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DECRETO CUTRO, POTENZA DICE NO

Pepe (Lega) polemizza sulla non convalida della misura: «I magistrati di Catania fanno proseliti». Tunisino trasferito nel Cpr di Palazzo San Gervasio: giudice del Tribunale del capoluogo lo libera

Migranti, rimpatri e “Decreto Cutro”: il giudice del Tribunale di Potenza, Filippo Palumbo, non ha convalidato il trattenimento, disposto dal Questore di Forlì, di un 31enne cittadino tunisino richiedente asilo nel Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Palazzo San Gervasio. La notizia ha subito avuto una cassa di risonanza nazionale per via dell’interpretazione politica che viene data a decisioni come quella del capoluogo. La materia, tuttavia, come proprio il verdetto potenti- no dimostra, è prettamente tecnica ed attiene ad aspetti puramente procedurali. C’è chi ritiene, se si guarda all’universo dei politici eletti, che giudici come Iolanda Apostolico di Catania, ovvero il magistrato ad emettere la prima decisione di non convalidi, o come per l’appunto Palumbo oppure Rosario Cuprì di Catania, siano giudici sfidanti il Governo Meloni sul Decreto migranti. Interpretazioni, legittime o meno che siano, che co- munque viaggiano su binari extra giuridici. Per quanto riguarda la decisione in questione presa dal Tribunale di Potenza, il migrante è arrivato in Italia nel 2022 e aveva una prima volta avanzato richiesta di asilo a Palermo. Poi reiterata gli è stato da- to appuntamento per il primo ottobre 2023. Così è intervenuta la Questura di Forlì, che, in attesa dell’accoglimento o del diniego della richiesta di asilo, ne ha disposto il trattenimento nel Cpr di Palazzo San Gervasio in Basilicata anche perchè, da quanto si è potuto apprendere, il tunisino non aveva disponibilità economica per soddisfare la “garanzia finanziaria” istituita dal Governo Meloni che permette ai migranti da paesi sicuri di pagare poco meno di 5mi- la euro per evitare il trasferimento in un Cpr, attendendo così la decisione in stato di libertà. I richiedenti asilo, inoltre, possono, secondo le ultime disposizioni normative, essere trattenuti all’interno dei Cpr se ritenuti soggetti per cui sussiste il rischio di fuga. Il tunisino che il Questore di Forlì voleva trasferire al Cpr di Palazzo San Gervasio, non poteva pagare la “cauzione”, ma comunque aveva depositato documentazione idonea a far ritenere insussistente il peri- colo di fuga: un indirizzo come domicilio, un con- tratto di lavoro dal giugno scorso e finanche il passa- porto che, di per sè, una volta consegnato alle Autorità competenti è ritenuto elemento sufficiente e alternativo al trattenimento quand’anche fosse ritenuto necessario. Per questi ed altri motivi, è stato affrontato anche il discrimine relativo alle procedure accelerate, ovvero reiterate, ed alla distinzione tra zone di frontiera o di transito o meno, Forlì non è provincia di confine, il giudice Palumbo ha di- chiarato illegittima la mi- sura del trasferimento del tunisino nel Cpr di Palazzo San Gervasio, dove era arrivato mercoledì. L’avvocato difensore del tunisino, per la sostituzione in udienza al Tribunale di Potenza ha delegato l’avvocata Angela Maria Bitonti, che a sua volta, per altri impegni, ha proceduto con una sub delegata. Bitonti, referente per la Basilicata dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, (Asgi) che ha espresso «soddisfazione per la non convalida».

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