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SPOPOLAMENTO, BASILICATA A PICCO

Con la Sardegna è la regione italiana in cui si è persa più popolazione. Donne lucane: bassa fecondità ed età media del parto tra le più alte d’Italia (33,1 anni)

Al 1° gennaio 2024 la popolazione residente in Italia è pari a 58 milioni 990mila unità, dati provvisori, in calo di 7mila unità rispetto alla stessa data dell’anno precedente (-0,1 per mille abitanti). Confermando quanto già emerso nel 2022 (-33mila unità) prosegue il rallentamento del calo di popolazione che, dal 2014 al 2021 (-2,8 per mille in media annua), ha contraddistinto il Paese nel suo insieme. Come dai dati diffusi dall’Istituto nazionale di statica, la variazione della popolazione nel 2023 rivela un quadro eterogeneo tra le ripartizioni geografiche. Nel Mezzogiorno la variazione è negativa, peraltro consistente nella misura del -4,1 per mille. Nel Nord, invece, la popolazione aumenta del 2,7 per mille. Stabile quella del Centro (+0,1 per mille). A livello regionale, la popolazione risulta in aumento soprattutto in Trentino-Alto Adige (+4,6 per mille), in Lombardia (+4,4 per mille) e in Emilia-Romagna (+4,0 per mille). Le regioni, invece, in cui si è persa più popolazione sono la Basilicata (-7,4 per mille) e la Sardegna (-5,3 per mille).

FECONDITÀ: IN BASILICATA CALENDARIO RIPRODUTTIVO POSTICIPATO

Il Trentino-Alto Adige, con un numero medio di figli per donna pari a 1,42, continua a detenere il primato della fecondità più elevata del Paese, sebbene sia tra le regioni con la variazione negativa maggiore rispetto al 2022 (1,51). Seguono Sicilia e Campania, con un numero medio di figli per donna rispettivamente pari a 1,32 e 1,29 (contro 1,35 e 1,33 nel 2022). In queste tre regioni le neo-madri risultano mediamente più giovani che nel resto del Paese: 31,7 anni l’età media al parto in Sicilia; 32,2 anni in Trentino-Alto Adige e Campania. La Sardegna continua a essere la regione con la fecondità più bassa. Stabilmente collocata sotto il livello di un figlio per donna per il quarto anno consecutivo, nel 2023 si posiziona a 0,91 figli (0,95 nel 2022). La precedono altre due regioni del Mezzogiorno: la Basilicata, dove il numero medio di figli per donna scende da 1,10 nel 2022 a 1,08 nel 2023; il Molise rimasto stabile a 1,10. La Sardegna e la Basilicata sono, insieme al Lazio, le tre regioni in cui il calendario riproduttivo risulta più posticipato, con età medie al parto rispettivamente pari a 33,2, 33,1 e 33 anni. Nel Mezzogiorno, pertanto, coesistono regioni con più alta fecondità (Sicilia, Campania e Calabria) e regioni con livelli minimi (Sardegna, Basilicata e Molise). MIGRAZIONI Nel 2023 i trasferimenti di residenza tra Comuni italiani sono stati un milione 444mila, in calo dell’1,8% rispetto al 2022. Il Mezzogiorno si conferma, anche nel 2023, l’area del Paese in cui le partenze non vengono rimpiazzate da altrettanti arrivi: sono circa 407mila gli individui che nel corso dell’anno si sono trasferiti da un Comune meridionale a un altro Comune italiano (anche dello stesso Mezzogiorno), mentre sono poco più di 344mila i flussi che hanno visto un Comune del Mezzogiorno quale meta di destinazione. Tale dinamica ha genera- to, per il complesso della ripartizione, un saldo negativo di -63mila unità (-3,2 per mille abitanti). La perdita di popolazione del Mezzogiorno dovuta agli spostamenti tra i Comuni riguarda tutte le regioni dell’area, in particolare la Basilicata e la Calabria, per le quali il tasso migra- torio è rispettivamente del -6,2 per mille e del -5,3 per mille. Seguono il Molise (- 4,8 per mille) e la Campania (-3,7 per mille).

Di A.Carponi

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