AttualitàBlog

C’È CHI LO CHIAMA PRESUNTO DOSSIERAGGIO MA COSA SAPPIAMO REALMENTE DOPO AUDIZIONE IN COMMISSIONE PARLAMENTARE?

GIOVANNI MELILLO “La gravità dei fatti in corso è estrema”

È GIUSTO INFORMARE 
Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo con la presidente della commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo, durante líaudizione in merito all’inchiesta di Perugia, Roma, 06 marzo 2024.

REPORT DALLA STAMPA NAZIONALE

C’È CHI LO CHIAMA PRESUNTO DOSSIERAGGIO MA COSA SAPPIAMO REALMENTE DOPO AUDIZIONE IN COMMISSIONE PARLAMENTARE?

Il procuratore nazionale Antimafia e il capo della Procura titolare dell’inchiesta in audizione in Commissione parlamentare Antimafia il 6 e 7 marzo

Poi al Csm e al Copasir.

Nelle prossime ore si deciderà sulle date delle audizioni

L’inchiesta sul dossieraggio a politici e vip condotta dalla procura di Perugia va avanti e, di pari passo, crescono le reazioni del mondo politico.

Dossieraggio: il mercato degli spioni nei database senza difese

L’ombra dei file cancellati sullo smartphone del finanziere, al centro dell’inchiesta sullo spionaggio dei vip

I pm di Perugia sospettano che Pasquale Striano abbia eliminato file e contatti dopo il primo interrogatorio

I procuratori Cantone e Melillo chiedono di essere ascoltati dal Copasir e dal Csm

Non ci stanno a passare come carnefici della libertà di stampa e cacciatori delle fonti dei giornalisti. I procuratori Raffaele Cantone e Giovanni Melillo che stanno lavorando all’inchiesta sul presunto spionaggio di politici e vip a opera del finanziere Pasquale Striano e del pm antimafia Antonio Laudati, dove tra gli indagati figurano anche i cinque cronisti

Il procuratore antimafia Giovanni Melillo:

«Il finanziere Striano non ha agito da solo. Le nostre banche dati troppo vulnerabili, anche io vittima di dossieraggio»

Giovanni Melillo, Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, durante il convegno ”Violenza della rete, violenza nella rete” presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto, Roma, 30 gennaio 2024. ANSA/ETTORE FERRARI

Tutto il centrodestra attendeva le parole di Giovanni Melillo, il magistrato a capo della Procura nazionale antimafia all’interno della quale è esploso lo scandalo dossieraggio

Il governo vuole sapere se «c’è un regista» e «un disegno generale» dietro alle migliaia di informazioni che avrebbe raccolto illegalmente il finanziere Pasquale Striano, alcune delle quali finite sui giornali.

E Melillo, parlando di fronte alla commissione parlamentare Antimafia, deve ammettere che i «fatti estremamente gravi» emersi finora

«paiono difficilmente compatibili con la logica della deviazione individuale»

Ci sono «molti elementi – prosegue quindi Melillo – che confliggono con l’idea di un’azione concepita e organizzata da un singolo ufficiale ipoteticamente infedele»

Insomma, Striano, con ogni probabilità, non avrebbe agito da solo

La possibilità che questa sia solo la punta dell’iceberg e che ci fosse un sistema capace di penetrare all’interno della procura Antimafia, non è l’unico elemento di preoccupazione.

La mole di informazioni, infatti, suggerisce che possa esserci «una sorta di mercato parallelo delle informazioni riservate»

spiega il capo della Procura nazionale antimafia.

Si deve ancora capire se questo mercato fosse

«regolato da casualità e da un numero infinito di attori non collegati tra loro, oppure se ci sono logiche più sofisticate e ampie»

Diventa dunque fondamentale, per l’inchiesta che sta portando avanti la procura di Perugia diretta da Raffaele Cantone,

«comprendere la figura e il sistema di relazioni di Striano»

E ancora, un ulteriore allarme: la possibilità di accedere a quelle informazioni è evidentemente

«frutto della debolezza dei sistemi digitali che le contengono»

I numerosi accessi abusivi riscontrati, sottolinea il procuratore, sono equiparabili a «un’“attacco informatico”. Una vera e propria minaccia interna». I dati che avrebbe raccolto Striano non erano però stati «esfiltrati solo dalla nostra banca-dati, che è ben lontana dall’essere un buco nero, ma anche da altri sistemi, come il “Serpico” dell’Agenzia delle Entrate, che serve a controllare i redditi, e il “Siva”, che serve a controllare operazioni finanziarie anomale»

Melillo vuole rendere chiaro che la sua procura non è «un colabrodo», ma è evidente

«l’assoluta necessità di un innalzamento dei sistemi di prevenzione e resilienza dagli attacchi informatici»

Specie in un momento delicato della vita democratica del Paese come quello che precede le elezioni Europee.

