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BANCHE E IMPRESE: LA STRETTA CREDITIZIA

Per le attività lucane con meno di 20 addetti, la caduta del credito è stata del 7,1% pari a meno 61 milioni di euro

Imprese e liquidità, «è ormai credit crunch»: nell’ultimo anno in cui i dati sono disponibili, agosto 2023 rispetto allo stesso mese del 2022, gli impieghi bancari vivi alle imprese italiane sono di- minuiti del 7,7 per cento. In termini assoluti, in Italia, la contrazione è stata pari a 55,8 miliardi di euro. Gli impieghi bancari vivi sono costituiti dai prestiti bancari al netto delle sofferenze e dei pronti contro termine. La riduzione alle realtà imprenditoriali con meno di 20 addetti è stata dell’8,7 per cento. Quelle di dimensione superiore, invece, hanno subito un “taglio” un po’ più contenuto e, precisamente, del 7,5 per cento. Da considerare che in generale le aziende con meno di 20 addetti costituiscono il 98 per cento circa delle aziende totali presenti in Italia. A lanciare l’allarme l’associazione Artigiani e piccole imprese Cgia di Mestre. In relazione all’analisi regionale della caduta del credito alle piccole imprese, la Basilicata ha fatto registrare una variazione negativa del meno 7,1% pari a meno 61 milioni di euro. La contrazione regionale più importante ha riguardato le realtà delle Marche (meno 11,1 per cento pari a un valore assoluto di meno 421 milioni di euro). Seguono quelle del Vene- to (meno 10,2 per cento pari a meno 1,3 miliardi di euro), del Friuli Venezia Giulia (meno 10,1 per cento che corrisponde a -265 milioni di euro) e della Lombardia (sempre meno 0,1 per cento pari a meno 2,3 miliardi di euro). In riferimento all’analisi territoriale, per la provincia di Potenza stretta creditizia del meno 8%, pari a meno 41 milioni e 100 mila euro, mentre per la provincia di Matera la variazione negativa è risultata del meno 5,7% pari a meno 19 milioni e 600 mila euro. A livello provinciale, infine, le piccole realtà imprenditoriali più interessa- te dalla stretta creditizia sono state quelle di Bergamo (meno 13,1 per cento pari a meno 328,5 milioni di euro), di Varese (meno 12,7 per cento e meno 182,1 milioni di euro), di La Spezia (meno 12,5 per cento e meno 47,2 milioni di euro), di Lecco (meno 12,4 per cento e meno 82,8 milioni di euro), di Ancona (meno 12,1 per cento e meno 127,4 milioni di euro), di Isernia (meno 12 per cento e meno 12,2 milioni di euro) e di Pesaro Urbino (meno 11,9 per cento pari a meno 116,7 milioni di euro). Secondo la Cgia di Mestre, le cause della stretta creditizia sono in linea di mas- sima almeno tre e molto legate tra loro: l’aumento dei tassi di interesse imposto dalla Bce in questo ultimo anno che «ha reso molto costoso indebitarsi»; la frenata del Pil nazionale che «ha provocato una flessione della domanda di prestiti» ed, infine, il fatto che le banche «hanno meno liquidità a disposizione sia perché devono restituire alla Bce i fondi Tltro, altri 174 miliardi di euro entro settembre 2024, sia perché la raccolta è diminuita».

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