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COMUNICATO CONGIUNTO “L’AVVOCATO IN PERICOLO SIAMO TUTTI NOI”

Pubblichiamo un comunicato congiunto del Consiglio dell’Ordine degi Avvocati di Milano e della Camera Penale di Milano a tutela della funzione difensiva

#ègiustoinformare


24/01/2024
🔺L’AVVOCATO IN PERICOLO SIAMO TUTTI NOI 

Pubblichiamo un comunicato congiunto del Consiglio dell’Ordine degi Avvocati di Milano

e della Camera Penale di Milano

a tutela della funzione difensiva

è giusto informare

ORDINE DEGLI AVVOCATI DI MILANO

CAMERA PENALE DI MILANO

COMUNICATO CONGIUNTO “L’AVVOCATO IN PERICOLO SIAMO TUTTI NOI”

Oggi, proprio nella giornata internazionale dedicata all’avvocato in pericolo, leggiamo che il difensore dell’imputata in un delicato processo in corso avanti la Corte di Assise di Milano sarebbe indagato in concorso con due psicologhe del carcere di San Vittore per falso ideologico, in relazione alla formazione del diario clinico dell’imputata in custodia cautelare.

La notizia, neppure oggetto di comunicazione alla collega, ma diffusa dai mezzi di informazione, ci colpisce.

È grave (rectius: inaccettabile) vederla divulgata dalla stampa, contro il principio di presunzione di innocenza, soprattutto in termini di lesione reputazionale indelebile.

La peculiarità di questo caso è però nel fatto che il pubblico ministero – oppostosi nel processo all’ammissione di una perizia sulla capacità dell’imputata, richiesta anche sulla base del diario clinico – ha ritenuto di iscrivere nel registro delle notizie di reato anche il difensore a processo in corso.


Non si comprende l’urgenza di compiere atti di indagine, posto che i documenti ricercati sono custoditi in un istituto penitenziario e, dunque, ben dificilmente oggetto di dispersione.


Non si comprende tale urgenza neppure rispetto a un atto istruttorio il cui risultato è tuttora ignoto, e il cui perito incaricato si troverà a dover fare valutazioni nel merito con lo spettro di un’indagine, che potrà sempre essere estesa.


Non si comprende la ragione del mancato rispetto delle scansioni fisiologiche del processo, che – sul modello previsto per i testimoni dall’art. 207 c.p.p. – dovrebbero semmai prevedere una richiesta di trasmissione atti fatta dal P.M. a conclusione del processo stesso.


Non si comprende, in verità, la necessità di ipotizzare un reato di falso in capo al difensore che ha utilizzato un documento ufficiale del carcere per formulare le proprie richieste di prova: ma non intendiamo entrare nel merito.

Non possiamo non stigmatizzare queste modalità di azione del P.M.
È difficile, mettendosi nei panni della collega, non avere la sensazione di un implicito invito a fare un passo indietro.

E non vogliamo consentire che – proprio nella giornata internazionale per l’avvocato minacciato – una situazione del genere passi inosservata.

La funzione difensiva non deve essere mai in pericolo.

Milano, 24 gennaio 2024

Il Presidente
dell’Ordine degli Avvocati di Milano
Avv. Antonino La Lumia
Il Presidente
della Camera Penale di Milano
Avv. Valentina Alberta

#sapevatelo2024

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