Dossieraggio, indagato Gravina. I legali: “Chiarita la sua posizione”

Il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo in Commissione:

“La gravità dei fatti è estrema. Credo che le azioni di Striano non siano individuali. Ho chiesto di essere ascoltato affinché vengano colti i fatti e i problemi e per allontanare il pericolo di disinformazione, speculazione e letture strumentali di vicende che riguardano delicate funzioni statuali”. Il presidente della Figc è stato iscritto nel registro degli indagati dai pm di Roma con l’accusa di autoriciclaggi

È iniziata con queste parole l’audizione alla Commissione Antimafia del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, in merito all’inchiesta di Perugia relativa ai presunti dossieraggi:

“La nostra richiesta di essere auditi nasce da un semplice, sincero spirito di collaborazione istituzionale che crediamo sia doveroso”

ha aggiunto :

“La gravità dei fatti in corso è estrema. Bisogna sottolineare la complessità estrema della corretta e rigorosa gestione delle banche dati dove confluiscono quelle e altre non meno delicate informazioni al fine della repressione dei reati”

Nei giorni scorsi era stato lui stesso a chiedere di essere sentito, così come il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, che sarà ascoltato invece questa mattina alle ore 10

Entrambi saranno poi sentiti anche al Copasir, Melillo alle ore 12.30 e Cantone alle ore 14.30

Intanto il presidente della Figc, Gabriele Gravina, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di autoriciclaggio dai pm di Roma nell’inchiesta aperta nei giorni scorsi. Gravina è stato indagato a sua tutela: il presidente della Figc, così facendo, è stato ascoltato alla presenza dei suoi legali e ha potuto chiarire la sua posizione. 

Melillo: “Polemiche scomposte per incrinare immagine Antimafia”

“Ho chiesto di essere ascoltato affinché vengano colti i fatti e i problemi e per allontanare il pericolo di disinformazione, di speculazione e di letture strumentali di vicende che riguardano delicate funzioni statuali – ha detto Melillo – Per tacere delle punte di scomposta polemica che sembrano mirare non ad analizzare la realtà e a contribuire alla sua comprensione e all’avanzamento degli equilibri del sistema ma ad incrinare l’immagine dell’ufficio e a delegittimare l’idea di istituzioni neutrali come la Procura nazionale antimafia e magari anche la Banca d’Italia”.

Melillo: “La nostra banca dati non è un buco nero”

“Potrà essere interessante rilevare – ha proseguito Melillo – che nella nostra banca dati, ben lontana dall’essere un mostro nero, si ritrova una ridotto numero delle Sos (segnalazioni di operazioni sospette) generate nel sistema finanziario e trasmesse dall’unità di informazione finanziaria”.

Melillo: “Valutare adeguatezza strumenti per tutela segreto”

Melillo ha poi aggiunto: “La consapevolezza della serietà estrema dei rischi che gravano sull’immagine di trasparenza, correttezza e affidabilità di tutte le istituzioni che gestiscono informazioni riservate, credo potrà utilmente contribuire a valutare l’adeguatezza degli attuali strumenti legislativi tecnologici e gli assetti della pubblica amministrazione necessari per assicurare la tutela del segreto d’ufficio e investigativo, ma anche la protezione di persone coinvolte dall’eventuale uso abusivo di quelle informazioni e di ogni altro patrimonio informativo, ma anche a tutelare la sicurezza della Repubblica”.

Melillo: “Esiti sconfortanti da ispezione sicurezza sistemi”

Nel luglio del 2022 Melillo spiega di aver avviato “un’attività di ispezione supervisionata da ispettori” con “stress test” che hanno messo in evidenza “preoccupanti vulnerabilità del sistema Ares e della banca dati” ed ha avuto “esiti sconfortanti”. È stata rilevata “una profonda difficoltà, con deficit cognitivo dell’intera struttura” una sorta di “subalternità cognitiva della struttura”. Inoltre “l’ispezione ministeriale ha rilevato diverse vulnerabilità in grado di compromettere l’integrità, la confidenzialità e la disponibilità dei dati trattati”. Prima “un solo magistrato” era addetto al servizio Sos mentre “oggi quattro magistrati partecipano alla gestione del servizio Sos”, ha specificato Melillo, il quale ha anche spiegato di aver compiuto “un profondo rinnovamento dei quadri di polizia giudiziaria addetti al servizio Sos, non perché sospettassi ma per introdurre principi di rotazione per determinate funzioni. E c’era gente che la svolgeva da 20 anni”.

