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131 COMUNI PER UN DIALOGO SUL FARE COMUNITÀ

L’Editoriale di Maria De Carlo

L’intento della Rubrica è quello di costruire un dialogo possibile con i nostri lettori, sui diversi aspetti e visioni del nostro vissuto quotidiano su cui spesso non ci soffermiamo ma che orientano le scelte e determinano il vissuto delle singole persone e/o dell’intera comunità. Lo facciamo attraverso i 131 Comuni della nostra Regione. Un dialogo promosso secondo quel modello socratico di ricerca e di indagine “critica”. Ad orientarci le seguenti domande: Che tipo di Comunità stiamo vivendo? Come vorremmo le nostre Comunità? Possiamo definirci Comunità felici? Abbiamo consapevolezza del nostro essere cittadini globali? Quale umanesimo lasciamo in eredità?

 

di Maria De Carlo*

“Facciamo parte di un’epoca la cui civiltà corre il pericolo di essere distrutta dai mezzi della stessa civiltà”, con questa citazione del filosofo Friedrich Nietzsche vogliamo salutare il vecchio Anno e aprirci al Nuovo con alcuni interrogativi rispetto alla visione che abbiamo delle nostre comunità, a partire dalla grande responsabilità a proposito dell’individuazione dei siti lucani per il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi (Montalbano Jonico, Bernalda, Montescaglioso, Genzano di Lucania, Irsina e Matera). Si riapre un’antica ferita e preoccupazione da parte dell’intera popolazione trovando nelle parole di Nietzsche la piena attuazione. Non è certo questa la sede per un approfondimento ma sicuramente quell’affermazione ci deve far riflettere sulle conseguenze delle scelte che andremo a fare.

Intendo accendere e consegnare alla nostra Comunità lucana tre lanterne. Diogene ne aveva accesa una per cercare l’uomo, noi ricerchiamo la visione politica, spirituale (culturale) ed economica, che sono poi strettamente connesse.

Facciamo luce sulle prossime elezioni regionali, ci interroghiamo sulla visione politica dei “costruttori del bene comune”. Quale progettualità per il domani? Quale consegna? Si può ragionare intorno ad una crescita “glocale” al di là del colore politico?

Con la lanterna della cultura-spiritualità prendo ad esempio Francavilla in Sinni, comunità che ho avuto modo di frequentare attraverso gli splendidi insegnanti del posto. Qui troviamo la Certosa di san Nicola (la più grande del sud Italia dopo quella di Padula). Una edificazione avvenuta alla fine del 1300 per mano della famiglia Sanseverino (donazione della principessa) e l’ordine monastico certosino. Per 400 anni la Certosa di san Nicola è stato luogo fecondo sul piano sociale ed economico favorendo così lo sviluppo dell’intera comunità. Quella che si generò fu una politica di “progresso economico e di crescita generale”, come narrato dalla storia, divenendo così un modello ispiratore per l’oggi.

Attualmente i ruderi della Certosa sono stati recuperati puntando alla flora con un ecosistema ricco di 85 specie di piante officinali (dei monaci) e 300 spontanee. Ma del Pollino ne abbiamo parlato (4 novembre 2022) anche a proposito di una possibile fecondità culturale ispirata al Mercurion.

Di fatto la storia di tutti i nostri borghi invoca una progettualità che sappia includere quanto di buono è stato fatto da chi ci ha preceduti, secondo la logica del continuum e al contempo dell’apertura ad un nuovo creativo.

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