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ROMANIELLO NON CI STA E ATTACCA: «PACE, LA POLITICA SIA IMPARZIALE»

di Clemente Carlucci FILIANO. Sta facendo scalpore l’inchiesta del “Roma” sull’affaire Lucani nel mondo che chiama direttamente in causa il

di Clemente Carlucci

Giannino Romaniello

FILIANO. Sta facendo scalpore l’inchiesta del “Roma” sull’affaire Lucani nel mondo che chiama direttamente in causa il consigliere regionale Aurelio Pace in quanto presidente della Commissione dei corregionali residenti all’estero.
A ciò va aggiunto che l’esito elettorale delle recenti politiche fa sempre discutere, soprattutto in riferimento a quanto è accaduto in casa Pd e di conseguenza pure a livello di sinistra nella sua globalità. Dopo la “batosta” segnali di distensione per Pd e gruppo di Liberi e Uguali. E mentre a Roma ci sono segnali meno polemici da parte di esponenti di rilievo della stessa sinistra, iniziando dal deputato lucano rieletto (ma non qui da noi) Roberto Speranza, nella nostra regione c’è il consigliere regionale dello stesso gruppo politico guidato da Pietro Grasso, Giannino Romaniello, a far sentire la sua voce, anche in riferimento alle tante polemiche insorte a proposito dell’annunciata manifestazione di Filiano per l’assemblea annuale per i lucani nel mondo.

“Il 4 marzo pare non abbia insegnato nulla alla maggioranza che governa la Regione Basilicata. Oppure la forte batosta non li ha fatti ancora riprendere. Infatti, quanto evidenziato in questi giorni sulla stampa locale sull’entità delle spese per lo svolgimento dell’assemblea annuale, ma in particolare sul luogo dove tenere l’assemblea annuale dei lucani nel mondo”, dice Romaniello.
Perché “Evidenzia – dice – una scarsa capacità di chi svolge una funzione pubblica a comprendere che, in una fase difficile e di scarsa credibilità delle istituzioni che sta vivendo il paese e la nostra regione bisogna dare segnali di forte imparzialità e di sobrietà nelle scelte. Filiano, come tutti i Comuni della Basilicata, ha titoli e pari diritto ad ospitare i rappresentanti dei lucani nel mondo. Guai se non fosse cosi”.
Riferimento molto polemico nei confronti del consigliere regionale Aurelio Pace, evidentemente. “Questo non può avvenire proprio quando il presidente della commissione è di Filiano, e per giunta a pochi mesi dalle elezioni regionali – fa notare Romaniello -. Tant’è che, in questo caso, il diritto di una comunità ad ospitare concittadini che vivono nel mondo viene letto come un’occasione con finalità elettorali da parte dei cittadini”.
Solo Pace nel mirino? Romaniello aggiunge dell’altro. “Lo stesso dicasi per quanto riguarda la premiazione dei lucani insigni che quest’anno si terrà a Venosa, scelta anche questa che potrebbe essere letta in chiave elettoralistica stante la presenza in quella città di tre autorevoli rappresentanti (ndr, Castelgrande, Mollica e Leggieri) in Consiglio regionale, di cui due con autorevoli funzioni istituzionali, precisa il consigliere di Liberi e Uguali di Basilicata.
Ed allora? “Il discorso è chiaro – conclude -. Se si vuole evitare che continui lo scollamento tra istituzioni e cittadini, bisogna proprio che la politica sia più sobria, assuma comportamenti che non facciano minimamente pensare ai cittadini che tutto quanto si fa, ha la principale finalità di costruire il proprio consenso, piuttosto che amministrare e svolgere la funzione con diligenza, imparzialità e in primo luogo nell’interesse della intera collettività”.

 

DAI PERNOTTAMENTI AI QUADRI PER I LUCANI INSIGNI: NON MANCA NULLA

POTENZA. Sono vari gli elementi emersi in seguito all’inchiesta del “Roma” che evidenziano i chiaroscuri della vicenda Lucani nel mondo. Il dato di partenza è che un anno dopo la sua nomina a presidente della Commissione lucani nel mondo, Aurelio Pace ha scelto, in autonomia e senza dare motivazioni, il suo paese natìo, Filiano, come sede della riunione annuale dei lucani nel mondo 2018. La reunion avrà luogo nei giorni che vanno dal 24 al 28 marzo prossimo. Non sono noti, pertanto, i criteri utilizzati per l’individuazione di Filiano come gran location dell’evento che ospiterà. Si sa, invece, il presidente dei corregionali sparsi per il globo, in quel paese c’è nato e ci vive anche in contrada Dragonetti. Sono tanti gli ospeti che raggiungeranno la Basilicata per il grande evento finanziato con i soldi pubblici. Una settantina di loro pernotteranno e mangeranno qui a spese dei contribuenti per tre giorni. Solo per questa voce di spesa i costi ammontano a circa trentamila euro. Non è tutto, c’è dell’altro. 
Perché, sempre per motivi ignoti, Pace è riuscito a prendere due piccioni con una fava. Nel senso che quest’anno, in via del tutto eccezionale, all’evento della riunione annuale dei lucani nel mondo, di cui il consigliere regionale in ragione dei poteri del suo Ufficio ha deciso dove andasse fatta, si unisce un’altra iniziativa, anch’essa finanziata con soldi dei contribuenti. La tre giorni come se non bastasse,
ospiterà anche l’evento relativo alla premiazione dei “Lucani insigni”. In ragione di ciò i costi hanno subito un innalzamento. Dalla copiosa documentazione che il “Roma” ha potuto visionare in esclusiva, ammontano a circa 50 mila euro o giu dì lì. Nella determina che ha fatto slittare la data dei Lucani insigni si legge che «per sopraggiunte decisioni legate a scelte di carattere istituzionale, la data della Cerimonia di premiazione dei lucani Insigni per l’anno 2017, fissata per il 25 gennaio 2018, presumibilmente slitterà al 25 marzo 2018». Nulla di più. Pace avrà pensato bene di fare le cose in grande nelle sua Filiano a pochi mesi dal grande appuntamento delle elezioni regionali che con molta probabilità lo rivedrà candidato. E lo ha fatto senza neanche motivare o condividere le scelte.
Per di più è prevista la spesa di altri 11 mila euro circa per premi e “pensierini”. In tutto saranno 8 i “doni” da consegnare: 5 come premi e 3 come onorificenze. Seppur, meritati e legittimi, ai lucani insigni saranno consegnati, per un spesa di 1 e 500 euro a testa, 8 dipinti, 5 da 100 per 100 centimetri e 3 da 50 per 50 centimetri. Tutti realizzati dall’artista Maria Ditaranto.
Nelle determina dell’Ufficio di presidenza che decide di commissionare l’opera si legge testualmente che essa sarà: «rappresentativa dell’Umanità». Soldi pubblici spesi in base a una sorta di affidamento diretto e perché, a detta del committente, rappresentano l’umanità.

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