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PESCOPAGANO,SI RINNOVA IL RITO DELLA “PASSATA”

“Eccezionalmente l’11 agosto si ripeterà, per l’anno del Turismo delle radici e l’adunata dei pescopaganesi”

Si è rinnovato a Pescopagano, il rito della “Passata dei neonati sotto l’arco di rovo”, a cura del Gruppo Pescopagano Eventi.
Nella solennità dell’Annunciazione, i bambini vengono appunto “passati sotto l’arco di rovi”. Quest’anno, 3 i
maschietti a varcare l’arco: Diego, Gennaro e Nicola.

    Importante la partecipazione degli studenti, con la lettura della storia di questo antichissimo rito, molto sentito a Pescopagano, che ha ricevuto anche “un contributo dall’Amministrazione comunale concretizzatosi nella presenza di sbandieratori -spiegano gli organizzatori- Lo stesso evento quest’anno sarà riproposto in via del tutto eccezionale, l’11 agosto, in occasione dell’anno del Turismo delle radici 2024 e della prima adunata dei pescopaganesi nel mondo, per consentire ai nostri emigranti, ma anche ai turisti che vengono a Pescopagano in estate, di poter assistere, per la prima volta, ed uno degli eventi più sentiti dalla comunità”. 

Lo scopo del rito, come si evince da alcune ricerche storiche, sarebbe quello di preservare il bambino dall’ernia infantile ecco, perché, vengono “passati” solo i piccoli di sesso maschile, e rientra nei riti propiziatori eseguiti al cambio di stagione per assicurare la virilità e fertilità degli uomini.

L’evento cade sempre nel giorno in cui la Vergine Maria ricevette l’annuncio del concepimento verginale e della nascita di Gesù.

Cittadini e scolaresche hanno potuto assistere all’ancestrale rito agreste, del quale si trova testimonianza anche negli scritti di Catone.

L’antico rito prevede che, mentre due persone mantengono divaricata l’apertura dell’arco, quelli che vengono indicati come i “compari” ricevano dalle mani della madre il bimbo per fargli compiere tre cerchi al di sopra e dentro l’arco del rovo, secondo la valenza del numero dispari.

Terminato il rito i bambini vengono avvolti in una coperta e portati nella chiesa dell’Annunziata per essere rivestiti ai piedi dell’altare, allo scopo di mettere il bambino sotto la protezione dell’Annunziata perché sentita particolarmente protettiva nei confronti dei bambini nel giorno d’inizio della sua maternità.

Il rovo viene poi richiuso e rivestito con del muschio per evitarne il disseccamento, così da tornare a germogliare in nome di una connessione ancestrale tra la salute del bambino e la vitalità dell’arbusto.

“Questo rito ricorda la gestualità del parto, il bimbo passa infatti attraverso un arco proprio come il momento della sua nascita, anche per la posizione che assume durante le tre uscite. L’ultimo dei personaggi a riceverlo nelle mani sarà il suo compare della spina è avrà il dovere negli anni futuri di garantirgli presenza e assistenza. Ogni bambino viene passato attraverso un ramo scelto precedentemente dai compari appositamente per lui.

Questa tipologia terapeutica appartiene  nella storia tradizionale  a tutta l’Europa  il rito di Pescopagano è soltanto un aspetto di un rito ampiamente diffuso fino alla fine del secolo scorso dall’ Inghilterra alla Spagna e dal Portogallo all’Armenia. Forse una delle testimonianze più remote si trova in un testo latino di Catone, egli indica proprio questa tecnica nel corso della quale un bambino Romano, 2000 anni fa, veniva fatto passare attraverso l’arco di rovo affinché potesse guarire.

Ma ci sarebbero persino più antiche memorie, 4000 anni fa, un dimenticato testo ricostruirebbe la stessa cerimonia:  si costruiva un arco di canna e attraverso di esso  si faceva passare un adulto effeminato e la terapia  magica consentiva che superasse la sua situazione ambigua realizzando una completa maschilità. Tutto si spiega nella visione del mondo proprio della civiltà contadina, il rischio dell’ernia e dunque pericolo di impotenza in gruppi umani che attribuiscono enorme importanza alla produzione e riproduzione della forza lavoro, una società senza figli è una società senza speranza”.

Pescopagano rinnova dunque con animo fervente, un rito che si tramanda da secoli, e che oggi coinvolge anche le giovani generazioni, i visitatori e i Pescopaganesi emigrati o nati all’estero, che non hanno mai potuto assistervi o che hanno vaghi ricordi da bambini.

 

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