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«CON LIGORIO CHIESA IN CRISI DI CREDIBILITÀ»

Cronache intercetta mail con «richiesta di aiuto» di Cozzi agli altri 4 Vescovi: «Situazione imbarazzante e insostenibile, don Salvatore è in balia». Strali di don Marcello, che qualcuno vuole vescovo al suo posto: «Chi lo circonda l’ha mandato al macello»

«Richiesta di aiuto»: il tenore di ciò che traspare dall’oggetto della mail su Salvatore Ligorio che don Marcello Cozzi ha inviato agli altri Vescovi lucani, ampiamente confermato dal contenuto dell’intera lettera (a lato riportata in versione integrale). I destinatari: l’arcivescovo di Matera-Irsina, Antonio Giuseppe Caiazzo; il Vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa, Ciro Fanelli; l’Arcivescovo di Acerenza, Francesco Sirufo; il Vescovo della diocesi di Tursi – Lagonegro, Vincenzo Carmine Orofino. Cronache Lucane è riuscita a leggere in esclusiva la privata ed estrema richiesta di soccorso inviata da don Cozzi agli altri alti prelati a seguito degli eventi che hanno caratterizzato la giornata della prima messa domenicale celebrata la scorsa settimana nella chiesa della Santissima Trinità sita nel centro storico di Potenza. Se già qualche giorno fa l’atteggiamento dell’Arcivescovo metropolita di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, Salvatore Ligorio, e la sua posizione assunta, apparivano di discutibile valore, dopo l’intervista (vedi pagina a lato) rilasciata sul caso Claps, lo sembrano ancor di più. Incrociando dati già acquisiti e percezioni già elaborate, la novità della lettera di don Cozzi non può non amplificare il convincimento che si può così sintetizzare: il grottagliese non ha mai particolarmente legato con la comunità di Potenza ed ora, sul finire del ministero episcopale, per limiti di età già rimesso il mandato nelle mani del Papa, sta definitivamente spezzando quella flebile relazione con la città. «Quello che è successo – scrive don Cozzi nell’incipit – è una ferita che non si rimarginerà facilmente, una spaccatura troppo enorme perchè io resti ad osservare». Nella Chiesa della Santissima Trinità a Potenza, è stata uccisa nel 1993, da Danilo Restivo, la 16enne Elisa Claps il cui cadavere fu poi ritrovato, nel sottotetto dello stesso edificio religioso, soltanto nel 2010 a distanza di 17 anni. Tre i passaggi che appaiono fondamentali della lettera di don Cozzi. Il primo: «I Claps hanno sempre accettato l’apertura della Chiesa a patto però che la diocesi assumesse le proprie responsabilità in quello che è successo, il vescovo invece non ha mai voluto fare questo passo». Il secondo: «Certo che nessun prete si è macchiato le mani di sangue, ma le false dichiarazioni di don Mimì Sabia sono sotto gli occhi di tutti, così come la superficialità e la sciatteria con cui fu gestito il ritrovamento». Il terzo: «La stessa immagine di don Salvatore che vi dico francamente in questa storia lo vedo purtroppo sempre più in balia di quanti lo circondano, vedendolo mentre attraversava la folla ho avuto l’immagine di un agnello mandato al macello». Semplicità di fatti, che rende maggiormente inconsibile la narrazione che Ligorio e «quelli che lo circondano» si ostinano a portare avanti. Non deve dirlo ai potentini nè Ligorio nè quelli che lo circondano, ra cui pare anche “penne” lucane riconosciute, una vissuta proprio a due passi dalla Trinità, che don Mimì Sabia è penalmente innocente per l’assassinio di Elisa. Don Mimì Sabia è un tassello di una grande vicenda. Far passare il potente prete, perchè al di là del caso Claps, don Mimì Sabia per come ha condotto la sua vita può essere etichettato come potente, per un don Abbondio di campagna che «non avrebbe retto alla paura», appare come un davvero poco credibile tentativo di distrazione di massa. Lo sapeva, non lo sapeva, non è questo il punto: di certo non aveva paura. Politica, dintorni, e chiesa, tramite don Mimì e la Trinità, va ripetuto, al di là del caso Claps, interlocuivano in un determinato senso. Ambiguo o meno, chissà, interloquivano. Si guardi alla cosiddetta classe dirigente passata per certe lezioni date alla Trinità., che devono esser state, viene da immaginare, non esclusivamente di catechismo. Tornando al caso Claps, comunque c’è una famiglia che ha atteso lunghissimi anni prima che venisse ritrovato il cadavere di Elisa ed altrettanti lunghissimi anni prima che venisse condannato l’omicida, Danilo Restivo di famiglia benestante, quasi più per merito degli inglesi che degli italiani. Il punto focale non è se don Mimì abbia avuto un qualche ruolo su tutto ciò che è gravitato, ed è tanto, intorno all’occultamento del cadavere, ma che il corpo senza vita di una 16enne assassinata sia rimasto per 17 anni nel sottotetto della Trinità. Difficile, se non impossibile, anche solo non immaginare, da parte di chi la Chiesa rappresenta, di non dover sentire un peso quantomeno morale da sanare. Tra le operazioni opache, anche quella della “Lista dei Vescovi”. Pare, Cronache sta approfondendo, che il proposto candidato presidente della Regione, già accettato dal Pd, Angelo Chiorazzo, stia, anche tramite missive a chi può, vedi Zuppi, sponsorizzando proprio Cozzi a Vescovo di Potenza quale successore di Ligorio. Ma non solo, ci sarebbero almeno altri due nomi tra cui quello di Orofino

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