Melillo: “C’è mercato parallelo di informazioni riservate”

“C’è un mercato parallelo di informazioni riservate”, ha detto Melillo, la questione è capire se “è regolato da casualità, frutto magari solo della debolezza dei sistemi digitali che le contengono, o se ci sono logiche più sofisticate e ampie”. Poi ha ricordato che i tribunali “sono discretamente affollati di procedimenti per accessi abusivi”. In un altro passaggio Melillo ha aggiunto: “mille altre indagini si sono concluse con l’acquisita prova del singolo accesso abusivo e la richiesta di giudizio del singolo ufficiale di polizia giudiziaria”.

Melillo: “Credo che azioni di Striano non siano individuali”

Le condotte di Striano, ha detto Melillo, “mi paiono difficilmente compatibili con la logica della deviazione individuale. Credo ci siano molti elementi che confliggano con l’idea di un’azione concepita e organizzata da un singolo ufficiale ipoteticamente infedele. Uno dei punti centrali della procura di Perugia sarà comprendere la figura e il sistema di relazioni di Striano”

È “una mia personale valutazione. Ma – ha aggiunto – ho una discreta esperienza anche come vittima di autentici dossieraggi abusivi come quelli ritrovati negli archivi paralleli della sede Sismi affidati a Pio Pompa nel 2006” 

Cosa sono le SOS, le segnalazioni di operazioni sospette?

Una segnalazione di operazione sospetta, nota anche con l’acronimo SOS, è una segnalazione, fatta da un professionista relativamente a qualsiasi attività, compiuta o tentata dal cliente, che appare finalizzata al compimento di operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo.

Alla base della segnalazione, vi è una anomalia, ovvero un comportamento che si giudica anomalo rispetto al profilo economico e finanziario del cliente. Se l’anomalia, al riscontro, non è giustificata da ragioni (supportate da documenti), si procede alla segnalazione all’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia. Attenzione: le SOS non violano gli obblighi di segretezza e, nel rispetto degli obblighi di legge, non comporta responsabilità di alcun tipo.

L’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia (UIF) è stata istituita presso la Banca d’Italia. La UIF, nel sistema di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, è l’autorità incaricata di acquisire i flussi finanziari e le informazioni riguardanti ipotesi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo principalmente attraverso le segnalazioni di operazioni sospette trasmesse da intermediari finanziari, professionisti e altri operatori.

La UIF si occupa di effettuare l’analisi finanziaria delle suddette informazioni, utilizzando l’insieme delle fonti e dei poteri di cui dispone, e valuta la rilevanza ai fini della trasmissione agli organi investigativi e della collaborazione con l’autorità giudiziaria, per l’eventuale sviluppo dell’azione di repressione.

L’Unità opera anche a livello internazionale. Infatti, partecipa alla rete mondiale delle FIU per scambi informativi essenziali a fronteggiare la dimensione transnazionale del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo.

La base normativa sulla quale poggiano le SOS  è la sezione II, capo III del decreto legislativo 231/2007, articoli da 35 a 48.

E sono proprio le SOS lo strumento utilizzato per accedere, in modo non giustificato, ai dati personali di volti noti della politica, così come emerge da Killeropoli, l’inchiesta in corso a Perugia, nata da una denuncia del Ministro della Difesa Guido Crosetto, presa in carico direttamente da Raffaele Cantone, per la sua delicatezza.

Melillo: “Sos strumento fondamentale, uso deve essere rigoroso”

Secondo Melillo “le Sos sono strumenti essenziali contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo. E inoltre sono uno strumento fondamentale anche per l’esercizio delle funzioni di impulso e coordinamento investigativo del mio ufficio. Le Sos sono strumenti delicatissimi, contengono dati, notizie e informazioni in grado di profilare chiunque e di rivelare la natura delle nostre relazioni personali e sociali: da questo deriva che l’uso delle Sos deve essere circondato dal massimo rigore delle procedure di accesso e di controllo successivo e deve avvenire nei limiti e all’esclusivo fine dell’attribuzione di ciascuna istituzione coinvolta”.

