa dell’ambiente e la protezione di aree naturali.

Rispetto al recente passato, in materia di Pitesai (questo il nome della mappa pubblicata dal ministero della Transizione ecologica che, in più di 200 pagine, individua i punti del territorio nazionale in cui sarà possibile avviare la ricerca e la coltivazione di idrocarburi) l’approccio del ministro Cingolani sembra essere più in chiave produttiva, tanto da ricevere un plauso da Confindustria, che ambientale come quello inteso dell’ex ministro Costa, maggiormente mirato alla tutela dell’ambiente.

Cingolani aggiunge tre miliardi di metri cubi all’anno ai tre già autorizzati, pensando ad un raddoppio di estrazione di metano dai giacimenti già attivi. Nel provvedimento, il ministro della transizione ecologica, «per indorare la pillola, sottolinea come nel 2020 la produzione di gas naturale sia calata dell’11% rispetto all’anno precedente. Omette, però, di sottolineare come ci sia stato un incremento della produzione di olio greggio di circa 30%»: queste le parole a commento del provvedimento da parte di Giuseppe Digilio, Coordinatore Regionale di Europa Verde Basilicata. «Benché fossero interessate esclusivamente le richieste di concessione arrivate dopo il 2010 – prosegue nella nota Digilio – la maggior parte di queste riguardano Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto».

A queste si aggiungerebbero una cinquantina di permessi di nuova ricerca per quasi 12mila chilometri quadrati di territorio in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Molise e Puglia.

Altri permessi di ricerca per 14mila chilometri quadrati potrebbero coinvolgere Piemonte, Sicilia, Veneto e Marche. Per l’area marina invece si parla di una percentuale dell’11,5% delle zone aperte, e cioè quelle dove è concessa la ricerca e la coltivazione di idrocarburi. Il coordinatore regionale ha peraltro puntualizzato: «La Regione Basilicata sarà dunque interessata da un raddoppio di estrazioni.

Raddoppio che si sommerà alla produzione derivante dalle concessione di estrazione al largo delle coste joniche. Una condizione per altro auspicata dal governo di centrodestra con il piano strategico regionale presentato dal governatore Bardi alla stampa romana. Una vera e propria cessione di territorio a “garanzia del fabbisogno nazionale”, perpetrata sopra le nostre teste, in spregio della salute e dell’ambiente ».

Guardando alle modifiche introdotte ha poi osservato: «Una tempesta perfetta che contribuirà alla decrescita economica e sociale della nostra regione, producendo sempre maggior desertificazione e abbandono delle aree interne da parte dei cittadini, fino al completo suo svuotamento ». A nulla sono valsi gli appelli a implementare gli investimenti nei settori strategici chiave per la comunità lucana, come l’agro alimentare, il turismo e la cultura.

Sembra che per Digilio «il profitto idealizzato da Cingolani con il suo provvedimento sia anteposto all’ambiente e alla salute pubblica». Eppure la strada delle rinnovabili tracciata dagli esperti di tutto il mondo potrebbe risolvere non pochi problemi, specie alla luce dell’attuale situazione di aumenti energetici. «Si continua a spingere sul fossile ignorando completamente la possibilità di investire su fonti rinnovabili – conclude nella nota Digilio – nonostante fosse l’unica strada per ridurre considerevolmente costi e inquinamento. Non osiamo chiedere a chi giova tutto ciò, ma di certo non ai cittadini e all’ambiente»


 

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