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OGGI (FORSE) È IL TURNO SARDO

Nell’isola si vota a metà febbraio: vertice del cdx per decidere se riconfermare l’uscente o cambiare. Dall’esito possibile intuire ciò che accadrà in Basilicata: il tempo dell’attesa sembra concludersi

Il tempo delle scelte sembra ormai prossimo ad arrivare nel centrodestra lucano e nazionale. Se, infatti, in Basilicata c’è ancora un po’ di tempo per decidere non essendo stato ancora stabilito il giorno delle elezioni (che comunque dovrebbero essere tra fine Marzo e inizio Aprile), in Sardegna si voterà il 25 Febbraio, con una prima scadenza per la consegna dei simboli stabilita il 15 Gennaio. In Sardegna, dunque, le ore sono decisive. La stagnazione sta logorando il centrodestra. La Lega difende Solinas, Fratelli d’Italia rivendica per sè la scelta del candidato Presidente mentre si registra una profonda frattura in Forza Italia dove Alessandra Zedda (già assessore della Giunta Solinas dimessasi in polemica con il Presidente) ha comunicato l’adesione tecnica al Gruppo Consiliare “Anima di Sardegna” che gli consentirà di candidarsi come autonoma alla Presidenza della Regione qualora gli accordi nazionali non dovessero piacerle. «Mi farebbe cambiare idea solo una proposta di cambiamento e discontinuità», ha dichiarato l’ex Vicepresidente della Giunta Solinas.

OGGI SI DECIDE

Da quanto ci è dato sapere e da quanto trapela, nella giornata di oggi si riuniranno i vertici dei Partiti del Centrodestra per definire il nominativo del candidato Presidente dell’Isola. Non si sa se il vertice si terrà a Roma o in Sardegna ma certamente il tempo è agli sgoccioli. Come già detto il 15 Gennaio scadranno i termini per i primi adempimenti e per quella data sarà necessario definire il candidato Presidente e la coalizione, cercando di recuperare gli scontenti ed evitando pericolose scissioni. Il nodo della questione è semplice. Da un lato la rivendicazione del diritto alla continuità da parte della Lega e del Partito Sardo d’Azione, dall’altro la rivendicazione di uno spazio maggiore e proporzionato ai voti ottenuti da parte di Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni, come è noto, alle precedenti elezioni era il fanalino di coda della coalizione e accettò condizioni proporzionate al dato elettorale dell’epoca. Oggi i rapporti di forza si sono profondamente mutati con FdI che raccoglie più del doppio dei voti della somma degli altri due partiti della coalizione. Giorgia Meloni quando si trattò sulle elezioni siciliane propose di far valere il principio della riconferma degli uscenti per confermare Musumeci. Forza Italia in quel caso fece valere la forza muscolare del consenso e ottenne la deposizione del Presidente di FdI e la Presidenza per Schifani.

LE RICADUTE IN BASILICATA

Lo scacchiere sardo, ovviamente, avrà anche delle ricadute in Basilicata su due linee di fronte. Da un lato, qualora fosse accolto il principio della riconferma degli uscenti accanto a Cirio (Piemonte), Marsilio (Abruzzo) e Solinas (Sardegna) ci sarebbe l’automatica ricandidatura di Bardi alla Presidenza della Regione Basilicata. Se, invece, dovesse essere scelto un candidato diverso il valzer delle poltrone si aprirebbe anche per la Basilicata. Qui, però, i calcoli si complicano. Per Fratelli d’Italia le Regioni al voto nel 2024 sono 5. Oltre alle già citate Piemonte, Abruzzo, Basilicata e Sardegna il partito del Presidente del Consiglio mette nel conto anche l’Umbria. Secondo i calcoli del primo partito italiano, i rapporti di forza attuali determinerebbero tre presidenze a FdI e una a testa a Lega e Forza Italia, con la Lega che confermerebbe l’Umbria e Forza Italia il Piemonte. Secondo la Lega, invece, l’Umbria si deve calcolare nel paniere del 2025 insieme al Veneto e ad altre regioni. In quel caso le regioni al voto sarebbero quattro e immediatamente la Lega, qualora perdesse la Sardegna, dovrebbe avere una compensazione in Basilicata. Anche in caso di cambiamento del Presidente in Sardegna, però, non è detto che Bardi non possa essere riconfermato. Da quanto si apprende, infatti, Tajani ha posto la questione come un fatto personale e centrale e Giorgia Meloni non avrebbe alcuna intenzione di litigare con Forza Italia a pochi mesi dal voto europeo che potrebbe sancire il definitivo trionfo della linea politica conservatrice in Italia e in Europa. Non sono tanto i voti di Forza Italia che contano, infatti, quanto la sua capacità di essere un autentico viatico per una alleanza tra Conservatori e Popolari che faccia fuori il Partito Socialista dal Governo dell’Europa. In questo senso Bruxelles val bene via Verrastro. A Potenza si attendono segnali di vita che provengano da Cagliari. Il segno evidente di una Nazione i cui equilibri sono sempre più sottili e interconnessi. Questa sera, forse, ne sapremo qualcosa in più.

Di Massimo Dellapenna

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