Il caso Gravina

“In ragione delle intollerabili strumentalizzazioni e delle ricostruzioni distorsive della verità dei fatti che lo hanno chiamato in causa negli ultimi giorni, pur non risultando indagato, Gravina ha chiesto di essere ascoltato per chiarire la sua posizione e le circostanze di cui è stato vittima”, hanno affermano i legali Leo Mercurio e Fabio Viglione. L’oggetto del procedimento riguarda vari aspetti su presunte irregolarità: dall’assegnazione del bando del 2018 per il canale tematico della Lega Pro di calcio alla Isg Ginko alla compravendita sfumata di una collezione di libri antichi nella disponibilità di Gravina, nonché l’acquisto di un appartamento a Milano da parte del numero uno della Federcalcio. Proprio quest’ultimo tassello del fascicolo sarà attentamente valutato dagli inquirenti in relazione alla questione di competenza territoriale e su una eventuale trasmissione alla procura meneghina del procedimento. Secondo l’accusa dei pm umbri, Striano avrebbe ricevuto una “soffiata” sull’affidamento dell’appalto della Lega Pro e poi effettuato una serie di accessi per recuperare altre notizie su Gravina, che nei mesi scorsi è stato ascoltato come testimone a Perugia. Il tenente della Gdf, “d’accordo con Laudati, avrebbe preparato un’informativa per i magistrati sostenendo di averli ricevuti come elementi informativi provenienti dalla Procura di Salerno (dettaglio poi risultato falso, ndr) e da quest’ultima acquisiti nell’ambito di proprie attività investigative”. Gli inquirenti umbri dopo avere accertato l’accesso abusivo di Striano hanno valutato comunque l’opportunità di inviare gli atti a Roma al fine di verificare eventuali illeciti e in particolare il ruolo svolto da Gravina nella sua veste, all’epoca dei fatti, di presidente della Lega Pro.

Enrico Costa: “Pronto emendamento per secretazione”

“Ho scritto un emendamento che presenterò la prossima settimana al decreto sicurezza ora all’esame della Commissione Giustizia della Camera per far sì che le ‘Segnalazioni di operazioni sospette’ vengano coperte dal massimo segreto sin dall’inizio”, annuncia intanto il deputato di Azione Enrico Costa, commentando con l’Ansa l’inchiesta di Perugia sugli oltre 800 accessi abusivi alle banche dati per raccogliere informazioni anche su personaggi politici. “Nel 2023 ci sono state 150mila segnalazioni di operazioni sospette, per la stragrande maggioranza finite nel nulla. È incivile che finiscano sui giornali”, spiega Costa. Le segnalazioni di operazioni sospette (Sos) rappresentano le transazioni finanziarie sospette che gli operatori sono tenuti a segnalare e sulla cui legalità la magistratura deve fare luce. Pasquale Striano, coinvolto nell’inchiesta di Perugia, avrebbe compiuto ripetute ricerche su queste transazioni, senza trovare informazioni rilevanti. Ora, la proposta di Costa, che verrà concretizzata con l’emendamento al decreto sicurezza, è quella di mettere il segreto anche nella fase precedente a quella delle indagini preliminari. Dove il codice prevede comunque la secretazione degli atti.

Dall’audizione di Melillo emerge un quadro più che preoccupante

Audizione Melillo

Ed è esattamente quello che il centrodestra si aspettava di sentire.

D’altronde, a essere colpita dall’attività di dossieraggio è soprattutto «una determinata area politica, che era quella che andava formando l’attuale maggioranza e il governo», evidenzia Melillo.

Il procuratore nazionale aveva chiesto di poter essere ascoltato in Commissione per evitare «strumentalizzazioni», «speculazioni», «disinformazione».

Vuole proteggere la sua Procura, ma il centrodestra sa bene che l’inchiesta di Perugia avrà inevitabilmente un peso nella narrazione politica e uno spazio all’interno delle campagne elettorali di questi mesi, come già il caso del comizio del centrodestra in Abruzzo, lunedì scorso, ha dimostrato.

E un ulteriore esempio arriva dalle polemiche che nascono durante l’audizione, alla quale partecipa il senatore M5S Federico Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale antimafia proprio nel periodo al quale si riferiscono le indagini. «Inopportuno», rinfacciano gli uomini di maggioranza.

«Ma è un mio diritto da parlamentare», si difende Cafiero De Raho

Intanto il ministro della Giustizia Carlo Nordio coglie la palla al balzo per cercare di riaprire una breccia sul tema di una revisione del sistema delle intercettazioni, che tante critiche gli aveva portato:

«Se non vengono autorizzate dall’autorità giudiziaria, ma captate in modo eccentrico, allora deve intervenire la magistratura, e secondo me – rimarca – anche il legislatore». Ma è Matteo Salvini, più di chiunque altro, a spingere per far emergere il suo partito come la grande vittima di un sistema di dossieraggio: «La Lega è il partito più spiato e infamato», sostiene.

Dà mandato agli avvocati del partito di presentare delle denunce e ipotizza che «i nomi dei mandanti» siano «di medio e alto livello».

Poi mette nel mirino i giornalisti coinvolti nell’inchiesta, perché «si parla di libertà di stampa», ma in questo caso, dice, si tratta di «complicità nella commissione di un reato». Attacchi a cui si unisce il capogruppo di Forza Italia Maurizio Gasparri, che chiede di «cambiare i vertici della procura antimafia».

