Blog

MINISTERO della TRANSIZIONE ECOLOGICA

Transizione ecologica significa una società di beni comuni in cui il credito sia considerato mezzo e non fine per realizzare riforme a vantaggio di tutti e benefiche per l’ambiente: rinnovamento termico degli edifici, cambi di prassi nella mobilità, tasse più alte per chi inquina, in pratica

ci sarà MINISTERO della TRANSIZIONE ECOLOGICA {Donatella Bianchi WWF Italia}


In poche parole

I concetti di transizione ecologica e di sviluppo sostenibile
I concetti di transizione ecologica e di sviluppo sostenibile
Questo testo spiega i concetti di sviluppo sostenibile e di transizione ecologica, e i contesti in cui si sono sviluppati. I due concetti, che non sono affatto equipollenti, sono ad oggi universalmente accettati per smuovere le istituzioni e i soggetti della società civile per quel che riguarda le sfide ambientali, sociali ed economiche.
Obiettivo pedagogico di questa fiche
● Definizione dei concetti di sviluppo sostenibile e di transizione ecologica
● Contesto storico
● Correnti di pensiero sui due concetti
● Sfide e prospettive
● Eventuali collegamenti con altri concetti
Introduzione
La nozione di transizione ecologica emersa già da qualche anno sembra sostiuirsi al termine «sviluppo sostenibile». Proveniente dal medesimo movimento ambientalista, e con l’intenzione di precisare la necessità di uscire dal paradisma del progresso, la transizione ecologica, salita agli onori della cronaca grazie ai movimenti delle città in transizione di Hopkins, mette l’accento sull’innovazione sociale e locale di territori resilienti basandosi sull’autonomia, l’autosufficienza, la governance condivisa…
La nozione di «transizione ecologica»
Il termine “transizione” compare per la prima volta durante gli anni ’70, soprattutto nel rapporto Meadows del 1972, che insiste sulla necessità di una “transizione da un modello di crescita a uno di equilibrio globale”, sottolineando i rischi ecologiche indotti dalla crescita economica e demografica. Nel 1987, il rapporto Brundtland (Boissonade, 2017)1 raccomanda «la transizione verso lo sviluppo sostenibile ».
Il termine “transizione” esiste da molto tempo. All’inizio veniva utilizzato per indicare i passaggi di stato di una sostanza (liquido-solido-gassoso).
Il cambiamento indicato non è affatto lineare, ma caotico, secondo un modello definito di “equilibrio punteggiato” (Loorbach D., 2007)2. Questo modello è stato applicato all’ecologia, alla psicologia, all’economia, alla demografia e agli studi tecnologici.
Rotmans e Kemps hanno introdotto il concetto di transizione nel campo dello sviluppo sostenibile, della governance e della politica a partire dagli anni 2000.
“La transizione è solo uno delle vie da percorrere per cambiare un sistema. Definiamo transizione come un processo continuo di cambiamento sociale, dove la struttura della società (o un sotto-sistema della società) cambia fondamentalmente. Questo
Il concetto di transizione nel quadro dello sviluppo sostenibile nasce nei Paesi Bassi all’inizio degli anni 2000. Ha origine nelle ricerche sull’innovazione sistemica o
1 processo di trasformazione sociale ha le seguenti
caratterBisoticishseo(nRaodtmeanLs.,et2a0l.12700,0)L:a transition, “Analyse d’un concept”, Théma, Commissariat général au
développement durable, Ministère d ela transition écologique et solidaire, France.
Riguarda sviluppi su larga scala a livello tecnologico, 2 economico, ecologico, socio-culturale e istituzionale che si
Loorbach, D. (2007). Transition management. New mode of governance for sustainable influenzano e si rafforzano vicendevolmente;
development. Utrecht: International Books.
È un processo a lungo termine che riguarda almeno una generazione (25 anni)

