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ELECTION DAY, OPPORTUNITÀ POLITICA

L’ipotesi data unica resta sullo sfondo, ma la decisione ha poco a che fare con i tecnicismi. Carroccio isolato. L’accorpamento senza concedere niente alla Lega sarebbe la fine di Salvini. FI non molla Bardi

La prima domanda da porci per capire lo scenario politico è “quando si vota”. In teoria il Generale Bardi avrebbe già potuto fissare la data delle elezioni. Ad oggi ancora non lo ha fatto. La Legge regionale 20 del 2018 che disciplina la normativa elettorale per la Regione Basilicata all’art. 5 testualmente dice: «Le elezioni del Presidente della Giunta regionale e del Consiglio regionale possono aver luogo a decorrere dalla quarta domenica precedente il compimento del periodo previsto dalla legge dello Stato in base all’articolo 122, comma 1, della Costituzione e non oltre il termine di cui all’art. 5 della Legge 2 luglio 2004, n. 165. Il Presidente della Giunta regionale, sentito il Presidente del Consiglio regionale, fissa la data delle elezioni ed emana il decreto di convocazione dei comizi almeno sessanta giorni prima della data di celebrazione delle elezioni». Il citato art. 5 della Legge 2 Luglio 2004 n. 165 fa partire il quinquennio della legislatura dalla data dell’elezione. Cinque anni fa si votò il 24 Marzo ma Il Consiglio regionale e il Presidente della Giunta regionale furono eletti il 16 Aprile. Allo stato attuale e senza interventi normativi nazionali la data delle elezioni può essere fissata in un periodo che va dal 17 Marzo al 14 Aprile, il Presidente del- la Giunta regionale avrebbe potuto già dal 17 Gennaio fissare i comizi elettorali (qualora avesse vo- luto far votare nella prima data utile), ha tempo per farlo fino al 14 febbraio per andare all’ultima data utile.

L’ELECTION DAY IN DECISIONE

Ovviamente la normativa regionale fa riferimento al termine di cui alla legge nazionale per stabilire l’inizio e la fine della legislatura. La legge nazionale può in qualsiasi momento derogare a se stessa, modificandosi o stabilendo una deroga provvisoria. È già accaduto, per esempio, con la legislazione emergenziale Covid che ha rinviato di qualche mese le elezioni del 2021, rinvio giuridicamente non fondato (come qualcuno ha raccontato e prova a raccontare) su una surreale ipotesi di stato d’emergenza (non previsto in Costituzione) ma sull’ordinario potere del Parlamento o del Governo con Decreto Legge di modificare o di introdurre deroghe alla propria legislazione. Il Parlamento o il Governo nei limiti dei poteri della decretazione di urgenza ha, dunque, la possibilità di stabilire una data per le elezioni in deroga ad una legge dello Stato. In questi giorni si è iniziato a discutere di election day finalizzato ad unire le elezioni comunali, regionali ed europee in un’unica data a Giugno. Ad inizio settimana girava una bozza di decreto legge che, però, appariva piuttosto raffazzonato e caotico in quanto non solo non fissava l’unica data delle elezioni ma prevedeva, in caso di concomitante elezione di comunali e regionali, un bizzarro meccanismo elettorale nel quale per alcune elezioni si sarebbe votato sabato e domenica per altre domenica e lunedì. Il Consiglio dei Ministro che avrebbe dovuto decidere sul decreto ha rinviato il punto che re- sta in sospeso per la settimana prossima. Ovviamente la questione è più politica che tecnica. Sicuramente non può valere per la Sardegna che ha già stabilito la data delle elezioni e per la quale già si è avviata la macchina elettorale. Resterebbe in piedi per Abruzzo, Piemonte e Basilicata. Un’eventuale fissazione delle tre elezioni nella stessa data ed in concomitanza con Comunali ed Europee avrebbe un duplice significato. Da un lato la maggioranza di Go- verno vuole definire insieme regionali e comunali, in modo da utilizzare anche le candidature a Sindaco come compensazione per il partito che non ottiene la Presidenza della Regione, dall’altro renderebbe più problematica una eventuale assenza della Lega da candidature apicali regionali nella tornata elettorale. Per Salvini, infatti, votare lo stesso giorno delle elezioni europee con due regioni a Forza Italia (Piemonte e Basilicata) e una a Fratelli d’Italia (Abruzzo) sarebbe uno smacco di non poco con- to. Si presenterebbe sostanzialmente a mani vuote al bilancio delle elezioni europee. Una sostanziale e formale dichiarazione di resa che il leader leghista non può permettersi a cuor leggero.

FORZA ITALIA NON MOLLA

Quello che, però, emerge è che Forza Italia non ha alcuna intenzione di mollare Bardi. Tajani lo dice ad ogni piè sospinto ed ha al- cune frecce non indifferenti nel suo arco, non ultimo il maggiore peso europeo del PPE rispetto al- la collocazione all’estrema destra di Salvini. Dall’altro lato le armi della Lega sono piuttosto spuntate. La ri- nuncia sarda è avvenuta tardivamente. Inoltre, il ritiro della candidatura di Solinas ha ricompattato la coalizione. L’ex vicepresidente della regione Zedda che minacciava di andare da sola se fosse stato ricandidato l’uscente presidente ha dichiarato la propria adesione alla coalizione con l’indicazione di Truzzu. Sostanzialmente Salvini si era intestardito su un candidato che avrebbe portato il centrodestra ad una sonora sconfitta nell’Isola. Oggi chiunque può rinfacciare la sua ritirata tardiva e una certa inettitudine ad individuare batta- glie vincenti per uomini giusti.

Di Massimo Dellapenna

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