Di fronte però a certi «giudizi di colpevolezza preventivi», con le indagini appena iniziate – fanno notare dal Pd – «sembra che il centrodestra dimentichi il principio del garantismo quando fa comodo».

Dossieraggio, l’audizione del procuratore Melillo:

«Striano non ha agito da solo»

Per il procuratore nazionale antimafia, il tenente Pasquale Striano non può essere il mandante di se stesso.

Davanti alla commissione parlamentare antimafia Giovanni Melillo parla di «estrema gravità dei fatti», e spiega che l’attività emersa dall’indagine perugina sulle attività del finanziere che lavorava nel suo ufficio fino al novembre 2022 «per estensione e sistematicità mi pare difficilmente compatibile con la logica della devianza individuale».

Un’opinione derivante da quarant’anni di attività giudiziaria, ma anche dall’essere stato «vittima di autentici dossieraggi abusivi come quelli trovati negli archivi paralleli del Sismi affidati a Pio Pompa».

Citazione non casuale di una storia che risale al 2006. Non fosse altro perché consente al superprocuratore di non avere troppo remore nell’uso del termine «dossier» per definire quanto che sta venendo alla luce.

Che si inserisce nell’eccessiva facilità di infiltrazione nei sistemi informativi e informatici della macchina giudiziaria italiana. Dna compresa.

Tanto che, rivela Melillo, appena arrivato alla guida di quell’ufficio nell’estate del 2022 ha chiesto un’ispezione straordinaria al ministero della Giustizia. Conclusasi con valutazioni di estrema permeabilità e vulnerabilità dei dati investigativi accumulati nelle banche dati.

Nel frattempo, quasi in contemporanea, da un lato emergevano le prime tracce dei «dossieraggi» veicolati attraverso un finanziere in servizio alla Dna (Striano), e dall’altro il nuovo procuratore cambiava struttura e protocolli in uso al «Gruppo Sos» dedicato alle segnalazioni di operazioni economiche e finanziarie sospette; strumento fondamentale per il contrasto alle organizzazioni criminali e terroristiche internazionali, e Melillo mette in guardia da qualunque ridimensionamento del loro utilizzo. Le Sos vanno salvaguardate, così come va preservato l’ufficio che dirige dal «pericolo di disinformazione, speculazioni e polemiche strumentali» tese a delegittimarlo.

Nella descrizione del superprocuratore, il «caso Striano-Laudati», dai nomi del finanziere e del pm della Dna indagati per accesso abusivo ai sistemi informatici e falso, sembra essere un pezzetto di un «gigantesco mercato clandestino di informazioni riservate che ha logiche complesse e toccano l’economia, gli apparati statali e gli interessi politici che ruotano intorno alla vita del Paese».

Dagli accesi abusivi contestati a Striano «sembra emergere una convergenza sull’area politica dell’attuale maggioranza e governo», e che non avevano nulla a che vedere con la «missione istituzionale» della Dna.

In particolare i «dossier» relativi al ministro Crosetto e al presidente della Federcalcio Gravina, e il primo non ha nemmeno nulla a che vedere con le Sos.

Si tratta di dati prelevati dalle banche dati dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di finanza, e molti degli accessi contestati al tenente sono stati effettuati con computer e credenziali del suo Corpo di appartenenza, quindi non della Superprocura dove lavora dal 2016; per integrare le sue ricerche tornava spesso negli uffici della Finanza.

«È importante comprendere il suo sistema di relazioni per capire quello che è accaduto», spiega Melillo. Che lumeggia quelle tra lui e il pm Laudati, giunto ormai a un mese dalla pensione e da quasi un anno rimosso dal responsabile del «Gruppo Sos». Quando la Procura di Roma, attivata dalla denuncia di Crosetto, trovò «le impronte digitali di Striano nella raccolta dati — racconta il procuratore nazionale — stranamente chiese una relazione a Laudati anziché a me. Lui me la trasmise aggiungendo le rassicurazioni sulla figura e le attività del luogotenente che a me sembrarono incaute, e glielo feci notare».

Quanto al «dossier Gravina», è stato lo stesso Melillo a trasmetterlo alla Procura di Roma non come «atto d’impulso» bensì per «doverosa» segnalazione di ipotetici reati: sia in relazione al suo contenuto (presunti illeciti attribuibili al presidente della Federcalcio) sia sul modo in cui erano stati acquisiti da Striano: «Attraverso documenti ricevuti, in maniera incredibilmente inconcepibile, da persone non identificate in un bar nei pressi dell’ufficio». Poi siccome c’era di mezzo anche il pm Laudati, il «dossier» è finito a Perugia, per tornare infine a Roma per i comportamenti attribuibili a Gravina.

