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PD, È ROTTURA SU CHIORAZZO

Una direzione semi deserta vota per «offrire la candidatura» al civismo cattolico. Margiotta e i suoi abbandonano la direzione: «Vi assumete la responsabilità»

È uno scatto d’orgoglio e di identità politica quello con il quale Salvatore Margiotta non vota la mozione che dichiara l’apertura di una procedura concorsuale per la liquidazione del Partito Democratico. «Lettieri, capovolgendo completamente quanto da lui stesso detto nella relazione approvata all’unanimità il 6 settembre, anziché la fatica della Politica, ha scelto la scorciatoia più semplice dicendo testualmente che il PD offre alla coalizione di csx la candidatura di Chiorazzo. Subiamo una scelta costruita altrove, e rinunciamo alla ricerca di una donna, un giovane, un amministratore, di uno dei partiti del centrosinistra o della società civile. Andiamo a rimorchio, rinunciando ad ogni centralità e protagonismo. Su questo volete rompere l’unità del partito?», queste le sue parole, nette, coraggiose ed orgogliose. La politica è fatica. La politica è passione. La politica è la volontà di rifiutare le comode scorciatoie per cercare soluzioni intelligenti e interessanti.

SPERANZA VUOLE LA ROTTURA

Un tempo era il Partito Regione, ora non è più neanche un partito (non a caso usiamo la lettera minuscola). Un tempo era Gramsci che indicava nel partito il principe della politica, oggi è Speranza che ordina la liquidazione di ogni determinazione. Il Partito Democratico di Basilicata è politica- mente morto ieri. L’unico che ha provato a salvarlo è stato Margiotta. Con tutte le sue forze e la sua capacità di mediazione ha provato ad evitare un voto che avrebbe visto spaccato il PD lucano definitivamente. Speranza ha rifiutato ogni mediazione. La volontà di cancellare ogni possibilità per il PD di provare ad indicare una leadership della coalizione nell’ex ministro della Salute e deputato eletto in Campania, era più forte di qualsiasi volontà di provare a trovare le giuste sintesi per una soluzione diplomatica. Ha preteso il voto e, come ha detto Margiotta abbandonando l’aula con quel voto si è assunto la responsabilità della rottura definitiva del Partito Democratico. Un tempo era il Partito Regione. Era il Partito dei giganti, li si poteva odiare o amare ma nessuno poteva negare la loro statura politica, la loro capacità di fare azioni e di guidare i percorsi. Speranza ha deciso che non doveva più essere così. Il primo partito del centro- sinistra ha deciso che tra tutti i suoi iscritti, tra tutti gli amministratori, tra tutti i suoi uomini e le sue donne, tra i suoi giovani non ci fosse nessuno degno di essere candidato alla Presidenza della Regione. Nessuno che avesse la statura e la capacità di essere leader. Nella storia della politica non si era mai visto un partito non provare neanche a cercare tra i suoi uomini una persona che fosse capace di guidare la coalizione.

MA SE SIAMO RIMASTI IN 30

Il verbale e le dichiarazioni del segretario regionale Lettieri diranno che il PD ha approvato all’unanimità la mozione, che tutto il Partito va nella direzione del vassallaggio che determina l’incoronazione di Chiorazzo e la resa del PD ancora prima di qualsiasi partita elettorale. La verità è che a votare sono rimasti in trenta, meno della metà dei componenti della Direzione Regionale del Partito. Sembra di sentire Ciccio Ingrassia, Franco Franchi e Modugno sulla strada longa longa di Girigenti. Sono rimasti in 30. Questo è tutto il Partito Democratico dopo che i delegati di Margiotta hanno abbandonato la sala. Questo è ciò che rimane a decidere la liquidazione del PD. Si ripete la scena di cinque anni fa. In quel caso il Partito Democratico decise di rinunciare ad ogni velleità candidando Carlo Trerotola, oggi decide di rinunciare ad ogni battaglia per inchinarsi a baciare la pantofola dei Vescovi e fare atto di vassallaggio nei confronti di Chiorazzo. C’era una volta il Partito guida, c’era una volta il Partito Regione. È rimasto solo il partito, nel senso del participio passato del ver- bo partire. È andato via. Si è arreso, non esiste più. Ha rinunciato al valore e alla fortuna.

SOLO MARGIOTTA A TESTA ALTA

La Direzione Regionale del PD si è riunita in seminario. In semina- rio la sinistra dei diritti civili, dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, delle battaglie per il femminismo si è trasformata in una pattuglia di baciapile al servizio della lista dei Vescovi. Una trasformazione che sarebbe mistica se non fosse di interessi. L’ultimo ad arrendersi è stato Salvatore Margiotta, cui va dato atto della coerenza della posizione di chi ha deciso di rivendicare la dignità di non voler essere suddito ma cittadino della politica, attore e non comparsa in uno sceneggiato scritto da altri. Una dignità che a molti, forse a troppi in area Democratica è venuta a mancare. Del resto, a differenza di molti neoconvertiti alla pantofola della liste dei Vescovi, Salvatore Margiotta è autenticamente un cattolico impegnato in politica, non ha bisogno di trasformarsi in un baciapile come sempre capita ai neo convertiti. Il Partito Democratico non esiste più in Basilicata, ha smesso di fare politica. Quello che resta ha deciso di alzare bandiera bianca con una resa senza dignità. Giovanni Lettieri verrà ricordato come co- lui il quale ha caratterizzato la sua strategia politica nella capacità di impotenza. De Filippo si allinea, ma lo fa con la coerenza di un rapporto antico e profondo con Chiorazzo. Il resto è minuteria.

Di Massimo Dellapenna

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