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L’IMMACOLATA, SPUNTI PER IL TURISMO MARIANO

Comunità e risorse di Maria De Carlo

Nella giornata di ieri si è celebrata la festività dell’Immacolata Concezione (dal 1854 con bolla papale). Facciamo tappa in alcuni comuni attraverso la lente del culto mariano, molto sentito e vivo nella popolazione lucana. Pisticci vanta una Chiesa a lei de- dicata fin dal 1544 e nell’11 edizione (censimento FAI 2022) si è classificata per “I luoghi del cuore” al 2° posto a livello regionale e al 35° nella classifica nazionale. Vi invito a visitarla oggi, sabato 9, in occasione della presentazione del volume dedicato alla “Chiesa della Immacolata Concezione” di Giuseppe Coniglio, per commemorare i 400 anni di storia -come si legge nel sottotitolo- Antiche confraternite a Pisticci che ha la sua Pia Confraternita del Cuore Imma- colato di Maria. Tra gli ospiti anche le opere in mostra delle artiste Margherita Gaeta e Maria Teresa Romeo. Pisticci (detta città bianca) è famoso per il suo liquore “Amaro lucano” Altra particolarità in questa solennità è a Pescopagano con la chiesa di san Leonardo (rione Basso la Terra), luogo di culto fin dal 1295, visitabile solo nella No- vena e festività dell’Immacolata. Altrettanto interessanti i resti della chiesa di s. Maria Assunta. Il santuario di Montemauro, un culto mariano risalente al 1200. Pescopagano vanta anche il Museo parrocchiale di arte sacra, uno scrigno ricco di preziosità che vanno dal Cinquecento al Novecento, come la scultura della Madonna della Neve. Un borgo da visitare nelle sagre estive per scoprire carne e formaggi podolici. Ad Oliveto lucano (paese che rientra tra i nove green community -dei 36 italiani- per lo sviluppo sostenibile delle comunità locali) c’è una forte devozione a partire dalla Patrona, la Madonna di Piano di Campo. Poi c’è la Madonna delle Grazie, che secondo un’antica tradizione la notte di Natale veniva tolto il bambinello dalle sue braccia per l’adorazione. La Madonna Addolorata invece viene in processione il Venerdì Santo. La Madonna del Carmine. Oliveto è noto per il suo olio extravergine di oliva, lo testimonia, nel Palazzo Sica, un frantoio realizzato tra il 1600 e il 1700 ma anche le macine in pietra, legno e ferro. Vanta di avere il calendario astronomico di pietra dell’età del Bronzo, si tratta del complesso megalitico Petre de la Mola e da non perdere il 21 dicembre con il solstizio d’inverno. Altre ricchezze da scoprire come il rito matrimoniale tra alberi dedicata al patrono san Cipriano, o sul Monte Croccia i resti di un’antica città (VIII-IV sec. a.C.), e particolarità come le ficazzole (torte pasquali-prodotto PAT) o i forni a legna con la Notte dei forni. Infine, l’arte artigianale dell’intaglio del legno con le cucchiare, e il ricamo, squadrato. Ci trasferiamo a Trecchina, un borgo medievale quello del Castello, suggestivo per il suo Palazzo Baronale, da non perdere la rievocazione storica “Alla corte del Duca Vitale”. Qui è forte la devozione al santuario della Madonna del Soccorso, dove si arriva attraverso un sentiero tra i boschi di castagni. Interessante poi a Terranova del pollino, il Santuario di santa Maria della Pietà (del 1633) immerso nella natura con un portone di legno di pino loricato. Per la processione ancora viva è la tradizione di ceri e spighe di grano che rivestono i tronetti in legno. E in tema religioso preziosa è la chiesa madre dedicata a san Francesco da Paola. E restando nel tempo natalizio Terranova nel 2015 è stata riconosciuta come “Città custode dell’arte zampognara”. Un’arte custodita e tramandata. Magari andarci per lo sci sulle piste sulla Piana Giumenta, note per le gare regionali e nazionali. Infine, Rotonda e la chiesa di santa Maria della Consolazione, e il suo Oratorio mariano, che apre il Cammino mariano Pollino -progetto che potrebbe essere potenziato ed esteso all’intera regione. È sede dell’Ente Parco e dell’Ecomuseo “Sandro Berardone”, noto per l’Elephas antiquus italicus e lo scheletro di un Hippopotamus. Da visitare poi la chiesa Madre del Rosario. Un itinerario che si intreccia con altri beni, come il bosco la Faggeta Vetusta di Cozzo Ferriero (patrimonio Unesco), il rito arboreo con la Sagra dell’Abete, nonché i prodotti DOP quali la melanzana rossa e i fagioli bianchi. Chiudiamo sapendo di non aver esaurito l’itinerario che si intreccia con quasi tutte le comunità lucane. Di qui l’invito all’Ente per il Turismo regionale e agli organi preposti di collaborare in sinergia con gli uffici diocesani affinché si possa collaborare e potenziare un itinerario mariano per un turismo religioso che è sempre attivo, spesso spostando i pellegrini lucani in altri luoghi.

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