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A 1 SETTIMANA DALLA PROCLAMAZIONE DELL’EMIRATO ISLAMICO, *PRIMO ATTENTATO TERRORISTICO* (90 MORTI) E A BREVE SI CHIUDONO I PONTI AEREI

Pochi giorni dopo la presa di #Kabul, avvenuta a ferragosto, il 19 agosto 2021 gli “Studenti Coranici” hanno proclamano *la restaurazione dell’Emirato Islamico dell’#Afghanistan*

di GIULIO TERZI

(Ambasciatore, già Ministro degli Affari Esteri, Presidente del Global Committee for the Rule of Law)

#KABUL: A 1 SETTIMANA DALLA PROCLAMAZIONE DELL’EMIRATO ISLAMICO, *PRIMO ATTENTATO TERRORISTICO* (oltre 100 MORTI) E A BREVE SI CHIUDONO I PONTI AEREI. FACCIAMO IL PUNTO

Pochi giorni dopo la presa di #Kabul, avvenuta a ferragosto, il 19 agosto 2021 

#KABUL: A 1 SETTIMANA DALLA PROCLAMAZIONE DELL’EMIRATO ISLAMICO, *PRIMO ATTENTATO TERRORISTICO* (90 MORTI) E A BREVE SI CHIUDONO I PONTI AEREI. FACCIAMO IL PUNTO…

Pochi giorni dopo la presa di #Kabul, avvenuta a ferragosto, il 19 agosto 2021 gli “Studenti Coranici” hanno proclamano
*la restaurazione dell’Emirato Islamico dell’#Afghanistan*, creato all’epoca nel settembre 1996 e poi dissolto con la discesa in campo della coalizione occidentale, a più riprese sostenuta anche da Cina e Russia, in Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con innumerevoli risoluzioni vincolanti.

È passata appena una settimana, e oggi, a manovre di rientro ancora in corso, ecco il primo attentato terroristico: secondo il #Pentagono si è trattato di “un attacco complesso“, con una prima esplosione avvenuta fuori dall’Abbey Gate dell’aeroporto di #Kabul e la seconda vicino al The Baron Hotel. *90 i morti* tra i quali ci sarebbero dei bambini, nonchè quattro #Marines statunitensi, nonché 150 feriti, alcuni gravi, e il numero aumenta di ora in ora.

In questi giorni, inoltre, *si chiuderanno gli ultimi ponti aerei*: salvo novità dell’ultima ora, *questa sera* dovrebbero partire gli ultimi voli #francesi, #spagnoli e #tedeschi, domani partiranno gli ultimi #italiani, e poi via libera solo ai voli militari per rimpatriare i Marines #USA, presenti a migliaia a Kabul, con fine del ponte aereo previsto per la mezzanotte di martedì prossimo.

Pur con la necessaria sintesi alla quale ci costringono i Social, fissiamo brevemente *10 punti utili* per chiarirci le idee su quanto sta accadendo in quello scenario.
1️⃣ È indiscutibile che vent’anni di presenza occidentale in Afghanistan *abbiano migliorando visibilmente* la situazione dal punto di vista dei diritti: istruzione scolastica, specie femminile, e poi tribunali laici, diritti delle minoranze, arte, produzioni cinematografiche… tutte cose *inesistenti sotto il dominio #talebano*.
Non hanno però risolto il problema della *dilagante corruzione* nella pubblica amministrazione Afghana e soprattutto – nonostante i grandi sforzi profusi – della concreta costruzione di istituzioni democratiche degne di questo nome.
La priorità (specie in termini di risorse finanziare) data al controllo militare del territorio, costantemente esposto ad attentati terroristici, probabilmente non ha aiutato: fatto sta che alle ultime elezioni in #Afghanistan ha partecipato solo *un misero 3% della popolazione* (questo dato avrebbe dovuto far riflettere già anni addietro, suggerendo un cambio di strategia, che invece non c’è stato).

