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CSX, I 5S ALLO SCONTRO CDX, L’ALLARGAMENTO

L’analisi di Massimo Dellapenna

Il centrodestra aveva da tempo definito il perimetro della coalizione. Esattamente come avevamo previsto, ha indicato Bardi come candidato presidente ed ora è pronto a partire per tornare a governare da via Verrastro. Come sempre accade nel centrodestra le discussioni si fermano quando i leader decidono. I primi ad uscire con una vocazione verso la vittoria, non a caso, sono stati parlamentari e dirigenti di Fratelli d’Italia che invocano la loro centralità nella prossima legislatura. Nel frattempo, con una spinta tatarelliana, il Generale Bardi si accinge ad andare oltre il Polo. Italia Viva è già pronta ad unirsi, mentre Azione aspetta alla finestra con Marcello Pittella che avrebbe già avviato un dialogo nazionale con i partiti del centrodestra ed, in particolar modo, con Forza Italia.

I NERVI A FIOR DI PELLE A SINISTRA

Aria diametralmente opposta si respira nel centrosinistra. Ad aprire le danze delle rivendicazioni è stato proprio il Movimento Cinque Stelle. Questa volta non sono i leader nazionali né i parlamentari ma direttamente la base del Movimento, guidata da Gildo Claps che rivendica un metodo differente e uomini diversi. In una lettera inviata alla Schlein e a Conte i militanti del Movimento scrivono che «quello che è stato fatto in Sardegna non deve, però, creare l’illusione che bastino un’alleanza o accordi politi- ci per essere credibili. Ci vogliono idee, coerenza, storie personali libere e coraggiose perché si torni a credere che la politica possa rispondere alle povertà e alla sottrazione di diritti, cominciando dai diritti alla salute, al lavoro, allo studio, e possa contrastare le mille forme di sfruttamento dei territori». E aggiungono che «l’unico nome fin qui emerso è un nome divisivo e dal percorso professionale e politico ambiguo, che ha impedito una convergenza simile a quella concretizzatasi in Sardegna».

L’IRA DI CHIORAZZO

Parole al vetriolo che hanno scatenato l’ira funesta di Chiorazzo che non sarà Pelide ma sicuramente è dalla penna veloce. Il beato Angelico qualche giorno fa aveva liquidato come «vicende interne ai partiti» le parole che Conte aveva avuto nei suoi confronti. Oggi va più diretto alla meta e, su Facebook scrive: «Ho letto di un documento che sta circolando che ad un certo punto fa riferimento a me indicandomi come nome “dal percorso professionale e politico ambiguo”. Io capisco che la politica sia abituata a questi modi di fare, ma io no. È legittimo, ci mancherebbe altro, che ognuno avanzi la propria proposta politica e la propria candidatura: è la forza della democrazia. Spiace che, siccome non si può dire che ci sono differenze enormi di tipo programmatico nel centrosinistra, si debba ricorrere a questa pratica del fango e della calunnia che si muove come il famoso venticello, per giustificare le proprie mire. Si facciano tutte le critiche di questa terra alla nostra proposta e anche a me personalmente, ma gentilmente evitando di definire la mia esperienza professionale, come quella politica, “ambigua”. Tutta la mia storia è alla luce del sole, tutto è sempre stato svolto in trasparenza, e sono fiero di essere partito un giorno da Senise e di essere tornato nelle mie terre da cooperatore in mezzo ad altri cooperatori. La mia attenzione verso quelli che potremmo definire “gli ultimi” ha caratterizzato il mio percorso, da sempre. Senza alcuna ambiguità. Rivendico il mio e il nostro cammino». Ci viene voglia di stringere la mano al re delle Coop per questa sua affermazione. Al di là delle posizioni politiche diverse questa terra non può più rimanere ostaggio verbale di persone che vivono cariche di rancore e utilizzano l’allusione come strumento di comunicazione. Sottoscriviamo ad una ad una le parole di Chiorazzo. È lecito avere idee diverse dalle sue, è giusto contrapporsi ma questa macchina del fango deve cessare e deve fermarsi.

LA SPERANZA È L’ULTIMA A MORIRE

Mentre si accinge ad essere celebrata l’ennesima liturgia della Direzione Nazionale del Partito Democratico che, sembrerebbe essere disponibile ad immaginare nominativi diversi da quelli del re delle Coop, l’ultimo giapponese in difesa di Chiorazzo è Roberto Speranza. Qualcuno inizia a dire che la Schlein gli avrebbe detto che se vuole guidare strategicamente la coalizione deve candidarsi, Conte avrebbe dato anche la sua disponibilità ma il nostro Roberto non avrebbe dato la sua. Vuole calcare la scena da regista e non da attore. Così un’eventuale sconfitta non sarebbe attribuibile a lui. Certo è che, se il Pd dovesse fare dei nominativi diversi da Chiorazzo ovvero accettare qualcuno dei nomi proposti dal Movimento Cinque Stelle ci si potrebbe trovare da- vanti ad un “campo largo” con un candidato presidente diverso dai desiderata e dalle strategie di Speranza. A quel punto sarebbe l’ex ministro a dover scegliere tra la fedeltà al suo progetto e quella al suo Partito.

BOSCHI: «ITALIA VIVA DECIDE CASO PER CASO»

Sollecitata sulla vicenda lucana con il paragone con quanto sta per accadere in Abruzzo e in Piemonte (do- ve IV corre con il centrosinistra e con il M5S) l’On. Boschi ha esplicitamente detto che «il suo Partito decide caso per caso e che in Basilicata ci sono due ottimi consiglieri regionali che sono in grado di scegliere la posizione migliore». Che l’elettorato di Italia Viva sia molto lontano da Chiorazzo emerge, però, esplicitamente dalla pagina social dello stesso candidato di Basilicata Casa Comune. Fausto De Maria (segretario regionale di IV) ha pubblicato sul profilo social di Chiorazzo una foto con Boccia e un testo nel quale condivideva le parole dell’ex presidente della Regione sull’esigenza di chiudere un accordo unitario del centrosinistra a sostegno del leader di BCC. La sua dichiarazione di condivisione è stata sommersa di critiche «dato che sei anche il mio presidente Regionale di partito, credo sia giusto precisare che queste tue parole sono frutto di un tuo pensiero personale», scrive la consigliera comunale di Corleto Magaldi a dimostrazione che i moderati lucani non hanno alcuna intenzione di unirsi alla coalizione “antidestra” nata solo con questo scopo. Tra pochi giorni si presentano le liste e, se il centrodestra è riuscito in pochi giorni a risolvere le questioni politiche, a trovare la quadra e a scegliere il nome del candidato; dall’altra parte della barricata non ci sono né idee, né uomini e né perimetri d’azione. Intanto, come un vecchio rito della Prima Repubblica, si riunisce la Direzione Regionale del Pd per provare a votare a maggioranza qualche idea. La vittoria del centrodestra è su una strada in discesa.

Di Massimo Dellapenna

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