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CRESCITA ZERO PER ITALIA NEL 2023

L’agenzia, inoltre, ha abbassato a negativo da stabile l’outlook sul settore bancario italiano. Ad incidere le condizioni operative che deterioreranno ulteriormente nei prossimi 12-18 mesi, indebolendo la qualità dei prestiti, la redditività e l’accessibilità ai finanziamenti delle banche

AGENZIA MOODY’S

 

Moody’s: crescita zero del Pil dell’Italia nel 2023

Lo scrive l’agenzia nel report in cui rivede a negativo l’outlook del settore bancario italiano

Moody’s, crescita zero Pil Italia nel 2023

Lo scrive Moody’s :

“Prevediamo che la crescita del PIL italiano scenderà allo 0% nel 2023 rispetto al 2,7% previsto per il 2022, colpita dall’impatto del conflitto militare in Ucraina, della crisi energetica e dell’alta inflazione”

L’agenzia, inoltre, ha abbassato a negativo da stabile l’outlook sul settore bancario italiano. Ad incidere le condizioni operative che deterioreranno ulteriormente nei prossimi 12-18 mesi, indebolendo la qualità dei prestiti, la redditività e l’accessibilità ai finanziamenti delle banche.

Moody’s rivede crescita Italia a zero: rischio stagflazione

L’agenzia di rating Moody’s ha peggiorato le previsioni per l’Italia, in linea con il peggioramento dell’outlook globale per il 2023, prevedendo per il nostro Paese una crescita zero l’anno venturo rispetto al 2,7% indicato per il 2022.

Nel 2023 la crescita del PIL italiano sarà nulla – segnala l’ultimo report dell’agenzia internazionale – a causa dell’influenza esercitata da una serie di fattori quali la guerra in Ucraina, la crisi energetica e l’elevata inflazione

“L’economia italiana registrerà una crescita zero nel 2023, dopo un’espansione attesa del 2,7% quest’anno”

spiega Moody’s Investors Service, citando anchel’esistenza di un “rischio stagflazione” cioè di una situazione in cui l’inflazione si associa ad un periodo recessivo e ad una elevata disoccupazione, laddove in cicli normali la crescita dei prezzi dovrebbe associarsi ad una crescita briosa dell’economia.

Nel report, l’agenzia di rating ha analizzato anche la situazione del settore bancario, riducendo l’outlook a “negativo” da “stabile”, poiché l’aumento dei prezzi e le politiche di normalizzazione delle banche centrali nei prossimi 12-18 mesi avranno effetti negativi sul merito di credito di imprese e famiglie e quindi sullo stato di salute del settore bancario, indebolendo la qualità dei prestiti e la redditività ed innescando la formazione di nuovi crediti problematici.

“Dopo più di un decennio di condizioni creditizie favorevoli, alimentate da tassi di interesse bassi e abbondante liquidità- sottolinea il report – il ciclo del credito è rapidamente cambiato e i rischi stanno aumentando in tutto il settore del credito, con una probabile accelerazione delle insolvenze ed una liquidità che rimarrà scarsa”

Ovviamente, l’impatto non sarà lo stesso ovunque e si stima che sarà maggiore per l’Italia e per altri cinque Paesi (Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Polonia e Slovacchia), salvando Austria e Regno Unito.


Solo le banche di Austria e Regno Unito si salvano dalla scure di Moody’s. Gli outlook sulle banche di Italia, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Polonia e Slovacchia sono stati abbassati dall’agenzia di rating americana da stabili a negativi. 
Non solo la crisi energetica, l’inflazione elevata in seguito all’invasione russa dell’Ucraina e l’aumento dei tassi di interesse indeboliscono la crescita economica, ma per Moody’s l’aumento dei prezzi e dei tassi influenzerà il merito creditizio di molte imprese e famiglie, innescando la formazione di nuovi crediti problematici.

Solo sulle banche di Austria e Regno Unito gli outlook restano stabili 

Invece, gli outlook sulle banche di Austria e Regno Unito restano stabili poiché il capitale solido e i margini in miglioramento di questi istituti compenseranno le pressioni provenienti dai venti contrari macroeconomici.

“Abbiamo modificato le prospettive in negativo delle banche di sei Paesi europei poiché prevediamo un ulteriore deterioramento delle condizioni operative, con un indebolimento della qualità del credito, della redditività e dell’accesso ai finanziamenti delle banche, sebbene l’impatto varierà da Paese a Paese”

ha spiegato Louise Welin, VP-Senior Credit Officer di Moody’s, che teme la formazione di nuovi prestiti problematici.