2️⃣ In ogni caso, la presenza #USA sul territorio non era più sostenibile, sotto vari profili, e per questo accordi con i #Talebani, funzionali a regolare il disimpegno americano, vennero come sappiamo siglati a #Doha già nel febbraio 2020, sotto la Presidenza #Trump.
Diverse clausole sui dettagli del “passaggio di consegne” sono incluse in vari *addendum secretati*, sul contenuto dei quali si sta insistentemente interrogando parte della società civile…

3️⃣ È del tutto evidente l’errore commesso dal Presidente #Biden sotto il profilo del “timing”: l’amministrazione #USA, abbandonando lo scenario Afghano d’estate, quando i Taliban sono presenti in forze sul territorio Afghano, invece che d’inverno quando sono ritirati in #Pakistan e c’era quindi qualche speranza di controllare con aviazione e droni i passi montani per qualche mese, dando fiato al governo di Kabul, ha purtroppo permesso ai Talebani di accelerare la presa di controllo dell’intero Paese.
Che lettura dare a un errore così marchiano? Autorevoli commentatori hanno evidenziato che se Biden avesse agito questo inverno, come la migliore tattica militare avrebbe suggerito, Kabul sarebbe caduta nell’estate 2022…molto, *troppo a ridosso delle elezioni di Mid Term* previste per inizi novembre del prossimo anno.
Sarebbe stato un disastro elettorale ingestibile, mentre ora il Presidente ha più tempo e qualche margine di manovra
*per tentare di dare una risposta alle critiche* che hanno malamente impattato sull’opinione pubblica mondiale, ma e soprattutto anche interna americana, con la quasi totalità dei grandi quotidiani nazionali schierati contro la gestione Biden del disimpegno USA dall’Afghanistan.

4️⃣ Nel frattempo, Ahmad #Massoud, considerato il leader della nuova resistenza ai Talebani (la cosiddetta “Alleanza del Nord”, che ancora controlla la regione nord del #Panshir), in un’intervista al quotidiano panarabo Asharq al-Awsat si è detto
*pronto ad avviare negoziati politici coi talebani*
“Ciò che non è accettabile, è la formazione di un governo afghano caratterizzato dall’estremismo”, ha dichiarato: quali margini di negoziazione abbia Massoud, *senza un concreto supporto occidentale*, non è però chiaro…

5️⃣ L’Afghanistan ha tra i più grandi giacimenti di terre rare del mondo, potenzialmente *un trilione di dollari di valore*: si tratta di 17 elementi chimici tra cui lo scandio, il gadolinio o il lantanio, le cui proprietà li rendono indispensabili per realizzare prodotti di alta tecnologia.
A ciò si aggiunga l’interesse fortissimo per la costruzione di *un grande oleodotto est/ovest* che passerà proprio dall’Afghanistan, per rendere plasticamente evidente l’interesse di molte potenze occidentali a stabilizzare l’area, porre fine a guerra e attentati, e poi dialogare con il regime Talebano, come si sono affrettati a dichiarare vari membri delle istituzioni (anche – molto probabilmente – per evitare che l’immensa torta resti in esclusiva disponibilità #cinese, e in parte #russa, uniche due potenze ancora significativamente presenti a Kabul).

6️⃣ Pur tenendo conto di quanto sopra, il mio messaggio a Josep #Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza della UE, in risposta alla sua volontà di negoziare *subito* con i Talebani, è stato chiaro:
NON ORA, NON COSI.
Richiamo spesso la Dichiarazione del ’48 dicendo che i diritti umani sono *universali, indivisibili e non negoziabili*: ma la mia attenzione per il rispetto dei diritti non deve certamente farmi passare per un buonista scollato dalla realtà. La verità è che non esiste *un unico caso nella storia* nel quale – nel medio-lungo termine – sia stato premiato un regime dittatoriale rispetto a uno Stato di diritto: senza stato di diritto non si fa neppure business (se non corrompendo ed insinuandosi nelle falle del sistema, e quindi *rischiando molto*…).
Molto semplicemente, non c’è prosperità, laddove non c’è rispetto dei diritti.
Non per nulla, se pensiamo a un luogo favorevole al business pensiamo (ad esempio) al nord Europa, *non certo a qualche paesucolo governato dal dittatore di turno*.

