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L’AREA DELL’ORTAZZO VA ACQUISITA ALLA PROPRIETÀ PUBBLICA È FRA LE AREE NATURALISTICHE PIÙ PREGIATE A LIVELLO EUROPEO

Delle aree dell’Ortazzo infatti ve n’è una parte interdetta a qualunque fruizione mentre le altre possono e devono garantire il livello più alto di tutela verso qualunque tipo di intervento edilizio, ma favorire invece una fruizione intelligente da parte di cittadini, studenti, ricercatori e turisti amanti e rispettosi del patrimonio naturalistico in relazione con gli altri siti naturali limitrofi, foce Bevano e spiagge limitrofe, Pineta Ramazzotti, Pineta di Classe e anche al patrimonio culturale come la Basilica di Sant’apollinare in classe, l’area archeologica e il Museo Classis

Vendita dell’Ortazzo, Italia Nostra: “Dagli Enti pubblici solo chiacchere? Mostrino invece le carte ed iniziative concrete”


“Grandissima indignazione per la vendita, a marzo, a 10 cent di euro al mq, dei 500 ettari di Ortazzo, Ortazzino e di altre zone preziosissime nel Comune di Ravenna, ad un colosso immobiliare fondato in repubblica ceca.

Rincuora il fatto che, nonostante la coltre di silenzio fino a poco fa, i temi ambientali di questa rilevanza stiano a cuore a tutti i cittadini. Un segnale chiaro e molto forte che le amministrazioni di qualunque colore politico dovrebbero iniziare ad ascoltare.

All’indignazione, sono costretti a rispondere Comune di Ravenna, Parco del Delta del Po e Regione Emilia-Romagna, anche se ancora manca ad esempio la replica dello Stato, per un patrimonio ambientale contiguo a due Riserve Naturali statali e sottoposto a vincolo paesaggistico per il rilevante interesse pubblico, e quindi presumibilmente passibile di esproprio, anche in considerazione delle recenti modifiche all’articolo 9 della Costituzione.

Tuttavia, le recenti risposte degli Enti sembrano piuttosto semplici chiacchiere per tranquillizzare i cittadini. Ma andiamo per ordine.

  1. Nessuno degli Enti, nemmeno ora, ha ritenuto di rendere pubblico, in modo integrale, l’atto di compravendita, dove si entra nel dettaglio dell’operazione e, pare, si parli di porzioni ancora fabbricabili. Italia Nostra ha provato a richiederlo ma finora senza riuscire a reperirlo. Perché non lo pubblicano in modo trasparente?
  2. Non viene data spiegazione sul perché non sia stato esercitato il diritto di prelazione. Non c’erano soldi? Fatto difficile da immaginare, vista la cifra irrisoria e visti gli impegni presi in passato, sia dal Comune che pare avesse già stanziato tutta la cifra (stando a quanto rivelato dal consigliere comunale Ancisi), che dal Parco attraverso il Piano di Stazione, che dalla Regione, cui spetta la tutela delle aree Rete Natura 2000 (tutto il sito oggetto di vendita ricade in Rete Natura 2000). Spieghino dunque i vari Enti perché non hanno sganciato o reperito un solo euro, e cioè non sia stato ritenuto utile per la collettività acquisire l’area, dando così la certezza della conservazione di questo patrimonio inestimabile che solo un ente pubblico a servizio del cittadino può assicurare.Il privato farà sempre valere il proprio interesse, come è logico attendersi, tantopiù se si tratta di un colosso immobiliare internazionale.
  3. Gli Enti spergiurano che si tratti di aree intoccabili e non edificabili: ma non tutta l’area è sottoposta allo stesso tipo di tutela. Per una parte di circa 80 ettari la tutela è più lieve (zona “C”), e questo potrebbe essere già sufficiente, magari con qualche presunta fruizione od utilizzo “green”, a rendere remunerativo l’investimento. Anziché affrettarsi a rassicurare, si affrettino invece a sottoporre anche quest’area al grado più forte di tutela, con un provvedimento ufficiale ed immediato. Risulta infatti che l’area abbia nel frattempo sviluppato tutte le caratteristiche per essere classificata almeno in zona “B”, e al tal proposito basta guardare la “carta degli habitat” sul sito della Regione, dove anche per la zona “C” vengono evidenziati habitat costieri ormai rarissimi e presenti in pochissime zone d’Italia.
  4. Si legge che potrebbe essere contrastata la vendita se non conforme e fatto valere, sia pure tardivamente, il diritto di prelazione: come già detto, si pubblichi l’atto di vendita e si proceda senza altri indugi.

