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C’È LA 1A VITTIMA DI LETTA E DELLE DONNE: GIANNI PITTELLA SALTA DALL’UDP. IL SENATORE: «NESSUN RAMMARICO»

Il senatore lucano guarda con fiducia a una nuova stagione per i dem, ma resta presente sui problemi del Paese

Il neo segretario del Pd Enrico Letta ha detto che vuole cambiare il partito. E i suoi primi passi sono all’insegna della discontinuità. Dopo la nomina dei due vicesegretari, Irene Tinagli e Giuseppe Provenzano, il leader dem ha annunciato che vuole un rinnovamento radicale anche ai vertici dei gruppi parlamentari di Camera e Senato. «Con vertici fatti solo di uomini il partito è irricevibile», dice senza mezzi termini.

Dopo giorni di discussioni e grazie anche alla disponibilità a farsi da parte del capogruppo in carica al Senato Andrea Marcucci, arriva la nomina di Simona Malpezzi. Un atto quello di Marcucci seguito a ruota anche da un lucano, il senatore Gianni Pittella che ha deciso di seguirlo a ruota, lasciando spazio a quanto deciso dal nuovo segretario dem, e non ricandidarsi per il ruolo di vicepresidente dei senatori dem. Poche battute con il senatore lucano Pittella per comprendere cosa sta succedendo in casa dem, ma anche a livello nazionale.

Senatore Pittella, con l’arrivo di Letta ci sono stati i cambiamenti anche nell’organizzazione della squadra in Senato del Pd. Marcucci ha lasciato spazio all’elezione di una donna, come chiesto dal neo segretario, e lei ha fatto lo stesso come vicepresidente. Si sente amareggiato? «Assolutamente no. Io ho dato il massimo in questo ruolo di vicepresidente ma per me tutto sommato non è che è cambiato nulla.

Continuerò a dedicarmi al mio gruppo, come ho sempre fatto ad esempio nel mio ruolo, certamente più specializzato, della commissione finanze del Senato come capogruppo e poi spazierò sui temi europei e sul m mezzogiorno. In questi 5 mesi ho cercato di coordinare 7 commissioni parlamentari e ho collaborato affinché il gruppo affrontasse i terribili passaggi della crisi del governo Conte e dell’avvento del governo Draghi. È ovvio che nel momento in cui il mio capogruppo, a cui ero particolarmente legato, si è dimesso per far posto ad una donna anch’io diciamo ho pensato di non essere più ricandidato alla vicepresidenza».

Il Partito democratico vuole mettere le basi per una nuova stagione politica. Letta vuole dare vita a una nuova immagine del partito. In questi anni il Pd ha perso appeal sul territorio, come successo in Basilicata. Con l’arrivo di Letta secondo lei si può ricostruire un nuovo Partito democratico?

«Io me lo auguro. Il passaggio fondamentale è il rapporto con i territori perché diciamo la verità in questi anni purtroppo c’è stato uno sfilacciamento di questo rapporto e in alcune realtà il partito, almeno come istituzione intesa come segreterie e come responsabilità, non c’è più. Ci sono regioni come la Basilicata appunto in cui c’è un commissario da tempo, adesso c’è un nuovo commissario, è chiaro che questo poi si riverbera negativamente sulla vita dei circoli, sulla possibilità di un coordinamento e di una regia politica. La cosa saggia è quella di ridare fiato e potere ai territori e io penso che per quanto riguarda la Basilicata bisognerebbe fare nel più breve tempo possibile un congresso».

Senatore Pittella chi meglio di lei conosce l’Europa. Tante le iniziative che l’Ue sta mettendo in campo. L’Italia può trarne benefici e finalmente uscire da questa crisi profonda che anche il covid purtroppo ha rimarcato?

«Certo, tanto l’Italia che l’Europa. Questa del “next generation” è un’occasione essenziale e vitale, sono 750 miliardi per tutta Europa e 200 per l’Italia. Bisogna spenderli bene, anzi benissimo e nei tempi veloci che sono prescritti in maniera irrevocabile dall’Unione europea.

Quindi non è che si scherza sta volta. Bisogna spenderli sul digitale, sulla economia verde, sulla cultura, sulle grandi infrastrutture, sulla formazione e sulla ricerca. Queste sono le grandi linee guida e il mio augurio è che possa come ha chiesto Enrico Letta rendere permanente questo strumento.

Cioè non è la risposta all’emergenza; non deve essere la sola risposta all’emergenza cioè una chance. Bisogna rendere permanente e strutturale questa sorta di piano annuale o pluriennale di resilienza e di ripresa, questo può avvenire se finalmente si adotta come si è adottato sul next generation eu gli eurobond che consentono di acquisire sul mercato i fondi e i finanziamenti per sostenere questi programmi; se fa questo l’Europa diventa adulta e lascia alle spalle una sorta di ambivalenza come dire di ibrido. Non è stata finora una vera unione politica ma non è stata nemmeno soltanto una sovrapposizione, una confederazioni di stati; è stato un ibrido. Se imbocca la strada dell’unione fiscale e degli eurobond diventa un’unione politica».

E sulla sanità? «L’Unione europea deve affermare una sovranità sanitaria e la può fare soltanto attraverso la sovranità politica. Non esiste sovranità sanitaria come si è visto sul caso dei vaccini se non c’è anche sovranità politica e sovranità nella difesa e nell’esercito. Quindi quando ci lamentiamo giustamente, e io per primo mi sono lamentato, sulle carenze della gestione europea dei vaccini dobbiamo sapere che se vogliamo una gestione in cui uno alza il telefono e fa arrivare le dosi vaccinali e se le grandi imprese farmaceutiche non rispettano i patti si applicano le sanzioni. Quello lo fa un’unione politica, una unità di comando politico, non esiste che si combatta una guerra senza una unità politica di comando».

Senatore Pittella. Da uomo del Sud ovviamente mi viene da chiederle va bene l’attenzione per tutto il Paese ma un occhio di riguardo al Mezzogiorno?

«Sì noi l’avremo l’attenzione, siamo vigili e attentissimi anche sui 200 miliardi. Ma il Sud anche deve dimostrare di liberarsi da alcuni difetti che ha avuto in questi anni, deve essere veloce nella pubblica amministrazione, deve essere selettivo nell’uso delle risorse deve combattere in maniera ancora più efficace le forze malavitose della grande e della piccola malavita e deve essere più efficiente ed efficace in tutte le sue compagini. Questo è necessario affinché il sud faccia un passo in avanti, un balzo in avanti straordinario.

L’occasione dei 200 miliardi del programma nazionale è un occasione anche per il mezzogiorno e noi dobbiamo vigilare affinché non ci sia una imprenditoria e una potenza finanziaria nordica che approfitta delle debolezze del sud per prendersi la maggior parte di questi fondi. Ma il sud deve anche dimostrare di saperci fare. È ora che come l’Europa sia matura e adulta anche il sud deve dimostrare di essere maturo e adulto e noi lo dobbiamo aiutare».

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