I concetti di transizione ecologica e di sviluppo sostenibile sociotecnica dei modelli energetici della transizione ecologica. Nei Paesi Bassi, ricercatori, funzionari, imprenditori, sindacalisti e rappresentanti delle ONG hanno elaborato diversi scenari per mettere in pratica lo sviluppo sostenibile e la transizione ecologica in tutti gli aspetti della vita (energia, agricoltura, trasporti, biodiversità) grazie ad agende, metodi e funzionamenti concertati e condivisi (Boulanger P-M., 2008)3.
Nel dizionario del pensiero ecologico (Bourg, 2015)4, la transizione è definita come “un processo di trasformazione grazie al quale un sistema passa da un regime di equilibrio a un altro”

La transizione è una riconfigurazione e una trasformazione culturale a tutti i livelli e in tutti i settori che si evolvono congiuntamente in modo non controllato perché sistemico e complesso (Boissonade, 2017).
Geels e Loorbach (Loorbach, 2007) hanno identificato tre livelli di transizione. Il primo integra le innovazioni sociali (dette “nicchie”) realizzate tramite esperimenti condotti a margine di sistemi stabiliti.
Queste sperimentazioni sono prese in considerazione a un secondo livello : i regimi, che costituiscono le regole, e le norme che guidano i comportamenti per la stabilità del sistema. Queste evoluzioni sono articolate al terzo livello, il “paesaggio”, che è l’ambiente esterno e le tendenze di fondo. Le evoluzioni simultanee a questi tre livelli innescano le transizioni (Boissonade, 2017).
In Francia, la nozione di transizione ecologica ed energetica è stata adottata a partire dal 2012 come testimoniano la creazione del Consiglio Nazionale di Transizione Ecologica, la legge relativa alla transizione energetica per la crescita del verde del 2014 e la Strategia Nazionale di Transizione Ecologica verso lo Sviluppo Sostenibile (2015-2020).
Il termine transizione è utilizzato nel movimento delle città in transizione, e rinvia a quello di realizzazione di una resilienza delle comunità locali (bioregionalismo)5, a fronte di una penuria anticipata dei combustibili fossili e soprattutto del petrolio.
Si tratta allora di rilocalizzare l’economia, soprattutto la produzione e il consumo, di diventare autonomi il più possibile sul proprio territorio per ridurre al minimo la dipendenza dal petrolio. Significa ripensare i territori, le governance, i legami sociali, i “saper fare” per (ri)trovare i mezzi per essere resilienti per ciò che riguarda i combustibili fossili (Hopkins, 2011). Da questo punto di vista, la transizione ecologica si impone in uno scenario di rottura totale, catastrofista.
Secondo altri autori, si tratta anzitutto di un “adattamento per anticipazione” (Larrère, 2016).
In Francia, i poteri pubblici hanno chiaramente preso posizione su questi temi.
La nozione di “sviluppo sostenibile”

numéro 11, La Revue Nouvelle, Belgique.
Boulanger P-M., 2008, « Une gouvernance du changement sociétal : le transition management »,
5 Arnsperger C., 2010, Transition écologique et transition économique : Quels fondements pour la pensée ? Quelles tâches pour l’action ? Consulté le 31 octobre 2017 sur le site : http://www.econospheres.be/Transition-ecologique-et, Article mis en ligne le 23 février 2010

I concetti di transizione ecologica e di sviluppo sostenibile
La nozione di sviluppo sostenibile significa tutto e il contrario di tutto, a causa dei suoi confini non ben definiti, delle interpretazioni multiple e contraddittorie, che talvolta giustificano l’ingiustificabile (come ad esempio il premio Pinocchio allo Sviluppo Sostenibile).
Secondo Franck-Dominique Vivien, “il termine ‘sostenibile’ rimanda in francese alla ‘durata’ del fenomeno a cui si applica [in francese ‘sostenibile’ si traduce ‘durable’, ndt], come se il problema si concentrasse sul fare durare nel tempo lo sviluppo. La nozione di sostenibilità permette di mettere l’accento su altre questioni relative alla distribuzione delle ricchezze tra le generazioni e all’interno di ciascuna generazione”.
Gilbert Rist analizza la prima comparsa del termine “sviluppo”, che avviene il 20 gennaio 1949 nel discorso del Presidente degli USA Henry Truman, che lancia, in piena guerra fredda all’indomani della seconda guerra mondiale, una nuova politica internazionale che permetta di reinvestire l’economia di guerra a favore dei paesi definiti da Truman “in via di sviluppo”. Rist sospetta un sottotesto religioso ed evangelico di questo discorso, che spinge a una nuova fede: quella dello “sviluppo”. Da quel momento in poi, il termine conserverà un’aura particolare che gli conferirà sempre un carattere inafferrabile, astratto, assoluto. Si è spesso rimproverato a questo termine di essere sinonimo di crescita economica, e dunque di economia liberale.

