In sintesi, non solo la Franzoni non ha mai formulato una precisa richiesta d'aiuto per suo figlio Samuele ma ha cercato di allontanare i sospetti da sé mettendo in pratica degli escamotage linguistici che si sono rivelati controproducenti, ella ha infatti ottenuto l'effetto contrario.
Al momento di questa chiamata, effettuata poche decine di minuti dopo aver colpito a morte suo figlio, Annamaria Franzoni era ben consapevole di essere l'autrice di quella aggressione, ciò permette di escludere che sia intervenuto, seppure temporaneamente, un qualsivoglia "meccanismo di difesa dell'Io".
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