Dietro i fatti illustrati dal superprocuratore resta la polemica politica, come quella indirettamente sollevata dalla deputata renziana Raffaella Paita, quando ha sottolineato come prima di Melillo la Dna fosse «un colabrodo» con evidente riferimento al suo predecessore Federico Cafiero De Raho, presente all’audizione come vicepresidente dell’Antimafia. Ma Melillo ha replicato che «colabrodo» non era la Dna bensì l’intero sistema informatico gestito dal ministero della Giustizia. Quanto a Cafiero De Raho, s’è limitato a ribadire che partecipare ai lavori è un suo «diritto di parlamentare».

*^*

Giovanni Melillo: “Molto gravi i fatti di Perugia. Le azioni di Striano non individuali, capire il sistema di relazioni”

‘Evitare disinformazione, speculazione e letture strumentali’ dice in audizione alla commissione Antimafia.’La nostra Banca dati non è un buco nero’

“Ho chiesto di essere ascoltato affinché vengano colti i fatti e i problemi e per allontanare il pericolo di disinformazione, di speculazione e di letture strumentali di vicende che riguardano delicate funzioni statuali.

Per tacere delle punte di scomposta polemica che sembrano mirare non ad analizzare la realtà e a contribuire alla sua comprensione e all’avanzamento degli equilibri del sistema ma ad incrinare l’immagine dell’ufficio e a delegittimare l’idea di istituzioni neutrali come la Procura nazionale antimafia e magari anche la Banca d’Italia”. Così il Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo in commissione Antimafia.

“Potrà essere interessante rilevare che nella nostra banca dati, ben lontana dall’essere un mostro nero, si ritrova una ridotto numero delle Sos (segnalazioni di operazioni sospette) generate nel sistema finanziario e trasmesse dall’unità di informazione finanziaria”. Così il Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo in commissione parlamentare antimafia, ascoltato in merito all’inchiesta di Perugia.

“La gravità dei fatti in corso è estrema. Bisogna sottolineare la complessità estrema della corretta e rigorosa gestione delle banche dati dove confluiscono quelle e altre non meno delicate informazioni al fine della repressione dei reati” sostiene il Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo in commissione parlamentare antimafia, ascoltato in merito all’inchiesta di Perugia.

“La consapevolezza della serietà estrema dei rischi che gravano sull’immagine di trasparenza, correttezza e affidabilità di tutte le istituzioni che gestiscono informazioni riservate, credo potrà utilmente contribuire a valutare l’adeguatezza degli attuali strumenti legislativi tecnologici e gli assetti della pubblica amministrazione necessari per assicurare la tutela del segreto d’ufficio e investigativo ma anche la protezione di persone coinvolte dall’eventuale uso abusivo di quelle informazioni e di ogni altro patrimonio informativo, ma anche a tutelare la sicurezza della Repubblica” precisa il Procuratore nazionale antimafia.

Le condotte di Striano “mi paiono difficilmente compatibili con la logica della deviazione individuale. Credo ci siano molti elementi che confliggano con l’idea di un’azione concepita e organizzata da un singolo ufficiale ipoteticamente infedele. Uno dei punti centrali della procura di Perugia sarà comprendere la figura e il sistema di relazioni di Striano” precisa Giovanni Melillo in commissione Antimafia. É “una mia personale valutazione. Ma – aggiunge – ho una discreta esperienza anche come vittima di autentici dossieraggi abusivi come quelli ritrovati negli archivi paralleli della sede Sismi affidati a Pio Pompa nel 2006”.

Schlein: ‘Le destre non strumentalizzino’

“Penso che sia molto grave che ci siano stati 800 accessi non legittimi. Su questo bisogna vederci chiaro. Siamo tra quelli che auspicavano la comparizione oggi di Melillo e Cantone per fare piena chiarezza. D’altra parte, però, questa vicenda non deve intaccare in alcun modo la libertà di stampa che è sacrosanta e non vorremmo che fosse strumentalizzata dalle destre per colpire in maniera generalizzata autorità che fanno un lavoro importantissimo, come la Direzione nazionale antimafia o per colpire la stampa. Non sarebbe la prima volta, noi questo non lo accettiamo”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein a Chieti Scalo.

Cafiero de Raho “È un mio diritto essere qui in Commissione”

“È un mio diritto da parlamentare esserci”

Lo ha detto il vicepresidente della Commissione Antimafia Federico Cafiero de Raho arrivando a Palazzo San Macuto per l’audizione in Commissione Antimafia del Procuratore Nazionale Antimafia Melillo. Il vicepresidente della Commissione, Mauro D’Attis, aveva chiesto, assieme ad altri colleghi, nei giorni scorsi che de Raho si astenesse dal presenziare all’audizione di Melillo perchè “all’epoca dei fatti era alla Procura nazionale antimafia”.