Italia Nostra continua la ricerca dei documenti mancanti e già dalla prossima settimana dovrebbero delinearsi una serie di iniziative per provare a contrastare – coi fatti – l’immenso scandalo della rivendita a privati dell’Ortazzo.”

 Italia Nostra sezione di Ravenna


MICHELE DE PASCALE precisa : 

Michele de PASCALE
Sindaco di Ravenna
Presidente della Provincia di Ravenna e dell’Unione delle Province d’Italia

C’è un’unica certezza indiscutibile peraltro già prevista nel piano di stazione approvato dagli organismi del Parco del Delta del Po dell’Emilia-Romagna:

Che l’area dell’Ortazzo VA ACQUISITA ALLA PROPRIETÀ PUBBLICA in quanto è fra le aree naturalistiche più pregiate a livello europeo.

L’AREA DELL’ORTAZZO VA ACQUISITA ALLA PROPRIETÀ PUBBLICA È FRA LE AREE NATURALISTICHE PIÙ PREGIATE A LIVELLO EUROPEO

Per raggiungere questo obiettivo strategico, come Comune siamo da sempre stati disponibili ad intervenire con risorse nostre acquisendolo al nostro patrimonio, ma se la legge, in maniera a dire il vero inspiegabile, riserva la prelazione ai soli enti parco è il Parco del Delta del Po, che deve procedere all’acquisto e in tal senso non mancherà il nostro sostegno anche finanziario, così come sono certo sarà per la Regione Emilia-Romagna.

All’assessore Cardi e al Comune di Comacchio dico che davanti a interessi pubblici di tale rilievo, gli aspetti tecnici e contabili devono venire in secondo piano, si deve agire subito e con convinzione, rispetto a una procedura di vendita che pare evidente non abbia rispettato le prerogative riservate al Parco.


La sostenibilità economica dell’ente è interesse di tutti, ma non stiamo certo parlando di una cifra che ne stravolgerebbe il bilancio.

Il fatto, evidente a chiunque conosca anche solo minimamente la materia urbanistica, che le norme di tutela approvate negli anni a livello locale, regionale ed europeo facciano si che, a differenza del passato, l’area dell’Ortazzo non corra alcun rischio di vedere alcuna sua parte anche solo minimamente intaccato da impossibili urbanizzazioni, non fa venire assolutamente meno l’importanza dell’acquisizione al patrimonio pubblico, che ne rafforzerebbe sia la tutela che la valorizzazione a fini scientifici e di fruizione pubblica regolamentata con attenzione, così come fatto per altre aree particolarmente sensibili.

Delle aree dell’Ortazzo infatti ve n’è una parte interdetta a qualunque fruizione mentre le altre possono e devono garantire il livello più alto di tutela verso qualunque tipo di intervento edilizio, ma favorire invece una fruizione intelligente da parte di cittadini, studenti, ricercatori e turisti amanti e rispettosi del patrimonio naturalistico in relazione con gli altri siti naturali limitrofi, foce Bevano e spiagge limitrofe, Pineta Ramazzotti, Pineta di Classe e anche al patrimonio culturale come la Basilica di Sant’apollinare in classe, l’area archeologica e il Museo Classis.

L’Ente Parco Delta precisa: non abbiamo potuto acquisire noi l’Ortazzo e l’Ortazzino, ma sono e restano aree intoccabili, nessuna speculazione. La replica di Italia Nostra

In questi giorni è stato lanciato un grido d’allarme da parte di Italia Nostra Ravenna sulla possibilità che torni la speculazione edilizia in aree di grande pregio naturalistico e protette come quelle dell’Ortazzo e dell’Ortazzino alla foce del Bevano. Non solo, ma era stata anche in qualche modo generata l’idea che il Parco del Delta non si fosse interessato all’acquisto dell’Ortazzo e dell’Ortazzino una volta messo in vendita. A queste voci risponde con una nota ufficiale il Parco del Delta.

