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CHIORAZZO, PD ANCORA SENZA ALLEATI

Lettieri s’è piegato ai diktat di Speranza e della “Lista dei Vescovi” ed ora è col cerino in mano

La campagna elettorale o meglio il suo prequel ini- zia ad entrare nel vivo. È tempo di superare i tatticismi, risolvere e sciogliere i dubbi, verificare i perimetri delle coalizioni, studiare le mosse necessarie per provare a vincere. Se a sinistra è ormai definita la resa del Partito Democratico nei confronti della Lista dei Vescovi cui ha consegnato la guida della coalizione, resta ancora da de- finire chi sono gli alleati. Ad un Partito Democratico lacerato (dopo la rottura clamorosa di Margiotta e dei suoi uomini), non si è ancora affiancato nessun alleato. I Cinque Stelle non sembrano essere intenzionati a capitolare ed accettare la leadership civica benedetta dal Partito Democratico, Azione e Italia Viva aspettano le mosse del centrodestra e restano ben al di fuori della coalizione.

IL CENTRODESTRA AL CONTRARIO

Situazione giustapposta nel centrodestra. Ancora non è definita la leadership e la guida della coalizione, mentre ben chiari sono i pilastri della stessa. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia sono una coalizione stabile che non solo si candida insieme ovunque e da tempo ma, soprattutto, ha un elettorato comune che è abituato a votare un leader di uno dei partiti qualsiasi esso sia. Gli elettorati dei tre partiti sono fusi e assimilabili, spesso si muovono all’interno della stessa coalizione ma restano legati all’idea politica comune. I sondaggi pongono il centrodestra in forte vantaggio malgrado la non ancora ufficiale definizione della guida specificando che in un confronto tra Bardi e Chiorazzo ci sarebbero ben dieci punti di differenza a vantaggio del primo.

ALLARGARE LA COALIZIONE DI CENTRODESTRA?

Malgrado la via verso la vittoria sembra spianata, anche la coalizione di governo inizia a porsi la questione della necessità di allargare la coalizione soprattutto verso le forze centriste. A livello nazionale il sostegno di Renzi alla riforma costituzionale della Meloni sembra essere l’ennesima prova della convergenza ideale tra Italia Viva e il centrodestra, una vicinanza che non può non avere un riverbero anche nelle vicende locali. Diversa la posizione di Azione. Il partito di Calenda a livello nazionale non sembra dare segnali di avvicinamento alla maggioranza. A livello locale il nome di Marcello Pittella non è un nome che passa inosservato, porta con sé nel bene e nel male un ventennio di attività politica in primo piano nel quale, ovviamente, ha rappresentato per molti esponenti della destra lucana anche un nemico da battere. Viceconte prova a giocarsi le ultime sue speranze di candidatura spiegando la centralità di Pittella e la sua capacità di dialogo con l’ex Governatore. La situazione, però, non è così semplice. L’elettorato di Fratelli d’Italia riuscirebbe a mobilitarsi per una coalizione nella quale Pittella fosse uno dei protagonisti? E l’elettorato della Lega si sentirebbe pronto a identificarsi in una coalizione del genere? Dubbi più che legittimi che devono essere affrontati con la necessaria cura anche per non trasformare la coalizione del cambiamento in quella della restaurazione.

CHI PARLA A NOME DEL CENTRODESTRA?

Ovviamente, in mancanza di un candidato Presidente definito e con il tempo che scorre inesorabilmente, non è chiaro chi debba e possa parlare a nome del centrodestra. Di solito in questi frangenti, in mancanza e in attesa del candidato Presidente, il ruolo di cerniera dovrebbe svolgerlo quello che un tempo si chiamava “partito guida”. Ruolo che, a prescindere dal nome del candidato Presidente, spetta di diritto a Fratelli d’Italia nella sua dimensione di primo partito della coalizione. Ruolo, però, che FDI esita a prendere non riuscendo nei fatti ad esercitare la leadership che gli spetta per i numeri e i rapporti di forza. È forse questa mancanza di consapevolezza territoriale la più grande debolezza del centrodestra.

Di Massimo Dellapenna

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