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INTERVENTO DELLA PRESIDENTE GIORGIA MELONI : FIRMA DELL’ACCORDO PER LO SVILUPPO E LA COESIONE TRA IL GOVERNO E LA REGIONE BASILICATA

Io so che questa Regione ha un grande valore da dimostrare ancora e noi faremo tutto quello che possiamo fare per darle una mano ad avere le condizioni di base per dimostrarlo

È GIUSTO INFORMARE 

Firma dell’Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Regione Basilicata

25 Marzo 2024

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento a Potenza durante la cerimonia di Firma dell’Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Regione Basilicata.

https://youtu.be/QmqNEGS0i28 

Gallerie

Firma dell’Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Regione Basilicata, intervento del Presidente Meloni

Lunedì, 25 Marzo 2024

Buonasera a tutti i sindaci, grazie di essere qui.

Grazie al Presidente Vito Bardi, è splendido questo colpo d’occhio che ho adesso alla mia sinistra. Un saluto ai parlamentari, a tutte le Autorità presenti.

Un ringraziamento al Ministro Fitto – è quello che ha in mano i cordoni della borsa, lei capisce, quindi è bene trattarlo bene. Sto scherzando chiaramente -, anche al Ministro Casellati, che salutiamo e ringraziamo. 


Il Presidente Bardi ha spiegato molto della ragione per la quale noi siamo qui oggi per firmare un Accordo di coesione tra il Governo nazionale e la Regione Basilicata. 

Questo è il diciassettesimo Accordo che noi firmiamo secondo questa iniziativa e questo lavoro molto complesso che ci ha portato, appunto, a sottoscrivere Accordi con tutte le Regioni italiane, con le Province autonome. 

È un Accordo molto importante, però voi mi consentirete di fare mezzo passo indietro e tentare di spiegare la ratio che ci ha portato fin qui. I Fondi di sviluppo e coesione sono, per antonomasia, le risorse che servono a combattere le disparità tra i territori e in Italia di disparità e di divari sappiamo di averne diversi – i grandi divari, quello tra Nord e Sud, quello tra la costa tirrenica e la costa adriatica, ma anche i divari all’interno delle singole regioni tra le città e le aree interne. Quindi i Fondi di sviluppo e coesione sono Fondi particolarmente preziosi per noi, solo che quando siamo arrivati al Governo, e il Ministro Fitto ha avviato una ricognizione con tutte le Regioni e con le Province autonome, per capire lo stato d’attuazione di queste risorse, ci siamo resi conto che una discreta parte di queste risorse esisteva ma alla fine non arrivava a terra. Per dare un dato, sul precedente ciclo di programmazione, quello tra il 2014 e il 2020, c’erano complessivamente a disposizione dei territori circa 126 miliardi di euro: nel 2022 ne erano stati spesi circa 47. Ora, voi capite che, in una Nazione come la nostra che di divari ne ha molti e di risorse ne ha poche, noi non possiamo esattamente permetterci che miliardi che servono a costruire quello che è fondamentale, perché tutti i cittadini abbiano le stesse condizioni di partenza per poi dimostrare il loro valore, non arrivassero queste risorse a terra. 

Quindi con i Presidenti delle Regioni – e quindi ringrazio anche il Presidente Bardi – abbiamo cominciato a ragionare di come si potesse rendere più efficace questo strumento. All’esito di questa ricognizione abbiamo varato un decreto che si chiama Decreto Sud, con il quale riorganizziamo i Fondi di sviluppo e coesione e istituiamo gli Accordi di coesione. 

Questi Accordi di coesione hanno delle importanti novità. La prima di queste novità è che noi finanziamo progetti che vengono proposti dalle Regioni, ma che sono condivisi dal Governo nazionale. Non lo facciamo chiaramente per limitare l’autonomia dei singoli territori, lo facciamo per mettere in rete la strategia di una regione con il lavoro che fanno le altre, quindi iscrivere quella strategia in una strategia complessiva di sviluppo della nazione. 

