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BALNEARI E BENI DEMANIALI: MAI PIÙ ALCUNA PROROGA

Immaginate che l’intero lungomare di Ostia (circa 9 km solo nella parte antistante la città) è da sempre gestito da circa 70 stabilimenti: questo significa, peraltro in assenza di spiagge libere, che per andare al mare occorre pagare. Sempre! Le spiagge libere c’erano, si, però in un’area lontana dall’abitato

VIRGINIA RAGGI  


Il tempo è nuovamente galantuomo (e 2!)

Il Consiglio di Stato, proprio pochi giorni fa si è espresso nuovamente sul tema Bolkenstein e spiagge ribadendo che anche per gli stabilimenti balneari, non vale il principio dell’occupazione eterna bensì occorre andare periodicamente a gara anche perché il bene concesso (la spiaggia appunto) è una risorsa scarsa.

Questo principio è quello che da sempre ha guidato l’attività della mia amministrazione sul sistema spiagge di Ostia, il litorale di Roma.

Immaginate che l’intero lungomare di Ostia (circa 9 km solo nella parte antistante la città) è da sempre gestito da circa 70 stabilimenti: questo significa, peraltro in assenza di spiagge libere, che per andare al mare occorre pagare. Sempre! Le spiagge libere c’erano, si, però in un’area lontana dall’abitato.

Ma sono certa di non raccontare nulla di novo perché in tante parti d’Italia le spiagge sono ormai in mano a poche famiglie che, pagando peraltro un canone concessorio ridicolo, si mettono in tasca miliardi alla fine di ogni stagione.

Quello che abbiamo fatto è stato innanzitutto lavorare al riordino degli spazi avviando l’approvazione del Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA) che riducesse aree destinate a stabilimento e aumentasse il numero delle spiagge libere anche nel tratto cittadino (ne abbiamo aperte tante anche sottraendole alla criminalità), e abbiamo iniziato a mandare a gara alcuni stabilimenti.

Un percorso chiaro e pulito allo scopo di restituire gli spazi ai cittadini bilanciando il diritto di usufruire di un bene pubblico liberamente e senza pagare (le spiagge appunto) con il diritto ad esercitare un’attività economica in concessione su un bene pubblico, previa regolare procedura di gara.

Questo percorso di rinascita si è bruscamente interrotto con la nuova amministrazione romana, ma a ben guardare anche in Italia non siamo messi meglio: nonostante l’inserimento della tutela dell’ambiente e dell’ecosistema in Costituzione, anche per delimitare e bilanciare l’attività economica, c’è chi continua a tutelare a spada tratta questi feudi balneari concedendo continue proroghe nonostante le concessioni siano in gran parte ampiamente scadute.

Ebbene, è proprio di pochi giorni fa una nuova sentenza del Consiglio di Stato che precisa come l’eventuale tutela degli investimenti fatti dei gestori degli stabilimenti andrà, in caso, monetizzata: ossia gli potrà essere riconosciuto un indennizzo economico ma mai più alcuna proroga.

BALNEARI E BENI DEMANIALI: MAI PIÙ ALCUNA PROROGA 

Questo perché, finalmente, si sta riconoscendo che i beni demaniali, come le spiagge, appunto, devono essere gestiti in modo trasparente, consentendo a tutti gli interessati di concorrere alla pari allo scopo di valorizzare la migliore proposta.

La battaglia, tuttavia, appare ancora lungo poiché proprio oggi il Governo torna sul punto a difesa estrema dei balneari sostenendo che in Italia ci sarebbero così tante spiagge che non serve applicare la Bolkenstein.

L’Italia avrà pure 8 mila km di spiagge, ma questo non può essere strumentalmente utilizzato per stabilire che chiunque può stabilirsi dove meglio gli aggrada “tanto c’è spazio” per tutti.

La nostra posizione è nota: andremo avanti in difesa del bene pubblico e dei cittadini e, stavolta, oltre alla direttiva Bolkenstein, abbiamo anche il Consiglio di Stato dalla nostra!

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