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FALLIMENTO STEP ONE SRL, 7 INDAGATI

Ex Daramic Tito Scalo, parallela all’inchiesta sul disastro ambientale quella sui reati finanziari. Profitti, società estere e il trucco del prestito: congelamento per oltre 20 milioni di euro

Operazione “Freezing”: la Procura di Potenza, dopo il sequestro probatorio, nell’ambito di un’inchiesta per disastro ambientale, dell’ex Daramic nell’area industriale di Tito Scalo, gli inquirenti informarono che, tra le altre cose, furono riscontrati valori di trielina superiori a 2700mila volte a quelli consentiti dalla legge, aggiunto ora un altro tassello importante. Nell’ambito dell’attività di indagine a contrasto dei reati fallimentari, con la collaborazione della locale Sezione di Polizia giudiziaria-Aliquota Guardia di Finanza, e del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Potenza, è stata data esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari reali disposta dal Gip del locale Tribunale, nonché alla notifica di Avviso del- la conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 7 soggetti in conseguenza del fallimento della Step One Srl, società potentina già incardinata nel gruppo internazionale della Polypore, leader a livello mondiale nella costruzione e commercializzazione di componentistica nel settore dell’ automotive. I NOMI E I RUOLI Tra i soggetti indagati figurano Pierre Hauswald (amministratore pro-tempore della Daramic Srl), Antonio Spizzichino (presidente del Collegio sindacale della Step One Srl), Armando Pontecorvo (membro del Collegio sindacale della Step One Srl), Roberto Di Veroli (membro del Collegio sindacale della Step One Srl), Maurizio Massaia (amministratore pro-tempore della General Smontaggi SpA), Maria Morena Casale (socio e amministratore della Tre Srl che è la società che deteneva il 100% delle quote sociali della Step One Srl), Marcello Gentile (amministratore unico della Step One Srl).

IL PERCORSO STORICO

Nel 1997, la società Daramic Srl di cui medio tempore è stato dichiarato il fallimento con sentenza del Tribunale di Potenza nel 2015, intraprese l’attività di produzione e commercializzazione di separatori per batterie per auto presso lo stabilimento ubicato nella Zona Industriale di Tito Scalo per l’area attualmente ricadente nel perimetro di Sito di interesse nazionale (Sin). Nel 2008, la chiusura della fabbrica dove per la produzione venivano impiegati anche solventi clorurati, quali, ad esempio, il tricloroetilene. In quella specifica area, l’inizio delle attività ha avuto luo- go intorno agli anni ‘80, ma la proprietà dello stabilimento da parte della Daramic ha avuto inizio nel 1997. Nel gennaio del 2005, a seguito di uno «sversamento accidentale di reagenti chimici», la Daramic Srl notificò il superamento dei valori di concentrazione soglia di contaminazione per il parametro tricloroetilene, intraprendendo attività di monitoraggio e di misure di messa in sicurezza di emergenza del sito inquinato, ad oggi mai compiutamente realizzate. Dal 2010, il subentro nella proprietà dello stabilimento della Step One Srl, anch’essa caduta in stato di insolvenza.

PROFITTI MILIONARI E SOCIETÀ CON SEDE ALL’ESTERO

Gli approfondimenti investigativi condotti dalla Polizia Giudiziaria su delega della Procura di Potenza, per gli inquirenti, hanno permesso di acquisire indizi in ordine ad «una bancarotta fraudolenta per distrazione che ha cagionato un danno economico di rilevante entità». Parte dei profitti, «pari a 20milioni e 375mila euro», sono stati conseguiti da tre società straniere, appartenenti a un medesimo gruppo multinazionale, tra cui la Daramic Holding Sas e Daramic Sas, aventi sede sul territorio francese, e la Polypore Bv allocata sul territorio olandese. Il Gip di Potenza ha emesso un ordine di congelamento eseguito ieri, attraverso il canale di cooperazione Eurojust, in territorio italiano, francese e olandese.

LA BANCAROTTA FRAUDOLENTA

Le indagini, inoltre, hanno consentito di acquisire elementi indiziari in ordine a condotte distrattive di denaro e beni aziendali della Step One Srl che, per l’accusa, ne hanno depauperato il patrimonio, determinandone il fallimento, a carico del suo amministratore, il francese Pierre Alphonse Hausvald, che, in concorso con altri, avrebbe fraudolentemente sottratto denaro dalle casse sociali.

IL TRUCCO DEL PRESTITO

L’azienda, caratterizzata da una capitalizzazione rilevantissima, costituita da una cassa reale di oltre 20 milioni di euro, appostata su un conto olandese, in virtù di un contratto di cash pooling, sulla base delle indagini svolte avrebbe movimentato detta somma a favore di altre imprese facenti parte del medesimo gruppo. In sostanza, i precedenti soci francesi, detentori del capitale sociale, come spiegato dalla Procura di Potenza, «ponevano in vendita l’azienda italiana e delocalizzavano la produzione in paesi asiatici, utilizzando, secondo quanto emerge dalle indagini e ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna, una illecita forma di leverage buyout, per svuotare le casse sociali, retrocedendo le somme in cassa, con un prestito, mai restituito, di 20 milioni di euro, a una nuova azienda, appositamente costituita e priva di garanzie finanziarie». Il danno patrimoniale complessivamente cagionato alla Step One Srl è stato quantificato in 20milioni e 375mila euro, oggetto, per l’appunto, del provvedimento ablativo disposto dal Gip. Il Procuratore distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, Francesco Curcio, ha inteso ricordare che «le vicende in esame riguardano un’azienda, quella fal- lita, e degli stabilimenti situati in una zona dell’area industriale del Comune di Tito sottoposta a sequestro probatorio, nella quale si sono riscontrati, in connessione con le pregresse, e oramai concluse, attività produttive, riguardanti l’assemblaggio di batterie per autovetture, eccezionali indici di inquinamento delle matrici terra ed acqua in relazione ai qua- li sono in corso indagini preliminari».

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