L’AVVOCATO MUSACCHIO CONDANNATO
Rischio inondazione reale, il tribunale di Matera incastra l’Au del consorzio di bonifica: pena di 1 anno e mezzo. Canale 7: con l’abusivo tombino «dell’illegalità» rovina terreni, voleva pure i soldi dai privati
La pineta resiste, combatte ancora e ha steso anche l’attuale Amministratore unico del Consorzio di Bonifica di Basilicata: il Tribunale di Matera, Giudice Rosa Bia, ha condannato l’avvocato Giuseppe Pio Musacchio, alla pena di un anno e sei mesi di reclusione con il beneficio della sospensione pena. Per l’avvocato Musacchio, dopo le sconfitte giuridiche dalla Commissione Tributaria regionale fino in Cassazione, anche il rosso dalla giustizia penale. Con rischio inondazione ritenuto concreto, l’omissione, in estrema sintesi l’accusa, di azioni idonee a scongiurarlo. La vicenda è quella del tombino, ritenuto abusivo, come riportato nelle relazioni del Demanio e del Consorzio di Bonifica del Bradano e Metaponto poichè costruito da privati in difformità delle prescrizioni imposte, presente nel canale 7 del Consorzio di Bonifica a Policoro. Con- testualmente alla condanna di Musacchio, assolto, era imputato in qualità di sindaco di Policoro, l’attuale consigliere regionale Rocco Leone. Il problema è storicamente sorto con la costruzione del porto Marinagri, e con la conseguente semi occlusione del canale 7 all’altezza di via S. Giusto dato il «tombino» che «parzializza sensibilmente la sezione idrica e per- tanto costituisce un significativo ostacolo ai deflussi di piena». Il tombino abusivo per i motivi citati, «interviene come una vera e propria strozzatura pazializzando la portata in uscita e riducendo la capacità di smaltimento del canale a circa un terzo di quella massima “a sponde piene” comportando un significativo rigurgito a monte, causa di esondazioni lungo il Canale 7”» . La vicenda si presta ad essere aggettiva come kafkiana per una molteplicità di elementi. Nel processo svoltosi a Matera, come parti civili, i proprietari dei terreni e delle abitazioni attigue al canale 7, che pur in presenza dell’opera, erano stati comunque onerati dal Consorzio a pagare un contributo consortile, lo stesso poteva arrivare anche fino a 6mila euro annui, senza, però, beneficiare di alcun servizio. Anzi, subendone i danni. Ritenendosi danneggiati, i ricorsi alla Commissione tributaria regionale, con vittorie finali anche in Cassazione: oltre all’assenza di un beneficio concreto in termini di miglioria dei fondi, gli stessi, al contrario, risultavano esposti al pericolo di esondazione. Per queste ed altre ragioni, «difetta» uno dei requisiti di legge per ritenere dovuti i contributi richiesti da Musacchio, ovvero dal Consorzio di Bonifica. L’avvocata difensore delle parti civili, che ha anche seguito i ricorsi sulle cartelle di pagamento, Giovanna Bellizzi, a Cronache Lucane quel tombino lo ha definito il «tombino dell’illillegalità». «Per anni – ha spiegato l’avvocata – quei cittadini si sono scontrati contro l’indifferenza delle Istituzioni. Adesso, dal Tribunale di Matera, finalmente, per loro una risposta». Da ricordare che nel 2013, a causa delle intense piogge e del mancato deflusso delle acque del canale C7, i terreni in questione sono stati invasi completamente dall’acqua così come accadde anche nel 2016. La pericolosità dell’opera è stata poi confermata anche dagli accertamenti di polizia giudiziaria svolti. La sentenza di condanna a carico dell’attuale Amministratore unico del Consorzio di Bonifica, l’avvocato Giuseppe Pio Musacchio, a seguito di un processo avviato nel 2021 con notizia di reato del 2019, prevede anche il risarcimento dei danni patiti dalle parti civili assistite dall’avvocata Giovanna Bellizzi, nonché alle spese legali da loro sostenute. Tra trenta giorni si conosceranno le motivazioni della sentenza.
Di A.Carponi