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BERNHARD ELSENER : SUL PONTE MORANDI IL DOSSIER DA TRADURRE NON È COLPA NOSTRA

«I materiali d’acciaio e di calcestruzzo del Morandi sono di ottima qualità. Il problema non è stato questo, ma l’interazione con l’ambiente e i processi corrosivi. Tutto si complica per difetti legati al modo di costruire e per la difficoltà obiettiva di poter rilevare processi di degrado all’interno del calcestruzzo»

Il ponte Morandi sul Polcevera (com’era)
PONTE MORANDI
Dossier da tradurre? «Il ritardo non è nostro»
Bernhard Elsener, l’esperto dei materiali di Zurigo chiamato a presentare le sue osservazioni ai magistrati di Genova, interviene sulle critiche

di Andrea Colandrea 01 febbraio 2019

Dossier da tradurre? «Il ritardo non è nostro»
Esperti al lavoro per la demolizione del ponte crollato il 14 agosto scorso. (foto EPA)
GENOVA -«Non abbiamo alcuna responsabilità nel ritardo dovuto alla mancata traduzione dal tedesco all’italiano del rapporto che ci è stato richiesto sui materiali del Ponte Morandi». Con queste parole, Bernhard Elsener, professore esperto in scienze dei materiali dell’ETH di Zurigo e dell’Università di Cagliari, tiene a fare chiarezza sulle informazioni pubblicate mercoledì sulla stampa italiana, secondo cui l’incidente probatorio del prossimo 8 febbraio potrebbe slittare proprio per l’assenza di una versione italiana del testo.
Cos’è successo?
Elsener ci risponde da Genova, dove è giunto ieri per prendere parte a un incontro per discutere il programma dei lavori delle prossime settimane (rientrerà in Svizzera oggi) in collaborazione con gli altri due periti italiani e con i responsabili della sicurezza della Città portuale e dei consulenti delle parti.
«Avevamo proposto un’altra soluzione per poter fornire la perizia dell’Empa di Zurigo dove sono state fatte le analisi di laboratorio in lingua italiana – prosegue – ma poi è stato deciso che la perizia fosse redatta in tedesco e la traduzione italiana sarebbe stata eseguita in un secondo tempo».
Da voci raccolte dal Corriere sembra che sia stata anche contattata una società specializzata in traduzioni tecniche, ma che i tempi necessari per fornire un documento di qualità, pare non avrebbero permesso di ottenerlo entro la scadenza fissata.
Fatto sta che secondo indiscrezioni, il gip Angela Maria Nutini avrebbe detto ad alcuni colleghi che l’udienza in calendario tra otto giorni potrebbe essere ulteriormente rimandata, posticipando, di conseguenza, anche i tempi per la demolizione di quanto resta del viadotto Polcevera. Già, i tempi.
Elsener spiega che «dopo il 17 dicembre abbiamo ricevuto una proroga dell’incidente probatorio perché non ci era ancora stata data la possibilità di salire sul ponte per ragioni di sicurezza. Ora, invece, arriva luce verde e procederemo a breve. Potremo di conseguenza dare seguito ai nostri rilevamenti necessari e completare l’incidente probatorio».
Per poter eseguire le prime demolizioni della parte lato Genova del ponte si era posta anche l’esigenza di mettere in sicurezza le case sottostanti, spiega l’esperto: queste devono essere «completamente liberate dalle parti in amianto utilizzato al tempo della costruzione»
Lo sguardo è però già puntato al futuro. Il sindaco-commissario Marco Bucci e il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti alla fine dell’anno scorso, dopi i funerali delle 43 vittime della tragedia, avevano fornito rassicurazioni alla cittadinanza che il nuovo ponte sarebbe stato allestito entro il dicembre 2109, con la riapertura del traffico veicolare il 15 aprile 2020. Il tempo stringe.
Elsener, a questo proposito, rileva altresì che l’«8 febbraio dovrà chiarire la tempistica dei lavori».
A che punto siamo?
«Le ditte specializzate nella demolizione, sono al lavoro per mettere in sicurezza i monconi tuttora in piedi. Dovranno posare sei o otto grandi sostegni in acciaio sotto il viadotto. Un lavoro complesso.
Si è parlato di cavi corrosi, di guaine protettive mancanti in diversi punti. «Non possiamo pronunciarci. Non prima che le nostre analisi siano consegnate alla Procura in Tribunale».
Sulle ragioni del crollo del Morandi, costruito negli anni Sessanta, si sono però già scritti fiumi d’inchiostro.
La Procura compie le proprie indagini e rende noti i suoi risultati nell’ottica delle inchieste penali in corso (ai venti indagati, da mercoledì, se ne sono aggiunti altri dieci); in parallelo, Aspi (Autostrade per l’Italia) e Spea (azienda del settore dell’ingegneria e delle infrastrutture) – ovvero le principali società sotto accusa – forniscono una versione dei fatti di parte basandosi su indiscrezioni per dimostrarne l’assenza di responsabilità.
Qual è stata l’impressione degli esperti svizzeri dopo l’esame dei materiali in laboratorio?
«I materiali d’acciaio e di calcestruzzo del Morandi sono di ottima qualità. Il problema non è stato questo, ma l’interazione con l’ambiente e i processi corrosivi. Tutto si complica per difetti legati al modo di costruire e per la difficoltà obiettiva di poter rilevare processi di degrado all’interno del calcestruzzo»
Chi era chiamato alle manutenzioni aveva indicazioni che c’erano problemi.
«Il prossimo passo, ora, è definire la tempistica del primo incidente probatorio – conclude Elsener – Se tutto va bene l’8 febbraio a Genova ne sapremo di più»

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