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IL CASO ELISA CLAPS E LA RIAPERTURA DELLA TRINITÀ: COME L’ITALIA CI GUARDA

A Cronache 100 studenti universitari da fuori regione

A 30 anni dalla sua scomparsa ed a 13 anni dal ritrovamento dei suoi resti nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, sita lungo via Pretoria in pieno centro storico a Potenza, Elisa Claps continua a “vivere” e la sua drammatica vicenda continua a suscitare forti sentimenti e contrastanti passioni. Elisa vive senza dubbio nei cuori della sua famiglia e di chi l’ha conosciuta, ma continua anche a vivere nei pensieri e nel cuore dei tanti, tantissimi lucani che in tutti questi anni non hanno mai smesso di supportare suo fratello Gildo e sua mamma Filomena che hanno caparbiamente, con dolore e forza, condotto una batta- glia per ritrovare la loro Elisa e per individuare il colpevole del suo omicidio, poi rivelatosi essere Danilo Restivo. Ma Elisa vive anche nei pensieri e nel cuore di Papa Francesco che già nel 2014, all’indomani della sua chiamata a capo della Chiesa cattolica, ha voluto sentire la madre di Elisa per farle sentire tutta la sua vicinanza ed il suo sostegno in modo da poterla aiutare a sostenere un prova così dura. E grazie alla recente fiction Rai “Per Elisa” la sua figura, il suo sorriso, le tragiche ore della sua scomparsa, così come la cappa che ha impedito di individuare subito il colpevole ed il ritrovamento del corpo, sono entrati nelle case degli italiani che ogni sera hanno guardato le prime quattro puntate. La scomparsa di Elisa non è più, ora, soltanto un tragico evento lucano, venendo a coinvolgere tutto il Paese, soprattutto i giovani che vedono in Elisa una di loro. Ed è proprio ai giovani di tutta Italia che Cronache ha inteso chiedere quale fosse la loro opinione su uno degli aspetti che sta mobilitando una città intera ed interessando l’opinione pubblica anche a livello nazionale, vale a dire: la riapertura al culto della chiesa della Santissima Trinità dove Elisa fu assassinata e dove fu tenuto nascosto il cadavere per ben 17 anni. L’inchiesta conoscitiva è stata condotta su un panel di 100 studenti universitari, di cui il 90% iscritto ai vari Atenei di Roma capitale. Per quanto riguarda la provenienza geografica dei rispondenti, seppur l’origine variegata e riconducibile a differenti regioni d’Italia, dalla Sicilia alla Sardegna, per esempio, il campione è risultato casualmente composto in prevalenza da persone di origine pugliesi, seguite da quelle di origini laziali. Ciò conferma l’interesse per una vicenda che ha travalicato i confini della regione Basilicata. La maggioranza dei rispondenti, inoltre, circa l’85%, rientra nella classe di età 19-29 anni, il restante è over 29 anni.

LA DOMANDA E LE RISPOSTE

Sostanzialmente, una la domanda: cosa pensi della riapertura al culto, dall’agosto scorso, della chiesa della Santissima Trinità a Potenza dove la 16enne Elisa è stata uccisa nel 1993 e poi ritrovata, nel sottotetto dello stesso edificio religioso, nel 2010 a distanza di 17 anni? Le risposte per lo più articolate, mai banali, tengono in grande conto il dolore e il rispetto per la famiglia Claps, ma anche di opinioni e sentimenti che, come si comprenderà di seguito, si basano sul racconto della fiction Rai Questa la composizione di coloro che hanno accettato di partecipare all’indagine, con una chiara maggioranza di cattolici, contro un 24,6% che ha dichiarato di non essere credente. Rispetto alle fonti da cui hanno appreso della vicenda di Elisa, la maggior parte degli intervistati ha indicato la televisione (46%) mentre, stranamente, solo il 3,2% ha indicato di esserne venuto a conoscenza dai social. I risultati dell’inchiesta conoscitiva sono chiari: ben l’81% ha espresso l’opinione, pur con differenti distinguo, che la chiesa non debba essere riaperta al culto. Una parte significativa del campione dei giovani universitari della capitale, quindi, ritiene che la riapertura al culto sia irrispettosa verso la famiglia Claps e la memoria di Elisa. Sulla scia di quanto rappresentato dalla fiction, che riprende in larga parte le conclusioni e le ricostruzioni processuali, molti ritengono che don Mimì Sabia, descritto come “cappellano dei potenti”, parroco all’epoca dei fatti, abbia avuto un ruolo determinante nell’occultamento della verità, coprendo Danilo Restivo nelle ore immediatamente dopo l’omicidio. Il 26% di coloro che si sono espressi sulla contrarietà alla riapertura al culto, sono però d’accordo nel riferire che l’edificio religioso debba essere trasformato in un luogo di commemorazione, dedicato alla memoria di Elisa e non dovrebbero essere celebrate messe, dato l’orrore avvenuto al suo interno. Questa visione, evidentemente, cerca di bilanciare la possibilità di utilizzare l’edificio con il rispetto verso la vittima. Soltanto il 19% riferisce che la chiesa debba riaprire senza restrizioni poiché ritengono che la colpa debba essere attribuita alle singole persone coinvolte e non alla Chiesa. Alcuni credono che questa sia un’opportunità per iniziare nuovamente e distaccarsi dagli errori del passato e ritrovare il senso profondo di cosa debba rappresentare un luogo sacro. Nelle articolate opinioni raccolte, vale senza dubbio la pena sottolineare che molti (il 36%) hanno specificato di ritenere che la targa dedicata a don Mimì, presente all’interno della chiesa, debba essere immediatamente rimossa, dato il coinvolgimento del parroco, a loro parere, nell’occultamento della verità. La presenza della targa è vista come un atto di arroganza e di mancanza di rispetto verso la famiglia Claps. Chiare indicazioni, sensibilità differenti, la cui sintesi appare in completa sintonia con le parole del Papa che nei mesi scorsi, in poche righe aveva riassunto tutta la sua vicinanza alla famiglia Claps, invitando la curia potentina ad attivare percorsi di riconciliazione e di condivisione per un uso della chiesa di Cia Pretoria che potesse diventare un «luogo di preghiera silenziosa avendo cura di custodire la memoria di Elisa», accettato da tutta la comunità. Parole ed auspici che però non hanno trovato alcun riscontro, tanto che la chiesa della Santissima Trinità in questi giorni è diventata ulteriormente un luogo di scontro in occasione della prima messa domenicale. Di fronte a questo triste scenario non è da escludere un intervento risolutore di Papa Francesco, da sempre in “prima linea” contro le violenze di ogni genere, che possa celebrare la bellezza di Elisa.

Di Livia Graziano

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