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DALL’8 MARZO LA NASCITA DI COMITATI COMUNALI: “LE PIAZZE DELLE DONNE”

L’appuntamento con una ricerca dialogica su Comunità cariche di “risorse”

Nella festività della donna che si celebra tra mimose e scambi di auguri, di promesse e di celebrazioni spesso retoriche – se alle parole non seguono i fatti – vogliamo dedicare questa puntata a tutte quelle donne invisibili della nostra regione. A quelle donne del passato e a quelle che incontriamo tutti i giorni, a chi non trova lavoro, a chi è pienamente realizzata nel suo silenzio, a chi si prende cura della propria famiglia e casa, a quelle maltrattate e a quelle che fanno fatica a conciliare lavoro e impegni, a quelle separate e sole, a quelle ammalate e scomparse, a quelle abbandonate ad un destino amaro, e l’elenco continua. Voglio in particolare richiamare le donne che lavorano la terra, le donne del mondo agricolo, quel- le di una volta ma anche le tante di oggi che abbiamo visto protagoniste con i loro compagni nella rivolta dei trattori. Scelgo le mani a rappresentarle, simbolo «di quell’azione e quel movimento libero e carico di scelte. L’affondo delle mani nell’impasto del pane, le mani alle prese del piccolo vitello appena uscito dal ventre della madre. Mani pronte a potare le viti secche e sterili, e a raccogliere i frutti. Pronta a zappare la terra per seminare il grano e piantare la futura manna (…) Mani pronte per andare al mercato a vendere e a comprare…», un passaggio tratto da una recente pubblicazione fatta a quattro mani con Cristina Bonabitacola “Essere movimento” (ed. Tabula Fati) dove descrivo il volto dell’anima di tutte le donne che abbiamo incontrato: l’autodeterminazione, quel tratto che le accomuna. Quello che dobbiamo imparare dalle donne è di partorire figlie e figli capaci di autodeterminarsi perchè «è solo nella scelta che si esperisce la piena autonomia e libertà. Solo così viene liberato il proprio e unico movimento dell’anima». Tornando alle tante che lavorano la terra, attraverso loro richiamiamo la Basilicata arcaica, quella madre terra (oggi da definire nei suoi tratti deturpati), divinità a cui chiedere e implorare, ringraziare e lodare. Penso su tutte al culto di Demetra molto presente nelle nostre comunità, attestazione che viene dalle documentazioni archeologiche. Demetra è la dea protettrice dell’agricoltura e di tutti i frutti della terra e dei raccolti, attraverso il suo mito abbiamo imparato il ciclo delle stagioni, come il ciclo della vita. Solo qualche accenno e non completo. Il santuario di Chiaromonte, attesta questo culto molto sentito alla divinità femminile, perché legato alla “vita e alla fertilità”. Devozione attestata a Rossano di Vaglio e San Chirico nuovo, Alianello, Ferrandina, Tursi e Guardia Perticara. Anche a Sant’Arcangelo la testimonianza di questo culto, come pure ad Armento, ma Demetra la scopriamo raffigurata sulle monete di Metaponto. Demetra scende sulla terra tra gli uomini per far conoscere la coltivazione del grano. Un’evoluzione che porta alla venerazione della Madonna del grano. Si pensi alla festa del grano in onore della Madonna del Piano di Episcopia. I raccolti del grano in onore della madonna del Carmelo di Viggianello. La festa del grano a San Paolo Albanese. E che dire poi di Teana con il rito delle “gregne”. Solo un accenno e nel richiamare questi comuni vi invito a ripensare e a ricordare tutte quelle donne che hanno dato l’impronta, pur se invisibile, all’intera comunità. Di qui rinnovo il mio appello ai sindaci dei comuni lucani, ad istituire un comitato “Le piazze delle donne” per dare spazio anche ad una toponomastica femminile (ne abbiamo parlato su queste pagine in alcune puntate precedenti). In tutti i comuni una piazza dedicata ad una donna del posto, non solo vie, ma la piazza perché richiama quell’agorà della polis greca, dove si dialogava e dove si svolgeva sia la vita po- litica che commerciale, e proprio perché alle donne era proibita questa attività, per dare un segno di svolta, e di autentica “festa delle donne”, che propongo un segno tangibile di questa svolta culturale. Magari arrivare ad avere una donna Presidente della Regione.

Di Maria De Carlo

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