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COME FREGARSENE DELLA BASILICATA

TACCO&SPILLO

Che Matteo Salvini non fosse uno stratega coi fiocchi, ma un mestierante dalle mosse terribilmente azzardate e perfino disperate era noto già da tempo, anche grazie alla galleria iconica di saltelli, proclami, capitomboli tutti miseramente rimangiati, ma dopo l’offensiva per strappare a Meloni e FdI il terzo mandato dei governatori con l’emendamento presentato in commissione Affari costituzionali da tre senatori tutti veneti, tra cui prima firmataria Erika Stefani, s’è finalmente capito il trucco paragnostico e cioè che il campo di battaglia scelto dalla Lega per queste regionali non era certo la Sardegna e nemmeno lo sarà la Basilicata, visti peraltro i chiari di luna e la scapigliatura della sua classe dirigente, assottigliata fino al residuale organizzato ed incapace di stabilire armonia e pace nell’affollato cielo dei patrioti di centrodestra. E così con dovere di verità va detto con le dovute proporzioni e a beneficio terapeutico degli stessi leghisti illusi che Salvini non se n’è mai fregato della Basilicata perché più del lodo presidenziale Pepe ha in testa solo quello della terza ricandidatura nordista di Zaia. Canta il rapper Inoki:“Ehi meglio fregarsene e non aspettare…”

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