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IL PD AFFONDA, MA LA REGINA CONTINUA A BALLARE: DA LAURIA, LA RIVINCITA DI PITTELLA

Nel Terzo Polo vincente il dietrofront di Pessolano mentre nel csx un fallimento la testardaggine del baby segretario.

La sensazione, vedendo la Piazza di Lauria e seguendo le vicende delle elezioni provinciali, è che il Partito Democratico mettendo fuori gioco Pittella e affidando la guida del Partito al piccolo La Regina, abbia deciso di rinunciare non soltanto all’unico leader politico di cui disponeva sul territorio ma anche ad esistere in questa regione.

LA PIAZZA DELL’ORGOGLIO

Il colpo d’occhio che Lauria offre del comizio di Pittella è un colpo d’occhio che sembra una pagina di storia. Soltanto il miglior Emilio Colombo tra i leader lucani è riuscito a riempire una piazza così, oltre i limiti della sua stessa capienza. Ergendosi dritto e raccogliendo l’abbraccio del suo Popolo, Marcello Pittella ha dimostrato che le radici esistono, che il talento non è fortuna, che si può fare politica senza bassezze, senza mezze misure, dritti con il volto rivolto verso la propria gente. A chi credeva di aver ucciso il leone ferito, il guerriero di Lauria da una risposta chiara, forte, determinata, un ruggito spaventoso che scuote le coscienze e ribalta l’immagine di una sinistra vittimistica e arrendista. Pittella è stato l’ultimo uomo a vincere le elezioni regionali in una terra che appare oggi definitivamente consegnata al centrodestra proprio da quando Pittella è stato troppo facilmente scaricato da chi credeva di poterne ereditare le gesta e il consenso senza averne né la forza né la statura. Sembra Gulliver che si libera dei lillipuziani Marcello Pittella, sembra dire che lui c’è e la sua gente lo abbraccia, con lo stesso entusiasmo con cui lo aveva abbracciato quando terminò la persecuzione giudiziaria che lo aveva colpito e privato della libertà da innocente. Oggi come allora l’abbraccio del Popolo fu pari alla freddezza delle classi dirigenti del centrosinistra. Un guerriero vero non amato da chi non ha la forza di combattere.

IL SEGRETARIO DEL PARTITO

Al suo fianco Pessolano, il primo in Basilicata ad aver creduto in Azione, l’uomo che più di chiunque altri avrebbe potuto chiedere ed ottenere la candidatura come capolista ma che ha avuto la brillante intelligenza di capire che il Partito e il suo successo elettorale siano più importanti di effimere affermazioni. Una scelta di fare il passo indietro da parte di Pessolano che ricorda un più antico passo indietro di Filippo Bubbico che, eletto consigliere regionale nel Pci, si dimise per ritrovare gli equilibri che servivano al Partito. Un trionfante passo indietro di Pessolano che non può non essere messo a confronto con il baby segretario La Regina che, pur di avere la vanagloria di conquistare un posto da candidato per qualche ora, non ha esitato a mandare al macero tutto il Pd, dividere la già fragile sinistra lucana e consegnare la maggioranza forse per sempre alla destra.

IL RUGGITO DEL CONIGLIO

Il baby segretario, però, non sembra mai appagarsi della sua capacità di farsi del male e di fare del male al proprio partito, masochista politico decide sempre di rilanciare sul fronte della distruzione. Il capolavoro delle politiche non bastava, serviva completarlo con le provinciali. La sconfitta politica di un Pd che diventa costola dei Cinque Stelle, però, non era sufficiente era necessario distruggersi fino alla fine senza ascoltare nessuno, senza dar retta alla base e ai consigli degli uomini più esperti come Livio Valvano. La Regina ha deciso di arrivare fino in fondo, di affondare fino all’ultimo centimetro, di non riuscire più a trovare la forza di rialzarsi riuscendo anche a perdere la dignità. Se una parte sostanziale degli eletti del suo Partito gli chiedono di cambiare strategia, di riunire la sinistra invece che uccidersi nella difesa del fortino dei cinque stelle, la risposta del segretario è colpire i dissenzienti. Liste di epurazioni e richiamo alla gratitudine verso il partito aveva annunciato e quello sta facendo. Qualcuno dice che potrebbe arrivare anche a chiedere la foto del voto ai sindaci e ai consiglieri comunali, il baby segretario fa sentire il ruggito famelico del coniglio, la sua ferocia determinazione da padrone della ferriera. Forse dimentica che il Pd non è più il Partito Regione, non controlla più gli apparati di potere, non ha più la forza per determinare carriere e successo. Ruggisce a vuoto il baby segretario.

IL VECCHIO E IL NUOVO

E così ci tocca ricordare che la novità non è un dato anagrafico, il giovanilismo non sempre è cambiamento. A sinistra, nello scontro tra il Pd e Pittella-Polese-Pessolano, la misura della qualità non passa attraverso l’età. Tra l’intelligente rinuncia di Pessolano e la protervia prometeica di La Regina, tra la schiena dritta e il volto verso il suo Popolo di Pittella e il richiamo alla gratitudine e la minaccia di ritorsioni del piccolo Segretario, non c’è dubbio che il bello della politica abita lontano dal Partito Democratico. A prescindere da come andranno le elezioni provinciali e politiche, La Regina ha già perso, la forza di ergersi dritto con il volto verso il suo Popolo festante non ce l’ha e non l’avrà mai. Resteranno solo macerie a sinistra, le macerie dei mezzi e anche del fine, un Partito Democratico spaccato e al servizio dei cinque stelle. A quanto pare Dio non salva La Regina.

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