L’esperienza dantesca di Lidia Bachis, in mostra al PALAGIO Fiorentino di Pratovecchio ~ Stia
Lidia Bachis è oggi chiamata, nei locali dello storico Palagio Fiorentino, in Pratovecchio in provincia di Arezzo, a celebrare la ricorrenza del 700º anniversario della morte di Dante Alighieri
Il Palagio Fiorentino di Stia, ossia un palazzo dei Guidi del XIII secolo
In realtà non è così
Eravamo attorno al 1230 quando Bandino, figlio del Conte Guido Guerra dei Guidi del ramo di Porciano fece costruire su questa piccola altura a sinistra del torrente Staggia un elegante palazzo che doveva essere una sua residenza con vista diretta su quell’importante mercato e punto di transito davanti a una grande pieve qual era all’epoca Stia.
La dimora rimase di proprietà dei Guidi, nella figura di Antonio di Palagio, fino al 1402 quando, con il sopravvento del dominio nella zona della Repubblica Fiorentina, anche il palazzo divenne proprietà di Firenze che vi fece la sede amministrativa di un territorio denominato, appunto, del Palagio Fiorentino.
Per oltre quattro secoli e mezzo dell’antico edificio non rimase che una massa di pietrame.
Agli inizi del Novecento il terreno adiacente all’ex palazzo e tutte le macerie di questo furono acquistati dal notabile avvocato Carlo Beni, nativo di Stia, con l’intento di ridare al paese il suo Palagio Fiorentino.
Coadiuvato dal noto architetto Giuseppe Castellucci, Carlo Beni inizio una meticolosa ricostruzione del castello che terminò nel 1911.
Beni (conosciuto per essere l’autore di una nota ed ancora oggi autorevole Guida del Casentino) vi fece la sua residenza privata. Inoltre sul terreno adiacente costruì anche una cappella, una limonaia e altri edifici tra cui uno destinato ad abitazione degli operai dei suoi terreni.
Nel 1982 il nuovo Palagio Fiorentino e il relativo giardino è divenuto proprietà del Comune, allora di Stia, oggi di Pratovecchio – Stia.
Una sala d’interno del Palagio Fiorentino di Stia.
È opportuno tenere ben presente che questo edificio realizzato da Carlo Beni ad inizio Novecento, se fuori doveva apparire più possibile simile all’originario castello del Duecento, internamente doveva essere un’elegante e comoda residenza.
L’immagine ci mostra una piccola parte della grande collezione d’Arte Contemporanea esposta in quest’edificio.
Questa raccoglie dipinti e sculture di artisti toscani, o che hanno lavorato in Toscana nel ‘900.
Possiamo ammirare opere di maestri come Pietro Annigoni, Salvatore Fiume, Giò Pomodoro, Ottone Rosai, Mino Maccari, Remo Squillantini, Primo Conti, Giovanni Colacicchi, Remo Brindisi, Sergio Scatizzi, Emilio Vedova, Quinto Martini, Vinicio Berti e altri.
Si può visitare l’interno del Palagio Fiorentino su richiesta dal lunedì al sabato con orario 9:00 – 12:00. Telefono ufficio comunale addetto: 0575.503885
Commedia noire – a cura di Giuseppe Simone Modeo
Lidia Bachis è oggi chiamata, nei locali dello storico Palagio Fiorentino, in Pratovecchio in provincia di Arezzo, a celebrare la ricorrenza del 700º anniversario della morte di Dante Alighieri.
Molti artisti, pittori, attori, performer si sono adoperati e si prodigheranno per celebrare il padre della lingua italiana ed il faro della poesia mondiale.
Lidia Bachis si era già confrontata con la complessità della Commedia in una mostra tenutasi presso la Galleria d’Arte Contemporanea del Comune di Arezzo nel 2009.
La mostra, curata da Fabio Migliorati, era intitolata “Round-Trip Commedia“
Colpì l’originalità dell’approccio dell’artista romana che anziché iscriversi nella lunga e celebre lista dei raffiguratori delle situazioni e dei personaggi della commedia dantesca, volle attualizzarne il disegno per esprimere quel particolare, inusitato viaggio di andata e ritorno tra le numerose selve oscure, i proditorii cammini di espiazione, i numerosi, spesso fittizi, paradisi (le loro ingannevoli promesse) che la vita contemporanea precipita di fronte al nostro lento incedere.
Bachis ebbe a dichiarare:
“quando feci il mio personalissimo viaggio tra l’inferno, il Purgatorio e il paradiso, Io-Dante o Io-Virgilio vidi migliaia di angeli diventare dannati, migliaia di dannati trasformarsi in angeli“
Ecco il significante.
Il disorientamento e sovvertimento dei valori. L’ossimorica composizione di valore e disvalore nelle mille etiche che confondono l’agire morale.
I tanti inferni, i molteplici, odiosi purgatori, i falsi ed imposti paradisi convivono nella nostra intima esperienza mortale.
L’esperienza dantesca di Lidia Bachis è quella di un nichilismo pantocratore ove espiazione, purificazione e ricompensa sono esperienze soggettive che si alternano e coesistono nella cruda esistenza individuale.
Ebbe ancora a dichiarare Lidia Bachis:
“ciò che vorrei è che la gente provasse, sentisse, percepisse la consapevolezza di ~res humana~ ovvero essere individui determinati, costretti, finiti, difettosi, vulnerabili e, solo a volte, salvificamente folli”
Ancora più significativa l’affermazione dell’artista che ricordava:
“vorrei che per un momento ognuno sentisse il doppio insinuarsi dentro di lui nel ruolo di vittima e carnefice, del bene del male, del giusto e dello sbagliato, perché oltre il vivere, il quotidiano rumore di fondo non c’è nulla, se non il buio e la paura fottuta che spenta la luce appaia, finalmente ed infinitamente, il vuoto”
Fra Kurt Cobain, Marylin Manson, Allen Ginsberg e Janis Joplin, Lidia Bachis ha dato vita o meglio superficie pittorica al proprio immaginifico girone dantesco popolato dai dannati della contemporaneità ovvero dalle spente forme di ognuno di noi.
Di quel viaggio, resta un unico testimone: Dante
Il suo ritratto trova spazio tra le iconiche figure dei moderni dannati a ricordare la creazione di un poema che ha 700 anni ma non finirà mai: andata e ritorno.
La mostra è visitabile, con ingresso gratuito, dal 26 giugno al 30 settembre 2021, dal martedì alla domenica dalle ore 17 alle ore 19, venerdì e sabato anche dalle 21 alle 23.
Per info 0575/504002