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BUCALETTO TRA DEGRADO E RIFIUTI CON CONTAINER TERRA DI NESSUNO

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Passano gli anni, passano le amministrazioni ma Bucaletto con la sua sfilza di casette di legno resta sempre lì. Non si sa bene per quale motivo ma i prefabbricati non sono mai stati smantellati, non tutti almeno. Nel nostro reportage facciamo un viaggio tra le abitazioni abbandonate di Bucaletto, lì dove c’è il degrado, dove c’è la sporcizia, dove c’è l’incuria. Lì dove il tempo si è fermato e lì dove gli occupanti hanno lasciato le tracce del loro passaggio. Frammenti di vita abbandonati tra materassi, vetri rotti, porte sgangherate, listelli di legno smontati, calcinacci e pezzi di cartongesso per terra che evidenziano il passaggio dello sciacallo di turno che si appropria di materiali inutilizzati, degli oggetti e dei ricordi. Tanti sono i prefabbricati abbandonati nella Cittadella che sono diventati luoghi di spaccio, luoghi dove far festa senza essere controllati da nessuno e luoghi ideali per consumare un amplesso veloce. Si creano tra le strade che uniscono i diversi settori delle dinamiche che possono diventare anche pericolose, c’è paura tra i residenti, c’è ritrosia. È una realtà “forte” ed è sotto gli occhi di tutti ma chi di dovere finora ha preferito girarsi dall’altro lato, ha preferito non agire, ha preferito non prendere in mano la situazione e smantellare tutto. Bisogna lavorare, duramente, per ridare dignità ad un quartiere che negli anni è diventato un “ghetto”, dimenticato da tutti. Qui molti prefabbricati nono- stante non siano più idonei all’uso abitativo continuano ad essere casa per le persone più bisognose, per i più fragili e per gli immigrati. Molte delle famiglie sfollate non ci sono più e al loro posto sono subentrati i figli oppure famiglie e persone bisognose seguite dagli assistenti sociali. Il quartiere, nell’immediata periferia di Potenza, è sorto all’indomani del terremoto del 1980 per rispondere alle esigenze abitative di chi in quell’evento tragico perse la propria casa. In questa vasta area collinare sono stati montati oltre 500 prefabbricati, moduli abitativi di legno e cemento che avrebbero dovuto essere provvisori. Una sistemazione temporanea in attesa che venissero costruite nuove case. Gli anni passano, la sistemazione da provvisoria diventa permanente e le casette di legno di- ventano sempre più logore, sempre meno curate. E la speranza di vivere in una casa vera diventa sempre più flebile fino a quando, dopo 40 anni di “promesse non mantenute”, la speranza ha lasciato, per molti degli abitanti di Bucaletto, il posto alla rassegnazione.

AD UN ANNO DALL’INCENDIO

Nella notte del primo settembre dell’anno scorso, uno dei prefabbricati abbandonati ha preso fuoco danneggiando anche il prefabbricato accanto abitato da un’anziana signora costretta a lasciare la propria abitazione in piena notte. Quella notte la donna ha per- so il suo unico punto di riferimento, ha perso i ricordi di una vita. La sua vecchia abitazione è ora alla mercè di tutti, le foto, i suoi oggetti, i suoi vestiti. La porta forzata, aperta, le finestre rotte, chiunque potrebbe entrare e prendere qualsiasi cosa, è tutto lì a disposizione ed è tutto lì da un anno e sembra che nessuno si sia preoccupato di recupere i frammenti di una vita intera passata tra quelle mura di legno. La cosa forse peggiore è però che i resti del- la casa bruciata nel rogo di quella notte sono ancora lì. Un nastro delimita l’area solo da un lato. Si può ancora percepire l’odore di bruciato, si possono vedere i resti di quello che una volta era il rifugio di un senza tetto o di qualcuno che non aveva altra alternativa, qualcuno che non aveva un altro posto dove passare la notte. E lì ancora giace l’ethernit, a pochi passi una casa abitata il cui proprietario non può aprire le finestre dall’odore nauseabondo che entra in casa. Una situazione degradante, forse si potrebbe definire addirittura vergognosa che andrebbe risolta e anche celermente.

RIFIUTI E SOLITUDINE

Negli anni alcuni settori occupati da prefabbricati abbandonati sono stati abbattuti e sono stati abbattuti per lasciare il posto, almeno finora, a grandi piazzali trasformati in di- scariche. Buste di rifiuti di ogni genere che giacciono lì per giorni e giorni senza che nesssuno se ne curi e magari a pochi passi è stato installato un canestro per regalare ai ragazzi di Bucaletto un momento di svago. Un canestro logoro dalle intemperie, dal tempo che passa e dall’usura che spicca solitario su una distesa di tetti di legno. E alla fine del nostro viaggio, in quella che sembra una favela di Rio de Janeiro, passeggiando notiamo una signora anziana che a malapena riesce ad entrare in casa perché ha difficoltà a camminare. Il suo passo instabile, stanco, tremante che con rassegnazione cerca di raggiungere quella che negli ultimi 40anni è stata la sua casa, il suo rifugio. Ed è triste pensare che è lì che terminerà i suoi giorni perché nessuno finora è stato in grado di ridare dignità ad un quartiere nato nel post terremoto e fermo ancora a quel 1980.

Rosamaria Mollica

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