In secondo luogo abbiamo stabilito dei principi per i quali non si rischia più che queste risorse vadano disperse, la possibilità di attivare i poteri sostitutivi quando dovessero esserci inadempimenti o difficoltà nell’attuazione di queste risorse e anche l’ipotesi di definanziamento – cioè, se un’opera che è stata finanziata rischia di non essere messa a terra, quelle risorse invece di disperderle le riprendiamo e le destiniamo a altro, perché tutto deve arrivare ai cittadini. 

Dopodiché, diamo un importante sostegno alle Regioni perché, come raccontava il Presidente Bardi, nell’Accordo di coesione noi inseriamo anche le risorse che per le Regioni sono necessarie a cofinanziare i programmi europei. Perché lì c’è un altro problema, adesso ci stiamo lavorando, ma c’è un altro problema, altre risorse che non sempre arrivano tutte quante a terra, ma c’è un problema strutturale che è di bilancio, nel senso che molto spesso alle Regioni manca la quota di cofinanziamento da destinare e anche quando avessero quella quota di cofinanziamento, se il Governo nazionale trasferisce le risorse che servono a cofinanziare i programmi europei, chiaramente si libera uno spazio importante di bilancio che si può dedicare alle priorità del territorio.

Questo è il lavoro che abbiamo fatto sul Fondo di sviluppo e coesione, che è un lavoro fatto in parallelo anche col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Perché altro tema, noi abbiamo il Fondo di sviluppo e coesione, abbiamo i Fondi strutturali europei, abbiamo il PNRR. In alcuni casi tutte queste fonti di finanziamento non si parlano tra di loro e magari si sovrappongono o magari operano diversi finanziamenti sulla stessa materia e ci sono materie che invece non sono minimamente presidiate. Non è un caso che quando io ho 
formato il governo ho deciso di dare una competenza unica che riguardasse Fondi di coesione, Fondi europei, PNRR allo stesso ministro, perché serve una strategia complessiva. Poi ogni obiettivo si finanzia con lo strumento che è più adeguato a quell’obiettivo, ci tornerò parlando di sanità, ma tutto insieme deve costruire una strategia. 

E consentitemi di dire due parole anche sul PNRR, perché PNRR è un’altra grande occasione per l’Italia e siccome tante volte si è detto che l’Italia, che aveva il più imponente piano legato al Next Generation EU, non sarebbe stata in grado probabilmente di mettere a terra quelle risorse e a maggior ragione lo si è detto quando il nostro Governo si è insediato, che con il Governo Meloni non sarebbe stato possibile mettere a terra i soldi del PNRR, che anzi se si fosse tentato di rinegoziare il PNRR sicuramente si sarebbero persi i soldi. Le cose non sono andate così, fortunatamente, ma anche perché ci abbiamo parecchio lavorato. Le cose sono andate e stanno andando molto bene, quindi io devo ringraziare ovviamente tutti i livelli istituzionali, perché poi il lavoro o lo riusciamo a fare tutti quanti insieme o non si riesce a mettere anche qui a terra con la velocità che in particolare il PNRR richiede, ma noi nel 2023 abbiamo completato gli obiettivi della terza rata e ottenuto il pagamento della terza rata, completato gli obiettivi della quarta rata e ottenuto il pagamento della quarta rata, completato gli obiettivi della quinta rata, siamo la prima nazione europea ad aver presentato gli obiettivi della quinta rata e mentre facevamo tutto questo abbiamo anche rinegoziato il PNRR, perché anche questo si poteva e anzi si doveva fare. Perché? Punto primo perché da quando il primo PNRR è stato scritto ad oggi è cambiato il contesto. Non c’era ad esempio il conflitto in Ucraina e siccome le risorse, il PNRR e tutto quello che noi abbiamo sono strumenti e quegli strumenti si devono adeguare ai bisogni, quando il contesto muta ti devi mettere in discussione. Noi abbiamo rivisto il PNRR non solo per modificare alcune priorità, ma anche per mettere in sicurezza alcuni provvedimenti che con le tempistiche molto stringenti dei tempi del PNRR anche qui si rischiava di perdere.