*^*

Così il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, in audizione alla Camera

Dossieraggio, Giovanni Melillo (Antimafia):

«Il mio ufficio fa di tutto per svolgere al meglio delicata attività»

le parole di Giovanni Melillo, Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, in audizione alla Camera sul tema dossieraggio

«Sono convinto che il mio ufficio abbia fatto e stia facendo tutto quanto necessario per svolgere al meglio le sue delicata e complessa attività, operando in questa prospettiva insieme e concordemente alle altre istituzioni»


Dossieraggio: il filone segreto dell’inchiesta di Perugia, gli 8 giornalisti indagati e il «mercato di notizie riservate»

I presunti rapporti di Striano con i servizi segreti. L’audizione di Cantone al Copasir. E gli atti d’indagine spediti

Il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo che parla di un mercato di notizie riservate e dice che Pasquale Striano non era solo. E un filone “segreto” dell’inchiesta di Perugia. In cui potrebbero essere coinvolti uomini dei servizi segreti.

Mentre si attende l’audizione di RAFFAELE CANTONE al Copasir, l’indagine sul dossieraggio partita dagli accessi abusivi ai sistemi informatici del luogotenente della Guardia di Finanza può fare un salto di qualità. Mentre nella polemica politica finisce Federico Cafiero De Raho, ex numero uno della Dna e oggi deputato del Movimento 5 Stelle. Melillo ha infatti detto ieri in audizione che è stato lui a far cambiare il sistema delle banche dati per aumentare i controlli, mentre prima era «un colabrodo». E così da Italia Viva sono partiti attacchi al suo predecessore.

Cantone al Copasir

A parlare di un filone “segreto” nell’inchiesta di Perugia è oggi Il Fatto Quotidiano. Il giornale anticipa che Cantone al Copasir potrebbe parlare proprio di questo. Partendo dall’utilizzo che è stato fatto delle informazioni che Striano ha continuato a passare. In alcuni casi le ha inviate a giornalisti, e infatti sono otto i cronisti indagati nella vicenda (tre lavorano per il quotidiano Domani). Ma secondo l’indagine ci sono anche ricerche che per i magistrati non sono legate a giornali e giornalisti. E che avevano come soggetto personaggi di primo piano. Alcune sono state effettuate interrogando il sistema Sidda-Sidna, la banca dati nazionale in cui confluiscono gli atti di tutte le procure distrettuali d’Italia. In totale gli iscritti al registro degli indagati sono 15. Come testimone è stato ascoltato Giovanni Russo, oggi capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e in passato procuratore aggiunto alla Dna.

I giornalisti indagati

I giornalisti indagati in totale sono otto. Oltre a Giovanni Tizian, Stefano Vergine e Nello Trocchia, una di loro sarebbe presente negli elenchi dell’Ordine dal 2007. Gli altri non sarebbero iscritti.

Il Giornale pubblica le loro iniziali: G.S., D.C., S.V., R.N.

Sono accostati in concorso di reato con Striano in qualità di giornalisti richiedenti informazioni.

Non è chiaro con quali testate abbiano collaborato, mentre secondo la procura online non c’è traccia della loro attività. Secondo la ricostruzione di Cantone a volte erano i giornalisti a chiedere informazioni al luogotenente, altre era il finanziere a effettuare accessi per suo conto e a fare girare le informazioni.

Domani si è difeso facendo notare che l’inchiesta di Perugia non parla di dossieraggio contro politici e che gli atti che i cronisti hanno ricevuto sono ordinanze, avvisi di chiusura indagine e non le SOS.

Mercato di notizie riservate

Nelle parole di Melillo ieri in Antimafia è passata la descrizione di un gigantesco «mercato di notizie riservate» che toccano l’economia e gli apparati statali. Gli accessi di Striano e i dossier riguardavano dati prelevati dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza. Molti sono stati effettuati con computer e credenziali del suo corpo di appartenenza. E quindi non dalla procura, dove lavora dal 2016. L’uomo delle Fiamme Gialle ha ricevuto invece le informazioni che riguardavano GRAVINA attraverso documenti avuti da persone non identificate in un bar vicino alla procura.


