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PAGA DOPPIA, MEZZA SENTENZA

Asp, canoni di locazione pagati a vuoto: condannata dirigente Cicale per 76mila euro. Carrozzone Ageforma, stipendio liquidatore gonfiato: con sconto, buco da 50 mila euro

Carrozzone Ageforma e retribuzione del Commissario liquidatore: il danno erariale di quasi 50mila euro. A portare in giudizio Salvatore Vito Valentino e Vincenzo Marranzini, la Procura contabile lucana che, a seguito di alcuni esposti e dell’istruttoria della Guardia di Finanza, ha indagato sul possibile “buco”, ai danni della Regione Basilicata, di circa 255mila euro. Un “carrozzone” pubblico, due fattispecie di pregiudizio all’erario: entrambe a suo tempo raccontate da Cronache Lucane. Principale oggetto della controversia contabile, l’illegittima corresponsione-percezione di «emolumenti indebiti» da parte del Commissario liquidatore di Ageforma Spa, Marranzini.

CARROZZONE: IL GIRO DI CHIAVE CHE ACCESE IL MOTORE

Sul finire del 2017, era novembre, poichè la pro- cedura di liquidazione dell’Agenzia provinciale di Matera per la formazione e l’impiego (Ageforma) non era stata completata in tutte le sue fasi, necessario quello che gli atti dell’epoca definiscono come «un ulteriore periodo di tempo per portare a termine la definizione di tutti gli aspetti obbligatori». Con stipendio da 5 mila e 833 euro mensili, 70 mila euro annui, fu nominato il Commissario liquidatore Vincenzo Marranzini. Quell’«ulteriore periodo di tempo» per chiudere la liquidazione, l’Ageforma è formalmente soppressa dopo l’istituzione, nel 2016, dell’Arlab, non si sa quando mai finirà. L’Ageforma formalmente soppressa su carta, ma, tramite carta denaro, ancora “viva”. A un certo punto, con effetto retroattivo ma «a far data dal 1° gennaio 2021», dal Commissario liquidatore Marranzini l’auto rideterminazione del compenso, fatta per lui «congruamente», con riduzione dello stesso per una misura pari al 50%. Dopo anni, 70mila euro all’anno non più congrui, ma 35mila euro sì. Chiesto anche, da Marranzini, un parere pro veritate a studio legale con sede a Roma. Questo il secondo danno erariale. Ad ogni modo, anche a 35mila euro annui, finchè c’è soppressione, su carta, c’è speranza. C’è speranza nonostante per l’Ageforma, «non ci sono ricavi propri della gestione in quanto la società essendo in fase di liquidazione, ha in corso esclusivamente le operazioni tipiche della liquidazione». Ageforma non fa più attività formative, ma i soldi pubblici, nella triangolazione Regione, Provincia ed Agenzia, hanno continuato a viaggiare come se nulla fosse stato deciso in relazione alla fine della società in house.

I DUE DANNI

Riprendendo le fila del processo contabile, due i protagonisti: il commissario ad acta Vito Salvatore Valentino, nominato dalla Provincia di Matera nel marzo 2017, e Marranzini, nominato sul finire dello stesso anno. Il primo danno erariale, dalla Procura addebitato a Valentino con distinzione tra il dolo, 250mila euro, o la colpa grave nella misura del 50%, consiste nella stipula del contratto di «affidamento di incarico professionale» di Commissario liquidatore a Marranzini. In particolare, al punto del contratto recante il “compenso”, ai sensi del Decreto ministeriale del 2010 sulle tariffe professionali dei commercialisti, veniva concordato, oltre quanto previsto dallo stesso Decreto ministeriale, un compenso di 70mila euro annui, oneri inclusi, «asseritamente non spettante nella fattispecie esclusivamente liquidatoria in esame e come tale priva di alcun profilo gestorio da parte della liquidatela». Valentino, a sua discolpa dinnanzi ai giudici contabili, ha sostenuto che invece, «sarebbe stata svolta una rilevante attività gestoria da parte della liquidatela» e per questo la legittima spettanza del «reiterato compenso annuo fisso di 70mila euro». Il Marranzini oberato, non ha retto come versione. Che il liquidatore «si stava autoliquidando un compenso non dovuto» perchè non stava gestendo o amministrando «alcunché», la Corte dei Conti l’ha dedotto dalla versione data da Marranzini. In riferimento allo stato dell’arte dell’Ente nel 2017, da ricordare che ad aprile di quell’anno, l’allora Commissario ad acta Valentino, aveva approvato il Bilancio di gestione del 2016. La «sostanziale assenza di attività gestoria», ha trovato conferma, dalla relazione sulla gestione del Bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2017. Lo stesso Commissario Liquidatore Marranzini, «destinatario degli importanti emolumenti» in questione, riportò che «l’attività formativa e di gestione tipica dell’Ente (Ageforma, ndr), si era conclusa in data 30 aprile 2017 e che al 31 dicembre 2017, l’Agenzia non disponeva di alcun dipendente». Per la Corte dei Conti, «incontrovertibilmente acclarata l’assenza della causa debendi». La «parte fissa» dello stipendio pari a 70mila euro, troppo elevata poichè manchevole dei presupposti atti a giustificarla. Dal processo contabile, riservato un finale a sorpresa.