Ho letto alcune fantasiosi ricostruzioni, per esempio in materia di sanità, in materia di ospedali, secondo le quali il Governo avrebbe definanziato gli ospedali, noi non abbiamo definanziato proprio niente. Noi abbiamo modificato le fonti di finanziamento, in alcuni casi, nei quali altrimenti mantenendo quei provvedimenti all’interno del PNRR, con i tempi del PNRR, si rischiava che quei provvedimenti semplicemente non si facessero e che quelle risorse tornassero indietro alla Commissione europea. Quindi in alcuni casi abbiamo portato nel PNRR i provvedimenti che erano di più veloce attuazione e portato da altre fonti di finanziamento che erano meno stringenti sulle tempistiche cose che stavano nel PNRR.

Obiettivo? Spendere tutto. Ma le risorse sulla sanità, ad esempio, sono aumentate. Non dico semplicemente perché, al di là di quello che abbiamo anche qui letto, in alcune bizzarre ricostruzioni quest’anno, con la Legge di bilancio, il Fondo Sanitario arriva al suo massimo storico. Non ci sono mai stati 136-137 miliardi di euro sul Fondo della Sanità. Per capirci, quando noi eravamo travolti dal Covid, il Fondo Sanitario viaggiava tra i 121 e i 122 miliardi di euro, ma quando abbiamo rinegoziato il PNRR abbiamo liberato ulteriori 750 milioni che vanno alla sanità, così come molte altre cose importanti anche per questo territorio abbiamo fatto con quella rimodulazione del PNRR. 21 miliardi di euro liberati di questi 12 vanno alle imprese.

Perché noi ci dobbiamo ricordare una cosa, il Presidente Bardi lo diceva bene, non è lo Stato che crea ricchezza, lo Stato non crea ricchezza, lo Stato non crea lavoro per decreto, non abolisce la povertà per decreto, no.

Sono le aziende con i loro lavoratori che producono ricchezza. Quello che spetta allo Stato è mettere le aziende con i loro lavoratori nella condizione di produrre ricchezza al meglio, perché più quella ricchezza viene prodotta e più anche lo Stato ne avrà il ritorno. Lo scorso anno noi abbiamo avuto un aumento di gettito di 26 miliardi che è dato dall’aumento di occupazione che pure abbiamo registrato, perché obiettivamente in una situazione molto complessa che l’Italia e tutta la comunità internazionale stanno affrontando, la nostra economia sta dando dei segnali che sono molto incoraggianti, ci sono dati belli, positivi, che ci spingono anche a continuare a fare meglio, che ci dicono che c’è questa voglia di superare anche una fase difficile, lo vediamo con i dati sull’occupazione. Noi abbiamo attualmente record d’occupazione, record di numero d’occupati, record di contratti stabili, record di lavoro femminile. Una grande sfida, lo diceva il Presidente Bardi in rapporto alla natalità. Quando noi ci siamo concentrati sul tema, per esempio, delle donne e della natalità, ci siamo concentrati soprattutto sulle madri lavoratrici, perché io credo che la grande sfida della parità, delle pari, non dico opportunità, ma delle pari libertà, sia quella, per esempio, per tante donne di non dover ancora scegliere tra due forme di realizzazione che devono essere perfettamente compatibili, che sono l’eventuale desiderio di essere madre e la legittima aspirazione ad avere un posto di lavoro, una carriera e a poter crescere anche in quell’ambito. Si può fare anche questo, dipende dove concentri le risorse. L’aumento dell’occupazione legato anche all’aumento dell’occupazione femminile, è un dato che ci deve incoraggiare a fare molto di più e poi abbiamo visto il tema dei salari con una dinamica nell’aumento dei salari che si è registrato nell’ultimo anno e che erano stati per molto tempo tragicamente fermi in Italia che pure è interessante anche lì,  abbiamo concentrato le risorse che avevamo soprattutto su queste materie, si è visto con l’abbattimento del cuneo contributivo, lo vediamo con l’Istat che ci dice che diminuisce in Italia il rischio della povertà, per dire dei dati che ci devono spronare a fare meglio, a fare di più. Abbiamo, non che mi abbia mai appassionato il parametro, ma questo spread famoso, che c’è la differenza tra l’economia tedesca e quella italiana, sta al minimo da due anni a questa parte, c’è una dinamica molto interessante che pure secondo me va guardata che riguarda i titoli di Stato italiani, perché i titoli di Stato italiani e la risposta che hanno i titoli di Stato offre la dimensione di come fuori dai confini nazionali è vista la solidità della nostra economia. L’ultima volta che noi abbiamo piazzato dei titoli di Stato sul mercato estero, c’erano disponibili 10 miliardi di euro, sono arrivate richieste per 155 miliardi di euro. Oggi l’Italia è una Nazione sulla quale gli altri vogliono investire. Se tu pensi a dove mettere in sicurezza i tuoi risparmi, pensi all’Italia. E questo è un dato straordinario, del quale noi dobbiamo essere consapevoli. Chiaramente non sto dicendo va tutto bene, no, per niente, però sto dicendo che ci sono delle scintille che ci fanno capire che il famoso declino che noi abbiamo pensato fosse un destino in realtà non è un destino, è una scelta che si può ribaltare.