7️⃣ Non posso essere d’accordo con chi accusa l’occidente di “neo-colonialismo culturale”, dicendo “chi siamo noi occidentali per intrometterci e dettare regole di vita in altri Paesi…?”
A queste persone auguro di non trovarsi mai in luoghi governati da bande tribali come i talebani Afghani: *donne senza diritti, gay lapidati e uccisi per strada, o ancora ragazzini frustati per il solo fatto di indossare un jeans, o bambine di 12 anni stuprate e vendute per un pugno di dollari in nome di falsi precetti religiosi*… Continuo a ritenere che – pur nel doveroso dialogo attraverso i canali diplomatici – il tema del rispetto dei diritti umani fondamentali *non possa e non debba essere stralciato dall’agenda*.
MI piace citare la scrittrice Dacia #Maraini, non certo accusabile di un approccio “neo-colonialista”, quando scrive sul #Corriere: “Finalmente in Afghanistan vediamo una protesta contro l’inaccettabile ritorno indietro rispetto alle conquiste recenti, anche se parziali, di libertà e diritti civili: immagini che mostrano le ribellioni popolari, migliaia di giovani, ma soprattutto di donne, che, a faccia scoperta, issano bandiere afghane e urlano slogan libertari.
A questo punto è assurdo continuare a parlare di valori occidentali, quasi che la libertà sia una invenzione dei ricchi bianchi, mentre i popoli poveri amerebbero e reclamerebbero il totalitarismo, il ritorno alle pene corporali tipiche del medioevo (taglio della mano, escissione, lapidazione, taglio della testa, frustate, ecc): dovremmo una volta per tutte riconoscere e asserire che i diritti civili, ovvero la libertà di parola, di pensiero, di movimento, non sono valori occidentali bensì universali.
E la religione c’entra ma fino a un certo punto: si tratta direi dell’antica e ben conosciuta volontà di potenza che gli esseri umani hanno sempre giustificato con la ‘parola divina’.
Sbagliatissimo infine parlare di democrazia da esportare, perché *in tutti gli esseri umani c’è la voglia di capire, migliorare, educarsi, applicare forme di eguaglianza*: la democrazia è una conquista umana, non dev’essere un privilegio di pochi”
Sul come raggiungere risultati concreti di maggiore libertà e democrazia, le discussioni sono ben aperte…

8️⃣ tutto ciò non può essere valutato senza considerare – come giustamente denunciato da Roberto #Saviano sempre sulle pagine del Corriere – che i talebani sono banalmente, prima ancora che dei massimalisti teocratici, *dei narcotrafficanti*: i dati sono chiari, oltre il 90% dell’eroina mondiale è prodotta in Afghanistan, e la guerra in Afghanistan
*è anche e innanzitutto una guerra dell’oppio*
“L’eroina talebana fornisce Camorra, ‘Ndrangheta e Cosa Nostra, fornisce i cartelli #russi, e rifornisce Cosa Nostra americana e tutte le organizzazioni di distribuzione in #USA”, scrive Saviano: “Tramite la rotta Afghanistan—Pakistan—Mombasa (#Kenya) i talebani riforniscono anche i cartelli di #Johannesburg in #Sudafrica, altro immenso mercato.
Forniscono eroina ad Hamas, altra organizzazione che si finanzia (anche) con hashish ed eroina, e che infatti ha comunicato:
«Ci congratuliamo con il popolo islamico afghano per la sconfitta dell’occupazione americana su tutto il territorio dell’Afghanistan e con i talebani e la loro brava leadership per la vittoria che giunge al culmine di una lunga battaglia durata 20 anni»
Queste sono apparentemente alleanze politico-ideologiche, in realtà sono patti criminali (…) Il massimo storico stimato per la produzione di oppio è stato raggiunto nel 2017, con 9.900 tonnellate, per un valore di circa 1,4 miliardi di dollari ma, come riferisce l’#UNODC, se si tiene conto del valore di tutte le droghe – hashish, marijuana ed eroina – l’economia illecita complessiva del paese, quell’anno, sale a 6,6 miliardi di dollari (…)
È paradossale: gli Stati Uniti combattevano investendo miliardi di dollari contro una guerriglia che si finanziava vendendo eroina proprio ai cittadini USA.
Il primo e il secondo mercato di eroina in Europa sono Regno Unito e Italia, e i governi occidentali *ignorano* il dibattito sulle droghe ormai da tempo immemore”. L’Afghanistan si è quindi trasformato in un narcostato: altro che “uomini di Dio e studenti del #Corano”…