Nel 1951, l’UICN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) pubblica il primo rapporto sullo stato dell’ambiente nel mondo, rapporto pioniere nel suo tentativo di conciliare economia ed ecologia. Gli anni ’50 sono segnati dalla constatazione per cui le attività economiche sono lesive per l’ambiente. Nel 1968 i lavori del Club di Roma, con la pubblicazione del Rapporto sui limiti dello sviluppo nel ’72, hanno un forte impatto mediatico. La tesi principale si può così riassumere: una crescita esponenziale in un mondo dalle risorse limitate è insostenibile.

Sempre nel 1972 l’ONU organizza la prima conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano (CNUAU). Il concetto di ecosviluppo (nozioni di I. Sachs) è il termine di riferimento.
Da questa conferenza nasce il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (PNUA) e delle conferenze mondiali programmate ogni dieci anni, che diventano summit a partire dal 1992. L’unità di riflessione diventa mondiale.
Il termine di sviluppo sostenibile appare per la prima volta nella decisione del consiglio direttivo del PNUA nel 1975. Ma il primo testo che promuoverà lo sviluppo sostenibile a livello politico è la Strategia Mondiale della Conservazione della Natura dell’UICN, nel 1980.
Si tratta del rapporto commissionato dall’ONU a Gro Harlem Brundtland, primo ministro norvegese che farà riferimento alla definizione di sviluppo sostenibile. Il rapporto intitolato Our Common Future viene pubblicato nel 1987 dalla Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo.
Due concetti sono interni a questa nozione: il concetto di “bisogni”, e in particolare i bisogni essenziali dei più poveri, a cui bisogna dare la priorità, e l’idea delle limitazioni che lo stato della tecnica e della nostra organizzazione sociale impone sulla capacità dell’ambiente di rispondere ai bisogni attuali e futuri.
La conferenza di Rio, o Summit della Terra, del giugno 1992, consacra il termine in un incontro tra i capi di stato di tutto il mondo sullo stato dell’ambiente.

Con i suoi progressi e i suoi compromessi, il primo summit ha contribuito moltissimo alla consapevolezza mondiale intorno ai concetti di sviluppo sostenibile – economico, sociale, ambientale.
A partire da questa data, gli stati e gli attori economici e sociali si riuniscono regolarmente per stabilire insieme il quadro e i piani d’azione per lo sviluppo sostenibile.

Alcuni grafici sullo sviluppo sostenibile, tra cui una tabella che sintetizza le grandi correnti di pensiero sul tema.
Tra sviluppo sostenibile e transizione ecologica: dove siamo?
Il termine “transizione ecologica” può essere declinato in molti modi. La letteratura parla di transizione ecologica o di transizioni ecologiche (Larrère, 2016). Sembra che questa nozione di transizione in una prospettiva ecologista si sia fatta conoscere soprattutto a partire dal 2006 grazie al Movimento delle Città in Transizione di Rob Hopkins, professore di permacultura all’Università di Kindsale, in Irlanda (Hopkins, 2010). Pian piano il termine sembra diffondersi per sostituire la nozione di sviluppo sostenibile (Larrère, 2016 ; Theys, 2017).
Gli anni ’90 hanno visto svilupparsi il concetto di sviluppo sostenibile con tutta l’ambiguità (Theys, 2014) propria del termine “sviluppo”, molto criticata per la sua valenza di “crescita economica” (Larrère, 2016). Sia quel che sia, la transizione ecologica non sembra equivalente alla nozione di sviluppo sostenibile, ed è un termine che a volte può a volte sembrare anche più riduttivo. “Nessuno di questi termini ha la capacità di costituire una lingua comune, di mettere in tensione obiettivi e mondi differenti, e dunque mobilitare gli individui” (Theys, 2014). Perciò, “più che ‘prima’ o ‘dopo’ lo sviluppo sostenibile, bisogna piuttosto immaginare una “seconda tappa” (Theys et al., 2010).
Concetti collegati: giustizia sociale e ambientale, principio di precauzione, governance, resilienza, pratiche partecipative