C’è un’altra cosa interessante che vi racconto sui titoli di Stato che sono i BTP Valore. Noi abbiamo istituito – questa è stata un’intelligente intuizione del Ministro Giorgetti – questi titoli di Stato dedicati ai piccoli risparmiatori italiani. In tre emissioni hanno raccolto 53 miliardi di euro e anche questo è molto interessante, secondo me molto bello, in primo luogo perché il BTP Valore è uno strumento che consente a noi di mettere a disposizione dei risparmiatori italiani in un tempo nel quale l’inflazione è alta insomma e i soldi sono sempre a rischio, uno strumento nel quale mettere al sicuro i loro risparmi. Ma anche perché il mio obiettivo è rimettere più parte possibile del debito pubblico italiano in mani italiane, perché più il nostro debito ce lo abbiamo in mano noi e più noi siamo padroni del nostro destino. Allora ci sono delle cose interessanti.  

Il Presidente Bardi parlava dell’inflazione. Sempre tra mille difficoltà, lo dico sempre in punta di piedi, però leggevo l’altro giorno – perché lo pubblicava un giornale e quindi non è un dato che ha tirato fuori il governo – che l’Italia oggi è tra le Nazioni del G7 – che tra l’altro presiede quest’anno – la Nazione che ha il tasso di inflazione più basso. 

Quindi noi dobbiamo continuare a correre e a lavorare bene. Dobbiamo continuare a farlo tutti insieme. Questa Nazione deve avere la forza, la capacità di marciare tutta nella stessa direzione, perché davvero possiamo costruire qualcosa di molto diverso da quello a cui pensiamo di essere abituati. Un’Italia che deve essere sempre un po’ fanalino di coda, un’Italia che in tutte le classifiche internazionali sta sempre agli ultimi: non è così. Noi adesso nelle classifiche internazionali scaliamo, scaliamo, scaliamo, in alcuni casi ai primi posti, in alcuni casi stiamo risalendo. Lo stiamo facendo tutti insieme. Chiaramente bisogna concentrare le poche risorse che si hanno sulle cose importanti. Allora, dicevamo il PNRR: 12 miliardi di euro sulle imprese. 

L’agricoltura. Non abbiamo avuto, Presidente Bardi, bisogno di vedere i trattori in piazza per sapere che il nostro comparto agricolo era in forte difficoltà. Conosciamo il contesto nel quale gli agricoltori operano, che è il contesto di costi di produzione che aumentano, prezzi di vendita che diminuiscono, con scelte che sono state fatte, anche particolarmente dal livello europeo che in alcuni casi hanno pensato che la transizione verde si dovesse fare, non dico senza gli agricoltori, ma proprio contro gli agricoltori in alcuni casi, che è una follia, perché chi pensa di poter difendere l’ambiente senza chi difende l’ambiente perché dall’ambiente trae il suo profitto, semplicemente non sa di che cosa sta parlando. Vi racconto una cosa molto bella. In Europa uno dei tanti dossier che creavano enormi difficoltà al nostro sistema era quello sul packaging, sul tema del riciclo della plastica e quant’altro. Quando siamo arrivati al governo eravamo forse l’unica Nazione che si batteva contro questa direttiva che avrebbe fatto strali di una eccellenza tutta italiana che noi avevamo nel contempo costruito. Piano piano abbiamo cominciato a lavorarci tutti, ci ha lavorato il governo, ci hanno lavorato parlamentari dell’opposizione che erano relatori in Europa, ci hanno lavorato i funzionari, ci hanno lavorato le associazioni. Ci abbiamo lavorato tutti. Alla fine ci siamo portati dietro molti altri Paesi che hanno cominciato a vedere le cose come noi, siamo riusciti a salvare il nostro comparto e a far fare una direttiva che fosse sostenibile, fatta decisamente meglio. 