IL LIQUIDATORE SI AUTOLIQUIDA

Marranzini stesso «si autoliquidava il corrispettivo per l’attività gestoria ritenuta insussistente»: per la Corte dei Conti, concausa dell’indebito emolumento, la condotta sia di Valentino che del professionista Marranzini che era stato scelto tra plurimi concorrenti tutti in possesso dei requisiti prescritti dal relativo Avviso pubblico, quale «professionista più esperto ed affidabile in un cerchio di esperti ed affidabili». In ogni determinazione di impegno per la liquidazione del suo emolumento, Marranzini ha richiamato il contratto viziato del 2017. Per i giudici «è altrettanto evidente, per l’autoliquidazione dei compensi non spettanti, la necessaria assunzione da parte di Marranzini delle determi- nazioni di impegno, in assenza delle quali nulla avrebbe percepito». Poi da aggiungere, nella del danno erariale, «il ruolo concausale» del Revisore unico di Ageforma, che ha tenuto una «condotta omissiva». Revisore unico, però, non citato in giudizio. Eppure sui 70mila euro annui, «non risulta in atti che lo stesso abbia mai avuto nulla da eccepire, pur trattandosi di provvedimenti di particolare rilevanza e come tali meritevoli di attenzione sia per la posizione apicale che interessavano, sia per l’entità degli importi, sia per le intervenute relative reiterazioni, non trattandosi pertanto di atti di importanza secondaria». A Valentino, che ha avallato la previsione di «compensi non spettanti alla luce delle tariffe professionali», in conclusione, addebitata la colpa per soli 45mila euro. La «colpa grave» di Valentino non ha implicato l’imputazione di una responsabilità giuscontabile per l’assunzione da parte di Marranzini, a partire dal 2018, dei plurimi atti annuali di impegno di spesa per 70mila euro per la parte fissa, che non avrebbe dovuto fare se «nell’esercizio di un dovere di diligenza professionale nonché correttezza e buona fede ben esigibile da parte del Commissario Li- quidatore». Dopo il 2018, il «professionista più esperto ed affidabile in un cerchio di esperti ed affidabili», cioè Marranzini, da liquidato- re di una società che li- quidava giusto il suo stipendio, non poteva non essere consapevole che si stava auto liquidando oltre, e non poco oltre, il dovuto per legge. Fissato un paletto: non possibile disconoscere, per quanto subvalente, «il concorso causale del- l’operato sia di Marranzini che del Revisore Unico di Ageforma che non hanno minimamente contribuito ad evitare il pregiudizio erariale, essendovi pur tenuti a norma di legge e di contratto». Valentino condannato pro parte e a titolo di colpa grave, soltanto per l’atto genetico del danno erariale: il contratto del 2017 con relativo impegno di spesa di 70mila euro, quale compenso annuale, parte fissa, per il periodo dal 4 dicembre 2017 al 3 dicembre 2018». Poi il liquidatore si autoliquidava, il revisore dei conti non ha revisionato e dalla matrioska del “causa causae est causa causati”, espunto Valentino. Anche il Commissario liquidatore Marranzini è stato condannato, ma non direttamente per la vicenda degli emolumenti. Con soldi dell’Ageforma, ha pagato 4mila e 377 euro, un parere pro veritate per saperne di più circa i 70mila euro come da con- tratto del 2017. Spesa «inutile non essendovi sostanzialmente nulla da chiarire», poiché, al di là dei danni erariali accertati ed o accertabili, già chiaro dall’inizio. In conclusione, la Corte dei Conti ha condannato al pagamento, in favore di Ageforma SpA in liquidazione, Salvatore Vito Valentino per 45mila euro ed Vincenzo Marranzini per 4mila e 377 euro.

Ferdinando Moliterni

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