Autore della scheda
 Orane Bischoff


Sviluppo sostenibile e transizione ecologica
image definition.jpg (0.4MB)

Il concetto di sviluppo sostenibile – parola d’ordine dei tempi moderni – è spesso accompagnato da una varietà di termini: autoproduzione, economia circolare, crescita verde, attenuazione e adattamento per andare incontro alla sfida del cambiamento climatico…

Si tratta di strategie di transizione ecologica, basate su un’etica della responsabilità, con l’obiettivo di andare incontro a un futuro sostenibile, mantenendo gli equilibri planetari associati al benessere dell’umanità.


 

image transition.jpg (16.3kB)
Lien vers: https://transitionnetwork.org/

Il processo della transizione ecologica rimanda a dei cambiamenti nella quotidianità e negli stili di vita, lo sviluppo economico e la pianificazione, secondo una sperimentazione basata dall’apprendimento dei diversi attori coinvolti inizialmente.
Rob Hopkins, 2014, «Cambiamo il mondo!» (Seuil)

 

image lignefine.png (0.3kB)
A proposito di questo modulo

Questo modulo vuole offrire le basi per chiarire i concetti di transizione ecologica e sviluppo sostenibile:

  • le conoscenze base sugli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile stabiliti dalle Nazioni Unite;
  • i rapporti delle esperienze-tipo di progetti di transizione ecologica in vista di uno sviluppo ecologico e sostenibile nei paesi partner (facendo emergere pro e contro di questi progetti);
  • gli elementi base per entrare nel dibattito sociale, spesso conflittuale, sul tema dello sviluppo sostenibile (sfide socio.politiche, storiche e ideologiche);
  • i legami tra questi concetti e il tema della nostra responsabilità individuale e collettiva, tanto a livello concettuale (i fondamenti di un’etica della responsabilità), quanto a livello operativo (attraverso l’esempio della responsabilità sociale d’impresa).

Utilizzare questo modulo

Le schede-concetto e le schede-esperienza permettono di fare il punto sulle sfide in termini di sviluppo sostenibile e di transizione ecologica su scala globale.
Si tratta di risorse fondamentali per qualsiasi iniziativa di accompagnamento, che possono essere utilizzate in sessioni di formazione per attori dell’educazione ambientale, in contesti di autoformazione, ma anche in progetti di accompagnamento come suporto a discussioni, per definire insieme cos’è un progetto di transizione ecologica.

image import.jpg (8.4kB)
Lien vers: https://etreserasmus.eu/?Module1It/download&file=MAP_MOD1.pdf

Cliccando su questo link , è possibile scaricare una grafica di questo modulo in formato di stampa A3. (file pdf)


Parola agli esperti
Un progetto di transizione ecologica deve innanzitutto prendere in considerazione un’idea, o un bisogno portato o identificato da una persona, un gruppo, una collettività o un insieme di abitanti. Un problema legato all’ecologia, all’ambiente, alla natura.

 

La transizione ecologica
Questo video affronta il concetto di transizione ecologica . Rob Hopkins incontra Colin Campbell, fondatore di ASPO, l’associazione internazionale che studia il picco del petrolio.