Così come io vengo da un Consiglio europeo – parlando sempre più nello specifico di agricoltura – nel quale ho chiesto un dibattito proprio sul tema dell’agricoltura in Europa e del sostegno al mondo agricolo. Le conclusioni del Consiglio riportano alcune cose molto importanti in tema di revisione della politica agricola comune, sburocratizzazione, sostegno alle filiere, che è anche quello che abbiamo fatto noi con il PNRR, perché di questi 3 miliardi in più che mettiamo sull’agricoltura, 2 sono sui contratti di filiera, quindi per sostenere le filiere. E siamo riusciti nel Consiglio europeo a far inserire anche il riferimento alla possibilità che la Commissione europea proroghi il regime degli aiuti di Stato in agricoltura – che altrimenti scadrebbe adesso a fine giugno -, che per noi è un altro elemento fondamentale. Cioè quando si portano posizioni sostenibili, credibili e si cercano di dialogare seriamente con gli altri, alla fine dei risultati arrivano a casa.

Questa era una parte della premessa per dire perché siamo qui. Perché certo, io posso arrivare e dire “allora signori siamo venuti qui, abbiamo 950 milioni per la Regione Basilicata”, siamo tutti contenti e andiamo via. Ma a me piace condividere la strategia che mettiamo in campo, perché a questa Nazione spesso sono mancate proprio le grandi strategie. Ma le strategie funzionano solamente se, come dicevo, tutti remiamo nella stessa direzione.

Ci sono tante strategie che questa Nazione può mettere in campo, anche riprendendo quelle che sono le sue specificità: il suo posizionamento geostrategico; la grande infrastruttura del mare, che non abbiamo mai considerato adeguatamente, Noi siamo una piattaforma nel Mediterraneo; abbiamo la crisi energetica oggi e siamo i dirimpettai dell’Africa, e il Sud Italia è potenzialmente il più grande produttore di energia e di energia pulita. In Europa c’è un problema? Forse lo può risolvere il Sud Italia, con i giusti investimenti, credendoci tutti quanti insieme, con un lavoro che va fatto soprattutto sul piano infrastrutturale e che noi cerchiamo di fare anche con questo Accordo di coesione. E arrivo al tema di oggi, perché davvero altrimenti divento troppo lunga. Però grazie per avermi ascoltato. 

La Basilicata, dicevamo, è la diciassettesima Regione a firmare questo Accordo di coesione. Noi mobilitiamo complessivamente con questo Accordo 945 milioni di euro, di cui circa 83 erano stati già anticipati nel 2021.

Sono ovviamente risorse imponenti che servono a finanziare diversi progetti e linee di azione e che complessivamente riusciranno ad attivare investimenti per circa 970 milioni di euro, quindi viaggiamo verso il miliardo di risorse.

Ci diamo alcune priorità. La prima di queste priorità sono le infrastrutture. Su questo sono abbastanza un “disco rotto” come si sa. Io penso – l’ho detto già altre volte – che ci siano due modi per combattere il divario del Sud. C’è il modello reddito di cittadinanza e c’è il modello, secondo me, infrastrutture di cittadinanza.
Qual è la differenza? Che il modello del reddito di cittadinanza, indipendentemente da come la si pensi, è un modello che in qualche maniera parte dal presupposto che io non posso fare molto per lo sviluppo di questo territorio. Le cose stanno così: non si può combattere, non si può migliorare; posso aiutarti a stare un po’ meglio in una condizione che non posso migliorare. Io non sono d’accordo su questo. Io penso che invece questi territori non siano territori il cui destino è segnato. Penso che il destino di questi territori dipende da quanto credi in questi territori. E quindi la grande sfida è quella delle infrastrutture. Le infrastrutture sono lo strumento che definisce la tua possibilità di competere ad armi pari. Allora io non immagino un Mezzogiorno d’Italia dove tu devi arrivare e fare assistenza, io immagino un Mezzogiorno d’Italia orgoglioso che dice ‘mi devi dare le stesse opportunità che hai dato agli altri e poi me la vedo io. Poi vediamo chi vale e vediamo chi non vale’. Io l’ho sempre visto così il Mezzogiorno d’Italia. 