Dossieraggio e il mercato degli spioni: ecco perché quest’inchiesta è soltanto la punta dell’iceberg

Il procuratore antimafia Melillo:

«Il finanziere Striano non ha agito da solo. C’è una sorta di mercato parallelo delle informazioni riservate»

E ancora:

«Troppo vulnerabili le nostre banche dati»

Tutto il centrodestra attendeva le parole di Giovanni Melillo, il magistrato a capo della Procura nazionale antimafia all’interno della quale è esploso lo scandalo dossieraggio

Il governo vuole sapere se «c’è un regista» e «un disegno generale» dietro alle migliaia di informazioni che avrebbe raccolto illegalmente il finanziere Pasquale Striano, alcune delle quali finite sui giornali

Dossieraggio, Melillo (Antimafia): Audizione a Parlamento come segno di collaborazione istituzionale, le parole di Giovanni Melillo, Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, in audizione alla Camera : 

“Esprimo il mio ringraziamento più sentito il presidente Colosimo e alla Commissione tutta per aver accolto la richiesta mia e del Procuratore della Repubblica di Perugia di essere di essere auditi. Era una richiesta animata da un semplice, sincero spirito di collaborazione istituzionale che noi riteniamo doveroso”

Dossieraggio, Melillo in commissione antimafia:

“Striano non può aver fatto tutto da solo”

Il procuratore:

“La nostra banca dati non è un buco nero, ma le Sos sono uno strumento essenziale per la lotta al riciclaggio”

È cominciata così l’audizione del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo in COMMISSIONE ANTIMAFIA

“Ho chiesto di essere ascoltato affinché vengano colti i fatti e i problemi e per allontanare il pericolo di di speculazione e di letture strumentali di vicende che riguardano delicate funzioni statuali. Per tacere delle punte di scomposta polemica che sembrano mirare non ad analizzare la realtà e a contribuire alla sua comprensione e all’avanzamento degli equilibri del sistema ma ad incrinare l’immagine dell’ufficio e a delegittimare l’idea di istituzioni neutrali come la Procura nazionale antimafia e magari anche la Banca d’Italia”

Audizione nella quale dovrà spiegare – per quanto è concesso – come si sta sviluppando l’indagine della procura di Perugia sull’ufficio Sos della Direzione nazionale antimafia che, nel corso di due anni, ha effettuato circa 800 accessi illeciti alle banche dati su politici, personaggi pubblici e della finanza.

All’audizione è presente anche Federico Cafiero de Raho, oggi parlamentare del Movimento 5 Stelle e fino a due anni fa numero uno proprio della procura antimafia.

“La nostra banca dati non è un buco nero”

continua il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo 

“Potrà essere interessante rilevare che nella nostra banca dati, ben lontana dall’essere un mostro nero, si ritrova un ridotto numero delle Sos (segnalazioni di operazioni sospette) generate nel sistema finanziario e trasmesse dall’unità di informazione finanziaria. Dal 2018 al 2024 tra l’8 e il 16% di tutte le sos generate dal sistema finanziario tramite Uif e Dia”

spiega ancora Melillo

“Le Sos sono uno strumento essenziale alla lotta al riciclaggio mafioso e alla lotta al terrorismo, fondamentali per il funzionamento dell’ufficio. Sono però degli strumenti delicatissimi perché contengono dati, informazioni in grado di profilare chiunque. Per questo l’uso delle Sos deve essere basato sul massimo rispetto delle norme e del campo di applicazione”

E ancora:

“Il nostro sistema antiriciclaggio è guardato con rispetto e ammirazione da tutto il mondo. E a questo sistema il mio ufficio partecipa fornendo un contributo importante”

“La gravità dei fatti in corso è estrema”

Il procuratore nazionale antimafia spiega che “la gravità dei fatti in corso è estrema. Bisogna sottolineare la complessità estrema della corretta e rigorosa gestione delle banche dati dove confluiscono quelle e altre non meno delicate informazioni al fine della repressione dei reati. Fino al mio arrivo l’intera responsabilità dell’ufficio Sos era in carico a un solo sostituto e dal 2021 anche di un aggiunto. Ora abbiamo cambiato alcuni aspetti: ciò che è avvenuto oggi non sarebbe più possibile. O, in caso, ce ne accorgeremmo prontamente”

“Striano non può aver fatto tutto da solo”

Nel corso dell’audizione Melillo sottolinea che “difficilmente il sottotenente Striano può aver fatto tutto da solo. Ne parlo con cognizione di causa anche perché anche io sono stato oggetto di dossieraggio, visto che un fascicolo su di me fu trovato nell’archivio di Pio Pompa negli uffici che furono del Sismi. In ogni caso, elemento centrale dell’inchiesta del collega Cantone sarà proprio la definizione della figura e del sistema di relazioni di Striano”

conclude Melillo

“Esiste un mercato delle informazioni riservate. Bisogna capire se è il frutto della debolezza dei sistemi digitali, se è un caso. O se invece esistono delle logiche più sofisticate e ampie. Credo che l’indagine di Perugia consenta di mettere qualche mattoncino per immaginare una costruzione più ampia. È una mia personale impressione, quella di un magistrato con quarant’anni di esperienza.

RAFFAELE CANTONE : 33.528 FILE SCARICATI 

#sapevatelo2024 

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti