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CON IV IL CDX VINCE LE REGIONALI IN MOLISE: VERSO IL BIS LUCANO

Margiotta pungola il Pd: «far finta di nulla non serve»

Una vittoria agile, netta, perentoria. Francesco Roberti è il nuovo governatore del Molise. L’alleanza tra il centrodestra e il Terzo Polo è piaciuta. Molto, a giudicare dal 62% dei consensi raggiunti. Numeri da Prima Repubblica. Ma al di là delle indubbie capacità dell’ingegnere di Montefalcone, l’esperimento molisano apre a enormi prospettive.

UN NUOVO SCENARIO DI UNITÀ

Forza Italia, dopo la morte di Silvio Berlusconi, è ancora in cerca di una sintesi interna. E non è un mistero che Matteo Renzi, pur nella doverosa discrezione necessaria per operazioni del genere, è molto interessato a inglobare il più importante movimento centrista italiano. Al tempo stesso, il governo guidato da Giorgia Meloni ha assoluta necessità di allargare la propria base. Non tanto in vista dei lavori parlamentari ordinari ma per quanto riguarda le riforme costituzionali. Sul tema del premierato, la vicinanza col leader di Italia Viva è trasparente. Ma questo “matrimonio politico” potrebbe cambiare alcuni scenari anche in ambito locale.

IL GRANDE LABORATORIO

In Basilicata l’esperimento del laboratorio centrista è già partito. D’altronde le elezioni regionale sono vicine, e i partiti sono già in movimento per arrivare preparati alle urne del 2024. Il centrodestra parla già di unità e possibili allargamenti. Non a caso nelle scorse settimane un nuovo laboratorio politico si è fatto strada. I consiglieri regionali del gruppo misto Giorgetti (ex m5S), Sileo (ex Lega), Baldassarre (Idea) e i due renziani Polese e Braia hanno fatto rete per presentare delle proposte di legge. Una unione che hanno spiegato essere il frutto di percorsi moderati tesi a produrre obiettivi concreti. Insomma, un lavoro di squadra per avviare un dibattito politico e un confronto costruttivo. Ospiti di Cronache Tv nel salotto “Oltre il giardino” nessuno dei consiglieri ha nascosto la possibilità di avere un futuro politico insieme la cui base resta il bene dei lucani. Il laboratorio appare una realtà non troppo lontana in terra lucana, se si considera che l’esperimento delle pdl è andato a buon fine e se si tiene conto che il leader renziano Rosato commentando il risultato molisano non ha fatto mistero del suo agire politico scrivendo: «In Molise ha vinto il candidato migliore, quello della coalizione di centrodestra. Felice di averlo sostenuto». L’operazione sembra essere più vicina di quanto si pensi, i suoi buoni frutti sono stati raccolti anche alle scorse amministrative dove Italia Viva in alcune liste civiche con il centrodestra ha raggiunto la vittoria. E in vista delle elezioni regionali lucane, che il prossimo anno sanciranno la possibilità del cdx di restare alla guida di via Verrastro,sottotraccia sono già partiti dialoghi, confronti e discussioni. Perché se la formula molisana, magari con un candidato civico dovesse ripetersi in terra lucana, il Partito Democratico di Elly Schlein rischierebbe davvero di perdere l’ultima chance di riprendersi via Verrastro. Uno scenario da incubo per il segretario che, da quando ha preso il comando dei dem non ha vinto una mano nemmeno a briscola. NEL PD «NIENTE PSICODRAMMI» Lazio, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e, per ultimo, Molise. Quattro elezioni regionali, quattro sconfitte pesanti per il Partito democratico. Le ultime due débâcle, tra l’altro, in era Elly Schlein. Per non parlare, ovviamente, delle elezioni amministrative, altro tasto dolente dalle parti del Nazareno. La segretaria dem, a forza di raccontare un mondo che non esiste, ha perso il contatto con la realtà. Le sconfitte elettorali dimostrano, per l’ennesima volta, la distanza siderale tra le istanze minoritarie avanzate dal nuovo corso dem e le priorità, quelle vere, dei cittadini italiani. La situazione suggerirebbe un cambiamento radicale a livello politico e comunicativo. Niente da fare. Elly Schlein tira dritto e prova a minimizzare il tonfo elettorale: «Evitiamo psicodrammi». In realtà i nodi da sciogliere sono molti, forse troppi per Schlein e il suo cerchio magico. In primis, la matassa delle alleanze. Il campo largo ha fallito ovunque: elezioni politiche, regionali e amministrative. Basta guardare alla Basilicata e alla strada più che in salita che il Pd si trova davanti per comprendere che forse gli psicodrammi sono più che realistici. Le elezioni regionali del 2024 in Basilicata potrebbero essere l’esatta copia di quelle molisane.

IL PUNGOLO CRITICO DI MARGIOTTA

Se a livello nazionale la segretaria dem è sparita da tutti i radar social evitando di commentare il “cappotto” che il centrodestra fa in Molise c’è qualcuno che ancora crede in una nuova era del Pd. La strada è in salita ma il confronto può essere la chiave per ripartire. Ne è convinto Salvatore Margiotta, componente della direzione nazionale del Pd, che da tempo prova con critiche costruttive a spronare il suo partito. Anche questa volta l’analisi di Margiotta è realistica: «Non è stata fatta un’analisi approfondita del voto del 25 settembre, neanche durante il Congresso, stessa cosa per la recente sconfitta ai ballottaggi e ora si minimizzerà la batosta in Molise» ha scritto su twitter. 0171Il mantra è: conta il voto delle Europee – ha aggiunto l’ex parlamentare – ma nel 2024 si vota alle regionali in cinque regioni: Piemonte, Sardegna, Basilicata, Umbria e Abruzzo, e ad ottobre 2023 nelle Province autonome di Trento e Bolzano. Alcune di esse – la mia Basilicata, ad esempio – hanno per dimensioni, cultura politica, orografia, struttura sociale ed economica, molti punti in comune con il Molise». «Per questo – ha continuato Margiotta – il voto molisano andrebbe valutato, analizzato e compreso in modo approfondito, a partire dai voti conseguiti dalle singole liste e dalla differenza tra essi e quelli delle politiche. Analisi assolutorie e semplicistiche rischiano di non portarci lontano. Far finta di nulla – ha concluso – non mi pare la migliore strategia».

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