E allora la spesa infrastrutturale fa tutta la differenza. E non a caso in tutte le Regioni del sud poi diventa sempre il primo tema sul quale decidiamo di mettere le risorse. Qui ci sono, e forse è la parte più significativa in termini di risorse che vengono investite di tutto l’accordo di coesione, complessivamente 200 milioni di euro di euro sulla messa in sicurezza del sistema aviario lucano, ma c’è anche il trasporto ferroviario. Tra i progetti finanziati c’è l’ammodernamento e l’ampliamento della rete ferroviaria interna alla zona industriale di Ferrandina, per dotare il polo strategico per la logistica retroportuale di un collegamento con la rete RFI. Ci sono le risorse per l’acquisto di due nuovi treni a trazione elettrica per il trasporto passeggeri e l’introduzione del sistema di bigliettazione elettronica nel trasporto pubblico locale. C’è il trasporto aereo, lo diceva il Presidente Bardi: prevediamo in particolare un progetto di elisuperfici per il trasporto di persone di merci attraverso elicotteri, attraverso droni, soprattutto per rendere più facilmente raggiungibili le aree industriali, perché la velocità nell’industria, nella produzione, fa la differenza, come in tutto il resto in questo tempo, ma particolarmente per chi deve produrre ricchezza. 

Vale poi circa 140 milioni di euro il capitolo che viene destinato alle politiche ambientali, pacchetto molto articolato di interventi, tra questi: l’efficientemente del sistema idrico regionale – il Presidente Barri l’ha detto molto bene, la grande risorsa dell’acqua che particolarmente nel Sud Italia rischia una dispersione e necessita disperatamente di ammodernamento e voi sapete che su questo il Governo si è dedicato con provvedimenti specifici -, il completamento dell’impiantistica dei rifiuti, la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. 

Questa è un’altra grandissima questione e questa è una questione per la quale io voglio ringraziare il Presidente della Regione perché abbiamo condiviso questo obiettivo. Le risorse sulla messa in sicurezza del territorio di solito sono le ultime che si spendono. Sono le ultime che si spendono per una ragione, perché di solito non danno il moltiplicatore che altri investimenti possono dare. Io racconto sempre questa storia molto affascinante, che per me è stata abbastanza illuminante, è una storia di un sindaco giapponese che nel 1967 decide di erigere una barriera anti-tsunami nella sua città per la quale investe l’equivalente che oggi sarebbe più o meno 25 milioni di euro. Praticamente viene linciato dalla popolazione, nel senso che tutti a dire ‘stai buttando i soldi dei cittadini, quest’opera è mostruosa, non serve a niente’. Quando nel 2011 c’ stato lo tsunami in Giappone, l’unica città che non ha avuto morti era Fudai, la città nella quale questo sindaco nel 1967 aveva costruito la barriera anti-tsunami. Oggi l’allora sindaco di Fudai è un eroe praticamente nazionale in Giappone, è sicuramente un eroe nella sua città, solo che intanto è morto, perché quando ha finito di costruire la barriera antitsunami si è dovuto dimettere al tempo. Allora i soldi che si spendono per la messa in sicurezza del territorio non sempre vengono compresi perché tu non vedi il risultato. E se quelle risorse hanno funzionato, e quindi tu non avrai l’eventuale disastro che altrimenti si sarebbe potuto materializzare, non si saprà mai che hai risolto un problema. È la ragione per la quale di solito la messa in sicurezza del territorio finisce tra le ultime priorità. Però i politici che hanno una coscienza i soldi su questo ce li devono mettere, perché poi non saprai mai se hai salvato la vita a qualcuno, ma almeno ce l’hai provato.

