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MARATONA REGIONALI, QUALI SCENARI

Da Azione a Forza Italia passando per il Pd tra scatti da centometristi e vari bluff

Dal fronte politico non è cambiato nulla: in Basilicata si voterà per le regionali solo nella tarda primavera del 2024. Tra poco meno di un anno. Nonostante manchi ancora molto tempo e con tante variabili ancora sconosciute le grandi manovre sono già iniziate. Con un punto di debolezza generale: chi si lancia a così tanti chilometri dallo striscione dell’arrivo rischia di arrivare senza benzina alla volata vera. Senza contare che molti dei ragionamenti locali rischiano di infrangersi contro le dinamiche nazionali. La Basilicata non è più l’eccezione alla regola. Il problema, piuttosto, è che molti dei protagonisti in campo sono gli stessi di 15 o 20 anni fa che fanno fatica a comprendere che nel frattempo se loro non sono cambiati quello che si è modificato profondamente è il corpo elettorale. Non si comprende, oltretutto, per quale motivo la Basilicata dovrebbe essere tanto diversa dal Molise dove il “campo largo” è stato spazzato dal centrodestra capace di superare largamente il centrodestra in perfetta sintonia con i numeri nazionali.

LA POLITICA È COME IL POKER

Eppure in una sorta di dimensione parallela c’è chi si ostina a raccontare come tutto dipenda dal centrosinistra o da qualche big del passato. Crediamo sia una sorta di pratica di auto convincimento guidato, più che una lettura della realtà. A meno che non sia tutto un bluff. Perché, si sa, che la politica e il Poker hanno tanti punti di contatto. Il primo è che chi ha le carte migliori di solito vince a patto che non depauperi quanto accumulato nelle numerose mani positive in un poche mani sciagurate. E soprattutto vince chi rimane lucido anche nei momenti complicati e ha la consapevolezza che si può anche vincere bluffando. Ma il bluff è un azzardo che richiede grande abnegazione e decisione assoluta senza alcuna certezza di vittoria. In Basilicata verso le regionali come in qualunque aspetto umano. Tanto più che per questioni anagrafiche e per vicende personali le prossime regionali rappresentano una sorta di redde rationem tra quello che è stato e quello che sarà. O per essere estremamente cinici si tratta di una sorta di ultimo treno del desiderio: chi resta a piedi ora difficilmente troverà un altro mezzo di trasporto “pubblico” per Roma o anche solo per via Ver- rastro. Vale soprattutto per gli ex giganti di quello che fu il Partito Regione. Ma in fondo vale per tutti i consiglieri regionali in carica tranne che non tutti ne hanno consapevolezza.

PITTELLA HA APERTO IL TAVOLO DA GIOCO

Chi invece mostra di aver capito perfettamente l’ineluttabilità dei prossimi appuntamenti elettorali è Marcello Pittella che come sua indole si divide tra manovre pensate e scatti di pancia. È dall’estate scorsa che è in frenetica marcia politica tra alti e bassi e tra diverse sconfitte e qualche vittoria ma con molta attenzione a non mostrarsi troppo. Da venerdì scorso però Marcello Pittella con una assemblea pubblica ha rotto gli indugi ed è sceso in prima linea aprendo di fatto il tavolo da gioco per le regionali con l’atteggiamento di chi non teme niente e nulla. In realtà la troppa sicurezza a volte cela qualche debolezza di troppo. La sensazione è che al netto dei proclami a oggi non abbia in mano grandissime carte anche se lui gioca come se avesse un full di assi e regine. L’ipotesi che stia bluffando è più che concreta: la sala del Park Hotel non era gremita come lo sarebbe stata 3 o 5 anni fa e mancavano nelle prime file troppi players di prima fascia. Dei 5 stelle nessuna traccia. Di Forza Italia c’era Moles che è quello a cui la Casellati ha tolto il mazzo ma non c’erano quelli che realmente determineranno le scelte (vedere le ultime nomine territoriali di FI). Del fu Terzo Polo c’era Braia ma non Polese. E del Pd c’era solo Cifarelli insieme a Marrese ma mancava il segretario Lettieri e mancavano i Bubbico, i De Filippo e i Margiotta. Senza di loro non si decide nulla. C’erano le seconde file, ma con quelle – che dovranno a loro volta ‘lottare’ per un posto in Consiglio – non si fanno le rivoluzioni due punto zero. Eppure Marcello Pittella assicura con il tono del ‘gladiatore’ che lui (e Azione e i moderati tutti) sono determinanti per decidere chi vincerà tra centrodestra e centrosinistra. E soprattutto annuncia che non farà il candidato presidente ma chiarisce che con lui si vincerebbe a mani basse. Sembra un bluff. Gli auguriamo che nessuno lo porti a dover andare avanti su questo schema fino alla fine perché altrimenti il punto finale dovrà mostrarlo e potrebbe non essere un full e forse nemmeno un tris o doppia coppia alta. In ogni caso da qui a maggio ne accadranno di cose e auguriamo a tutti di avere il passo del maratoneta e non dello scattista perché la corsa sarà lunga.

Di Gaetano D’Angelo

 

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