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RIFIUTI, LA MINACCIA: «PAGA O IL TUO INDIRIZZO TEDESCO ALLA POLIZIA TUNISINA»

Traffico illecito dall’Italia alla Tunisia scelta perchè «Paese più particolare»: con «documenti falsi» costi 4 volte più bassi

«Ti ricordi quando siete venuti in Consolato, il Tommaso mi ha detto che ha mandato soldi alla Soreplast per comprare i macchinari?»… «Console caro, io sono stato intermediario per la Ecomanagment, che poi ha ceduto il contratto alla Sra… la Soreplast che ha fregato la Ecomanagament che ha fregato me…». È uno stralcio di un’intercettazione contenuta nel faldone dell’inchiesta dell’Antimafia di Potenza sul traffico illecito internazionale di rifiuti dall’Italia alla Tunisia.

LA «TRUFFA ALLA TOTÒ» Una sorta di «truffa alla Totò» come l’ha definita il Procuratore distrettuale Francesco Curcio. Altri dettagli, in conferenza stampa sono stati forniti dal Sostituto procuratore Vincenzo Montemurro. Una operazione alla “fontana di Trevi” che poteva essere bloccata molto prima dei controlli doganali in Tunisia: nazione «appositamente scelta», come dichiarato in un’intercettazione da uno dei vertici del «sistema», Alfonso Palmieri, per essere un «Paese diciamo tra virgolette più particolare». Gli inquirenti hanno calcolato illeciti profitti a 6 zeri. Solo per la Sra Srl, 1milione e 371mila euro oltre all’evasione dell’ecotassa determinabile in 118mila euro. Profitto costituito dal risparmio di costi derivanti dal conferimento dei rifiuti fuori dal territorio nazionale rispetto alla cessione degli stessi ad impianto di smaltimento in Italia. Attraverso l’artifizio di dichiarare recuperabili rifiuti che in realtà non erano recuperabili, la società Sra ha spedito in Tunisia circa 7.900 tonnellate di rifiuti «per smaltirli a un prezzo 4 volte più basso di quanto corrisposto per il suo smaltimento in Italia». «La responsabilità – spiegava Palmieri all’interlocutore – è al 99% della Regione Campania». Rifiuti, documenti falsi e soldi come quelli dei profitti illeciti che dovevano viaggiare da un conto corrente all’altro, restando nel circuito delle aziende del sistema. Nel gennaio del 2021, da Paolo Casadonte l’invio a Palmieri dello screenshot di una conversazione col tunisino Noureddine. Dall’immagine si ricava che Casadonte sollecitava Noureddine ad inviare i soldi a Palmieri «entro le ore 15.00 del giorno stesso, sotto la minaccia di comunicare il suo indirizzo tedesco alla polizia tunisina». In quel momento Noureddine «si era reso irreperibile per evitare l’arresto». Una sorta di «truffa alla Totò», perchè si è scoperto, dopo l’autorizzazione all’invio dei rifiuti e dopo la spedizione e l’arrivo a Sousse in Tunisia dei containers di rifiuti, che «l’autorizzazione per ricevere i rifiuti in Tunisia, rilasciata dall’autorità tunisina Anged era falsa e che la stessa Anged non era competente ad occuparsi dei trasporti transfrontalieri dei rifiuti». Così come si è scoperto che «addirittura la società tunisina Soreplast che doveva ricevere i rifiuti aveva falsificato la sua autorizzazione e non aveva nemmeno gli impianti per poter effettuare il recupero dei rifiuti». «Tutto questo – viene riportato nel faldone di indagine – non sarebbe accaduto, se la regione Campania avesse verificato». L’Anged è stato il piano b. Scattati i controlli dalla tunisia, “corretto” il nome del presunto Organo autorizzatore dell’esportazione. In prima istanza, compariva l’Agenzia tunisina Api Sousse (Agenzia nazionale per la promozione industriale). I funzionari della regione Campania, avevno già ritenuto corretta l’Api Sousse e nulla hanno eccepito sull’Anged. Peccato che ai fini dell’approvazione della spedizione da parte dell’Autorità tunisina, entrambe le agenzie tunisine indicate «sono risultate non essere competenti a rilasciare le autorizzazioni alle spedizioni transfrontaliere dei rifiuti verso la Tunisia». Ai funzionari della Regione Campania, sarebbe bastato controllare la Convenzione di Basilea dove sono indicate le autorità competenti di ogni Stato che vi aderisce, i cosiddetti focal point. Il funzionario ai domiciliari, Andreola, ha risposto: «Sfido chiunque a trovare nella convenzione di Basilea i dati che indicano i riferimenti delle Autorità competenti dei diversi Stati». Per l’Antimafia di Potenza, risposta inammissibile su una bollata come «semplice verifica». Gli elementi acquisiti, per gli inquirenti, dimostrano con Andreola, «previe intese con gli amministratori della Sra e tramite contatti con i dipendenti, nella consapevolezza della illiceità dell’operazione, ha agevolato la realizzazione dell’esportazione dei rifiuti agendo in violazione della disciplina in materia, ignorando le numerose e continue irregolarità man man emerse, omettendo i dovuti controlli». Controlli che Andreola avvia, «improvvisamente e guarda caso dopo che erano scoppiato il caso Tunisia».

LA DOTE DELLE «CONOSCENZE NEGLI UFFICI REGIONALI» I Palmieri, Alfonso e Tommaso, con Cancro, la «testa di legno» della Sra, dopo precedenti, ma recenti guai giudiziari, «sono andati alla ricerca di nuove prospettive per dare attuazione all’illecito programma delittuoso entrando in contatto-affari con Paolo Casadonte della Gc Service Sarl, soggetto qualificatosi come conoscitore del settore dei rifiuti». Un altro affare, nel 2019 era stato avviato in Calabria: «spedizione in Tunisia di rifiuti». Benchè l’iter amministrativo «regolarmente avviato», l’istanza poi «abbandonata senza una plausibile ragione». Abbandonata, secondo le indagini, perchè entrata in scena la Sra Srl del gruppo Cancro-Palmieri. Così gli indagati, come da messaggistica, «decidevano di “scegliersi” un ufficio regionale diverso, consapevoli che la pratica per la spedizione dei rifiuti in Tunisia avrebbe avuto un esito positivo certo presentando istanza presso la Regione Campania». Per l’Antimafia, la necessità di far entrare nell’affare il gruppo Cancro-Palmieri con la Sra, non è stata «casuale»: il gruppo «aveva grandi volumi di rifiuti da dover smaltire e portava in dote le conoscenze presso gli uffici della Regione Campania di un funzionario amministrativo disponibile ad assecondare (illecitamente) le pratiche della Sra, consentendo di ottenere le necessarie autorizzazioni anche a fronte di evidenti e macroscopiche irregolarità». Dai controlli tunisini, quelli veri, ai controlli italiani, dagli indagati sviluppata la strategia di attuare un «progressivo trasferimento illecito del patrimonio della Sra su una nuova ditta, appositamente rilevata». Nel maggio 2021, la Sra concesse in affitto i principali rami d’azienda a favore della Gf Scavi Srl. Gf Scavi Srl, «appositamente rilevata da Antonio Russo, cognato di Tommaso Palmieri», nel marzo 2021.

Ferdinando Moliterni

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