9️⃣ Qualcuno ha osservato come la riconquista Taliban dell’Afghanistan *galvanizzerà l’#islam più radicale*:
come non essere d’accordo, purtroppo, con questa lettura?
Prova ne sia che lo stesso #Iran, 20 anni fa in forte tensione con l’allora Afghanistan talebano (dei Taliban uccisero dei diplomatici Iraniani, e solo un sollecito ed efficace intervento a livello di Consiglio di Sicurezza dell’#ONU scongiurò un escalation tra i due paesi) sta ora facendo *grandi manovre di avvicinamento diplomatico* verso Kabul.
Le connessioni terroristiche che hanno snodo in Afghanistan sono diverse, e che esistano rapporti tra Talebani e #AlQuaeda è più che certo. Come sottolineato da vari analisti, l’ONU nella sua attività di monitoraggio della minaccia terroristica in Afghanistan ha pubblicato rapporti annuali che confermano *il perdurante vincolo fra i due gruppi*:
nel 2020, i Talebani hanno regolarmente consultato il gruppo di #Zawahiri nel corso dei negoziati a #Doha, mentre Al Qaeda
*era presente in almeno 12 province afghane* con un numero stimato di 400-600 mujaheddin; ancora prima, nel 2019, si tenne un incontro bilaterale tra i vertici dei due gruppi, e il 23 settembre di quell’anno, a margine di una di quelle riunioni, il capo di Al Qaeda nel Subcontinente Indiano, Asim Umar, venne ucciso da un drone americano insieme ad un corriere di al Zawahiri. Infine, la rete #Haqqani, una delle correnti più agguerrite del movimento talebano, propose la creazione di un contingente di duemila uomini con il sostegno di Al Qaeda.
Ayman al Zawahiri è ritenuto nascosto nelle regioni tribali al confine col Pakistan, e se le informazioni sulla sua morte fossero confermate, a succedergli potrebbe essere Saif al Adl, attualmente *protetto a Teheran dai Guardiani della Rivoluzione iraniani*

? Diversi commentatori hanno parlato di “grande fuga dell’occidente” (ho letto ad esempio l’interessante articolo di Angela Mauro sull’Huffington, qualche giorno fa).
La presenza occidentale in Afghanistan all’epoca spaccò l’opinione pubblica, tra chi l’ha ritenuto indispensabile per fiaccare Al-Quaeda e ridurre il rischio terroristico per l’occidente, e chi ha criticato l’intervento vendendolo come l’ennesimo tentativo di “esportazione della democrazia” (su cosa penso circa questo aspetto, vedete il punto 7 sopra).
Oggi, l’occidente pare *battere temporaneamente in ritirata*, incapace di dare concretezza a quei valori nei quali, giustamente, crede, sempre più accerchiato da regimi totalitari o – per esser gentili – a “democrazia imperfetta” (#Cina, #Russia, #Iran, #Afghanistan, e anche #Turchia, ed è nuovamente da #Erdogan che dipenderà la gestione di parte dei flussi migratori generati dalle persone in fuga dall’Afghanistan…).
Il necessario rilancio dell’Alleanza #Atlantica proclamato da Biden a giugno in #Cornovaglia pare messo in discussione, con gli #USA che decidono, apparentemente, del tutto a prescindere dall’#UE, e oggi la parola chiave è solo – purtroppo – “gestione dell’emergenza”.
Nel frattempo, il Global Times cinese, tabloid vicino al regime, titola provocatoriamente: “Quello dell’Afghanistan sarà il destino di #Taiwan?”, ovvero, se il Presidente USA non ha difeso l’Afghanistan, forse non muoverà un dito in caso di invasione cinese dell’isola…?
In buona sostanza, con questa troppo frettolosa ritirata dall’Afghanistan l’occidente rischia di giocarsi molto più di Kabul…
Concludo quindi questo lungo post con una domanda: come/quando *ritrovare una prospettiva*, una visione, ritirando fuori dal cassetto *l’orgoglio e i valori delle grandi democrazie*, che hanno fatto davvero la differenza nei momenti più critici della storia dell’occidente…?

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