Dietro l’outlook negativo sull’Italia c’è il rischio di stagflazione

Nel caso dell’Italia l’outlook passa da stabile a negativo a causa del rischio di stagflazione (presenza in contemporanea di un aumento dei prezzi e di una mancanza di crescita dell’economia)

“Abbiamo modificato l’outlook sul settore bancario italiano da stabile a negativo in quanto le condizioni operative si deterioreranno ulteriormente nei prossimi 12-18 mesi, indebolendo la qualità dei prestiti, la redditività e l’accessibilità ai finanziamenti delle banche”, ha affermato Guy Combot, VP-Senior Analyst di di Moody’s, prevedendo che la crescita del Pil italiano sarà pari a zero nel 2023, rispetto al 2,7% stimato per quest’anno, a causa dell’impatto del conflitto militare in Ucraina, della crisi energetica e dell’inflazione elevata.

Quanto inciderà l’aumento dei prezzi e il caro energia

Inoltre, l’aumento dei prezzi inciderà sul merito di credito delle piccole imprese e delle famiglie italiane, creando nuovi crediti problematici.

L’indebolimento dell’attività creditizia dovuto al rallentamento dell’economia, l’aumento degli accantonamenti per perdite su crediti e dei costi operativi, nonché il rimborso dei finanziamenti ultra-economici Tltro della Bce annulleranno in parte i benefici dell’aumento dei rendimenti dei prestiti con l’incremento dei tassi di interesse, ha previsto Combot. Una nota positiva, però, c’è:

“prevediamo che i coefficienti patrimoniali delle banche italiane assorbiranno i rischi crescenti e rimarranno sostanzialmente solidi. Le misure governative per alleviare la pressione su imprese e famiglie, causata dall’aumento dei costi dell’energia, saranno di aiuto anche al settore bancario”

ha continuato Combot.

In Italia i benefici derivanti dalla vendita di Npl saranno inferiori a quelli degli ultimi 5 anni

Detto questo, le misure governative, per quanto concrete

“non forniranno una protezione completa e i prestiti problematici aumenteranno. Infatti, prevediamo che l’aumento dell’inflazione e il peggioramento delle condizioni economiche porteranno a un aumento dei nuovi prestiti non performanti, gli Npl, nel 2023 e nel 2024. Prevediamo anche che le banche italiane continueranno a smaltire e cartolarizzare gli Npl nel 2023. Tuttavia, i valori di recupero degli Npl probabilmente scenderanno in un contesto depresso e i benefici derivanti dalle vendite di Npl saranno inferiori a quelli degli ultimi cinque anni”, ha avvertito l’esperto di Moody’s 

Gli Npl in pancia alle banche italiane sono scesi al 2,6% del totale dei prestiti a giugno 2022 dal 3,1% di fine 2021 e dal 4,1% di fine 2020, ma sono rimasti al di sopra della media Ue pari all’1,8%.

Con più Npl aumenteranno gli accantonamenti per perdite su crediti

Inoltre, anche se i coefficienti patrimoniali delle banche italiane rimarranno sostanzialmente solidi, le attività ponderate per il rischio (Rwa) aumenteranno in quanto la debolezza dell’attività economica aumenta la probabilità di insolvenza dei prestiti e di perdite più elevate in caso di insolvenza. La minore redditività indebolirà anche la generazione di capitale delle banche. Il circolo è corto e vizioso perché la stagnazione dell’economia frenerà l’attività e i ricavi delle banche e gli accantonamenti per perdite su crediti probabilmente aumenteranno con l’incremento degli Npl. Inoltre, con le modifiche alle condizioni dei fondi Tltro della Bce i profitti delle banche italiane non beneficeranno più dei finanziamenti a basso costo. 

In vista anche costi di finanziamento più elevati 

Allo stesso tempo, le banche dovranno affrontare costi di finanziamento più elevati a causa dell’aumento degli spread sui mercati wholesale e a un certo punto dovranno aumentare gli interessi che pagano sui depositi. Inoltre, i costi operativi aumenteranno a causa dell’aumento dell’inflazione.
Tuttavia, il margine d’interesse beneficerà dell’aumento dei tassi d’interesse sui prestiti, anche se i benefici richiederanno tempo per incrementare i ricavi, poiché i grandi volumi di prestiti sono a tasso fisso.

Anche la raccolta e la liquidità si stanno deteriorando.

Il massiccio finanziamento Tltro, di cui le banche italiane hanno usufruito, si esaurirà piuttosto rapidamente in seguito alla decisione della Bce (27 ottobre) di rivedere i termini e le condizioni di questo strumento.

Tuttavia, alcune banche che hanno scarso accesso ai mercati dei capitali possono continuare a utilizzare i fondi Tltro nonostante i tassi di interesse meno attraenti.

“Continuiamo a ipotizzare una bassa probabilità di sostegno governativo per tutte le banche italiane, ad eccezione delle due maggiori: INTESA SANPAOLO (Baa1/Baa1 negativo, baa3, ndr) e UNICREDIT (Baa1/Baa1 negativo, baa3, ndr) per le quali stimiamo una moderata probabilità di sostegno.
Queste ipotesi, che incorporiamo nei rating sul debito e sui depositi delle banche italiane”

ha concluso Combot

“è improbabile che cambino nei prossimi 12-18 mesi”
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