C’è poi un importante capitolo che è dedicato alla riqualificazione urbana, interventi sugli immobili di proprietà pubblica. Complessivamente qui investiamo circa 135 milioni di euro. Tra questi cito su tutti il consolidamento statico di uno dei simboli di Potenza che è il ponte Musmeci, il famoso ponte sul Basento che è da sempre considerato un gioiello dell’architettura contemporanea. 

Parliamo di giovani, di diritto allo studio, del resto siamo dentro l’università. Saluto e ringrazio il magnifico Rettore. E qua, a partire dal tema della realizzazione di uno studentato a Potenza per accogliere gli studenti fuori sede, vogliamo che la Basilicata sia sempre più attrattiva anche al di fuori dei suoi confini regionali. 

Poi lo sport, con un piano sulle strutture sportive pubbliche che permetterà, tra l’altro, di dotare potenza di un centro federale del nuoto ad alta specializzazione, di adeguare dal punto di vista sismico il PalAlberti di Lauria, struttura importante per il territorio, compromesso, come voi sapete, dalla tromba d’aria del 2019. E nel dirlo mi consentirete anche di mandare un grande abbraccio alla famiglia di Giovanna Pastoressa, che morì a 28 anni proprio a seguito della tromba d’aria e ai danni che ebbe il PalAlberti. 

Poi c’è il capitolo sul sostegno alla competitività del nostro sistema produttivo. Anche qui, ne abbiamo già parlato, quasi 160 milioni di euro, di questi oltre 85 vanno al piano di rilancio del sistema produttivo regionale che prevede misure di sostegno agli operatori economici lucani, l’attrazione di nuovi investimenti anche attraverso pacchetti agevolativi integrati, contratti di sviluppo a valenza regionale, accordi di programma nazionali. Ci sono anche circa 40 milioni di euro per le infrastrutture nelle zone produttive regionali – torniamo al tema -, e 30 milioni per l’ampliamento della zona artigianale di Policoro, che è dal nostro punto di vista e dal punto di vista del Presidente un’area ideale per lo sviluppo dell’attività retroportuale, quindi una realtà della quale vogliamo che possano beneficiare anche le imprese del metapontino. 

Non dimentichiamo, dicevo, la sanità, uno dei temi che incidono in più sulla vita dei cittadini. Nell’Accordo ci sono 35 milioni di euro dedicati alla realizzazione del Polo Unico della Salute di Lagonegro.

Quindi vedete che c’è un po’ tutto. Delle priorità che noi consideriamo essere tali: infrastrutture, trasporti, ambiente, riqualificazione urbana, giovani, diritto allo studio, sport, imprese, lavoro, salute. Le priorità.

Ora, questo lavoro chiaramente – e concludo -si inserisce in un lavoro ancora più ampio, che anche qui io considero molto importante. Il Presidente Bardi si riferiva alla Zona Economica Speciale. Penso che voi sappiate che questo governo è riuscito a trattare con la Commissione europea l’istituzione in tutto il Mezzogiorno di un’unica Zona Economica Speciale. Voi sapete che le Zone Economiche Speciali sono delle aree nelle quali chi investe ha una serie molto importante di agevolazioni, di semplificazioni amministrative – la famosa autorizzazione unica – e una serie molto importante di incentivi agli investimenti. Noi abbiamo nel Sud oggi diverse piccole e medie Zone Economiche Speciali. Noi abbiamo trattato con la Commissione europea il fatto che tutto il Sud diventa un’unica Zona Economica Speciale. Significa che chi viene a investire qui è incentivato rispetto a chi investe in altre Regioni italiane. Perché? Perché così riesci a riallineare il divario. E quando riallinei il divario, e questo è il punto, allora finalmente tutti quanti possono competere ad armi pari e dimostrare il loro valore. 

Io so che questa Regione ha un grande valore da dimostrare ancora e noi faremo tutto quello che possiamo fare per darle una mano ad avere le condizioni di base per dimostrarlo.

Vi ringrazio, grazie mille

#sapevatelo2024

 

 

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