L’Ente Parco ha dovuto, quindi, accettare suo malgrado, che l’area finisse nuovamente nelle mani di società private. “Tuttavia, preme ricordare ed evidenziare, a chi avesse dubbi e timori, come i vincoli del piano territoriale del Parco e di rete Natura 2000 rendano l’area di fatto intoccabile e assolutamente protetta da ogni punto di vista. – conclude la nota del Parco del Delta – L’impegno a non cambiare queste norme costituisce al momento, in assenza di fondi disponibili, ciò che l’Ente Parco può fare. E non è cosa da poco.”

“Prima di dichiarare pubblicamente che l’Ente Parco non si è interessato all’acquisto dell’Ortazzo e dell’Ortazzino, siti naturalistici in area ravennate presso la foce del Torrente Bevano, bisognerebbe informarsi se questa dichiarazione corrisponde al vero, altrimenti diviene una bonaria calunnia, espressa per gettare discredito sul Parco stesso. La storia personale della presidente e del direttore del Parco avrebbero dovuto indurre al sospetto che l’Ente ci avesse provato seriamente e avesse ricercato tutte le modalità per garantirsi l’acquisizione dei beni ambientali. – si legge nella nota – Infatti il Parco si è da subito attivato per chiedere mutui alla Cassa Depositi e Prestiti dello Stato ed anche a due banche diverse, inclusa la tesoreria attuale, ma non ci sono stati concessi. La causa? Il nostro irrisorio bilancio – come più e più volte segnalato – a detta delle banche stesse, non offriva sufficienti garanzie per un mutuo di appena 500 mila euro. Ancora una volta la carenza di fondi è alla base di tutte le difficoltà dell’Ente: in questo caso la pochezza del bilancio dell’Ente è stata certificata anche da due banche e dalla Cassa Depositi e Prestiti. Il Parco ha bussato a tutte le porte, chiedendo finanziamenti anche agli Enti locali, presentando dossier che illustravano l’importanza del sito e le possibilità di conservazione e valorizzazione dei siti, ma ciò non ha sortito l’apertura di linee di credito.”

Italia Nostra, il Parco del Delta del Po conferma la vendita dell’Ortazzo a società immobiliare solo dopo nostro articolo: “se hanno a cuore l’ambiente, si dimettano”

“Non ci sarà bisogno di accedere agli atti: il Parco del Delta ha già ammesso, ma solo dopo il nostro articolo, che le centinaia di ettari della proprietà cosiddetta “Immobiliare” a Lido di Classe, sono stati acquistati non da un ente pubblico, ma da un’altra società immobiliare. Un’area tra le più importanti per biodiversità dell’Alto Adriatico, sottratta alla furia cementificatrice degli anni ’70 con una battaglia memorabile dal WWF, con la collaborazione anche di Italia Nostra e di tanti naturalisti che lottavano con coraggio sul campo per la tutela delle nostre zone più preziose, giunte a noi solo grazie a loro e che oggi assistono attoniti a quanto successo” si legge in una nota di replica di Italia Nostra.

“Il Parco del Delta del Po, unico tra i vari Enti coinvolti, ha ritenuto di dover replicare al nostro articolo, e lo fa nel modo peggiore: alludendo addirittura ad una “calunnia”. – continua Italia Nostra – Nessuno ha parlato dell’interesse o meno all’acquisto da parte del Parco – cosa che infatti non potevamo sapere – ma dell’imbarazzante silenzio con cui è stata avvolta la vicenda, che viene rivelata solo ora dopo il nostro articolo, e a cose fatte… Bene, se i professionisti alla guida del Parco si sono trovati nelle condizioni in cui nessuno degli enti dotati di capacità di spesa ha voluto farsi carico di una cifra irrisoria ma ha lasciato che un patrimonio ambientale rilevantissimo e unico a pochi metri dal mare finisse nuovamente nella mano privata dei costruttori immobiliari… si rechino da coloro che li hanno nominati, vadano dai Comuni e dalla Regione inadempienti e rassegnino le proprie dimissioni.”
“Lo scandalo Ortazzo è appena incominciato” conclude Italia Nostra. 

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