E’ indispensabile cambiare rotta. Questo video p stato realizzato da Transition Italia, il movimento italiano di transizione ecologica.


Schede-concetto
I concetti di transizione ecologica e di sviluppo sostenibile
image pictofiche.png (0.7kB)
Lien vers: https://etreserasmus.eu/?ConcepT

Questa pagina presenta i concetti di sviluppo sostenibili e di transizione ecologica e le loro situazioni d’emergenza…

L’agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile
image pictofiche.png (0.7kB)
Lien vers: https://etreserasmus.eu/?AgendA

Questa pagina affronta il senso dell’Agenda 2030 e i 17 Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile (OSS) stabiliti dagli Stati membri elle Nazioni Unite.

Un approccio critico allo sviluppo sostenibile
image pictofiche.png (0.7kB)
Lien vers: https://etreserasmus.eu/?CritiquE

Numerosi dubbi vengono espressi dagli educatori riguardo all’uso mediatico del termine “Sviluppo Sostenibile”, i suoi presupposti ideologici, e ke sfide economiche e sociopolitiche che ne conseguono.

La questione dell’etica della responsabilità
fiche.jpg

La questione dell’etica della responsabilità si trova al centro dell’educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile.

La responsabilità in un contesto educativo
fiche.jpg

Come affrontare la questione della responsabilità in un contesto educativo attraverso concetti quali “l’impronta ecologica”, il “commercio solidale” e il “debito ecologico”.

La responsabilità sociale d’impresa
fiche.jpg

Il concetto di responsabilità non si applica solo al campo dell’etica individuale o politica, ma ormai è associata alla sfera economica, in particolare al mondo dell’impresa.


Schede-esperienza
Anavra: caso esemplare di sviluppo ecologico e sostenibile
image pictoterrain2.png (1.4kB)
Lien vers: https://etreserasmus.eu/?AnvarA

L’esperienza messa in campo dal villaggio montano e isolato, a 925 m di altezza, è stato oggetto di grande interesse dei media internazionali.

Sviluppo di un progetto di transizione ecologica su un impianto di metanizzazione in Francia
image pictoterrain2.png (1.4kB)
Lien vers: https://etreserasmus.eu/?MethaN

In una piccola comunità di Poitou-Charentes (Francia) un gruppetto di agricoltori ha voluto scoprire un’unità di produzione di energia rinnovabile utilizzando il processo di metanizzazione. Questo progetto è diventato un progetto di cui si è fatta carico la popolazione locale.

Forestazione Urbana a Milano: gli alberi della città
Nel contesto del Salone della CSR ed Innovazione sociale (edizione 2015), Rete Clima ha lanciato la propria campagna #forestazioneurbana in Milano, per far vivere concretamente azioni di forestazione dentro il contesto urbano della città di Milano.

Approfondimento su La Responsabilità Sociale di Impresa cliccando qui.

Orto Comune di Niguarda: un’esperienza interculturale e sostenibile
Una video intervista che presenta l’attività di ideazione e realizzazione di un grande orto collettivo che in due anni è riuscito a trasformare il paesaggio urbano e sociale di un grosso quartiere nella periferia nord di Milano – Niguarda (160.000 abitanti).

Attraverso le parole dello stesso protagonista, racconta i primi tre anni di attività, mostrando foto, disegni, testi, reportage, analizzando le peculiarità del processo e gli straordinari risultati raggiunti.”


La porta del parco : un progetto di transizione ecologica e solidale
Il porgetto “La Porta del Parco” ha come obiettivo la valorizzazione di una zona agricola urbana. Il progetto mette insieme associazioni, individui, gruppi e famiglie attorno a quest’area, con lo scopo di lavorare

sulla sostenibilità ambientale, la creazione di resti sociali e la valorizzazione delle risorse locali.

Tutto questo affrontato attraverso il vigneto e il frutteto, le feste, gli eventi culturali e corsi, gli orti, l’area pic-nic e i giochi, il mercato degli agricoltori.

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti