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IL PICERNO, ESEMPIO SINGOLARE DA SEGUIRE

Non solo calcio di Massimo Dellapenna

A Picerno è un paese di quasi 6000 abitanti. Non credo si offenderà nessuno se lo de- finiamo un piccolo paese. Un paese che dista dal capoluogo di regione una decina di chilometri. Più o meno quanti ne dista Cittadella da Padova. Il paragone si fa interessante. Il Cittadella milita in serie B, il Padova è in Lega Pro. A Picerno sognano che tutto ciò possa essere riprodotto anche in Basilicata. Forse è soltanto un sogno, magari un miraggio da non coltivare neanche con eccesso di passione, quasi da esorcizzare per evitare che venga “preso ad occhio”. Certo è che, dopo la vittoria contro il Potenza e, soprattutto, dopo la vittoria ad Avellino e il secondo posto in solitaria conquistato a soli tre punti dalla capolista Juve Stabia, sognare è più che lecito.

UN PRESIDENTE VISIONARIO

Nelle storie di paese si racconta che quando Donato Curcio divenne presidente dell’AZ Picerno che militava nel campionato di Eccellenza e disse che lo avrebbe portato in serie C, molti rimasero scettici rispetto a questa promessa. La promessa è stata mantenuta e la categoria è stata difesa con costanza ed assiduità, tanto che nessuno si meraviglia più di trovare nella terza serie del Calcio Professionistico, tra tanti capoluoghi di provincia e tante grandi città di centinaia di migliaia di abitanti, la squadra di un paese. Il calcio, tra tutti gli sport è quello che maggiormente si lega ad un campanile, ad un paese, ad una città, ad una tradizione locale. Nel calcio che non è più anche la serie A era legata a figure leggendarie di presidenti che mettevano i propri soldi, le proprie risorse soltanto per la soddisfazione di vedere la squadra della propria città competere e provare a vincere. Se avessimo a disposizione la penna di Brera ne potremmo fare usci- re un affresco di amore e di passione, di generosità totale verso la propria terra nella storia del Picerno e del suo presidente che dal Calcio non vuole ottenere nient’altro che la soddisfazione di portare il più alto possibile il paese nel quale è nato, al quale è legato e dal quale si è allontanato per diventare un grande imprenditore e al quale vuole donare tutto ciò che può donare.

SE LO FAI CON AMORE E SENZA TORNACONTO IN BASILICATA SI PUÒ FARE GRANDE CALCIO

Non abbiamo né il talento né l’autorevolezza di Brera e, quindi, non intendiamo cimentarci in una sfida di penna che sapremmo di perdere ma non possiamo non evidenziare che quando ci si mette con passione e senza secondi fini anche in Basilicata è possibile fare sport, farlo in grande, farlo realizzando grandi risultati senza neanche spese faraoniche. Lo si può fare se si ha un Patròn che agisce solo per amore. Lo si può fare se ci si costruisce una società seria circondandosi di professionisti seri. Lo si può fare se ci si dona per una comunità, come sta facendo il presidente Donato Curcio. Il Picerno lo ha fatto senza proclami, senza pompose cerimonie di presentazione delle squadre, senza faraonici investimenti in immagine immobiliare, senza creare un clima di apparente felicità. Si potrebbe dire che il Picerno lo ha fatto come nella tradizione montanara del Popolo Lucano, fatta di sudore e di silenzio, di impegno senza apparenza, di sacrificio senza tornaconto.

POTENZA E MATERA?

Mentre lo Stadio “Viviani” veniva riempito di musica e luci per una festosa presentazione, a Picerno si lavorava davvero per la programmazione. Mentre per la squadra della nostra città si facevano grandi proclami che non si trasformavano in fatti, a Picerno si parlava poco e si lavorava tanto. Potenza che naviga nei bassifondi della classifica di serie C e Matera che da tempo è sparita dal calcio professionistico, dovrebbero prendere esempio da questo lavoro silenzioso e innamorato del presidente Curcio. In Basilicata si può fare grande calcio. Il Picerno lo sta dimostrando. Non sappiamo se riuscirà ad arrivare in serie B. Sappiamo che un paese di poco meno di seimila abitanti questo sogno può cullarlo e qualche soddisfazione se la può togliere. A Potenza e a Matera questo sogno non può essere neanche immaginato allo stato attuale dell’arte.

LE PAROLE DI ESPOSITO E IL CALCIO CHE CI PIACE

Sarà Eupalla, la divinità del pallone inventata dal grande maestro Gianni Brera, a dirci se questi sogni diventeranno realtà. A noi piace immaginare il Picerno come una squadra di altri tempi, una grande famiglia, con un presi- dente generoso e ricordiamo le parole che il capitano Esposito disse qualche anno fa, quando parlando del figlio disse che «sarebbe un ve- ro e proprio sogno, il giorno più bello della mia vita vederlo con la maglia che è stata la più importante della mia carriera». Una frase che riporta ad un calcio antico, quello fatto di amore e di passione e che, nel caso del Picerno, sta raccogliendo anche risultati importanti. In Basilicata si può fare grande calcio, basterebbe imitare il modello Picerno: pochi fronzoli, poche parole e grande amore…che poi sono i motivi per cui ci innamorammo del calcio da bambini e continuiamo a guardarlo con occhi da bambini.

Di Massimo Dellapenna

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