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UN PARCO BLOCCATO

aPPeNNINoLUCaNo Rubino portavoce dei sindaci dell’area scrive al Ministro: «Fondi inutilizzati»

A far sentire la loro voce sulla malagestione del Parco dell’Appennino Lucano sono i sindaci della Comunità del Parco che per bocca del loro rappresentante Antonio Rubino e facendo seguito ad una riunione dei ventinove sindaci rappresentano al Ministro dell’Ambiente «l’incresciosa e difficile situazione che il nostro Ente Parco sta vivendo». Nella nota si fa riferimento all’esigenza di procedere alla nomina del direttore del Parco ma anche «al mancato utilizzo delle risorse vincolate presenti in bilancio». Secondo i redattori del documento ammonterebbero ad oltre 10 milioni di euro le risorse ferme. «Si tratta di finanziamenti ottenuti e progetti già approvati nell’ambito dell’efficientamento energetico su immobili pubblici, nonché di progetti sulla mobilità sostenibile e sulla promozione turistica». «Azioni che innescherebbero benefici per le comunità che al momento giacciono ferme, con percezioni e ricadute negative sull’intero territorio e per la sua popolazione. Le comunità del Parco Na- zionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese intendono lavorare per rendere il Parco una vera risorsa per il territorio». Antonio Rubino, che come rappresentante della Comunità del Parco sottoscrive la nota a nome di tutti i sindaci della valle, «dà la propria disponibilità ad incontrare il Ministro per illustrare le grandi difficoltà dell’Ente Parco e le ripercussioni sul territorio». UN PARCO BLOCCATO E BLOCCANTE Come più volte abbiamo scritto su queste colonne il Parco dell’Appennino Lucano interessa più di un terzo della provincia di Potenza, dal Melandro al Lagonegrese, dalle porte di Potenza fino alle porte del Tirreno. Sarebbe un potenziale attrattore turistico, capace di creare un positivo rilancio del territorio con importanti ricadute occupazionali ed economiche. Così non è. Tra le righe del ragionamento educato e raffinato di Rubino si legge per l’ennesima vol- ta una richiesta di aiuto e un’invocazione al Gover- no di intervenire sulla questione. Rubino evidenzia come l’attuale direttore stia facendo un lavoro egregio che non può produrre tutti gli effetti desiderati a causa della sua presenza non costante. È chiaro a tutti che una persona equilibrata e attenta come Rubino, un amministratore impegnato nella difesa del territorio come il sindaco di Moliterno non scriverebbe una nota al Ministro chiedendogli un appuntamento soltanto perché serve un direttore del Parco che stia più tempo nelle sedi dell’amministrazione. Il malessere della Comunità del Parco, le difficoltà dei cittadini dei 29 Comuni dell’Area Parco non sono soltanto legati o determinati dal numero di ore che il Presidente facente funzione dedica alla sua attività amministrativa. Non si chiede un appuntamento al Ministro per così poco e Rubino non è persona caratterialmente portata alle forzature. IL GOVERNO DEL PARCO CHE NON ESISTE La lettera di Rubino, infatti, va letta nell’insieme della corrispondenza che il sindaco di Moliterno e Presidente della Comunità del Parco ha avuto in queste ultime settimane. Non è, infatti, la prima volta che il Presidente della Comunità del Parco si sente in dovere di comunicare con le istituzioni. Qualche settimana fa aveva scritto al neo assessore all’Agricoltura Galella per chiedere un intervento sul piano cinghiali. An- che in quel caso il moderato Rubino utilizzò parole istituzionali per chiedere un intervento all’assessore. Le risorse per il piano cinghiali, il Parco le ha ma non vengono spese. «Il Piano di contenimento della fauna selvatica – scrisse Rubino in quella nota inviata all’assessore Galella – è assolutamente necessario pur non negando l’evidenza secondo la quale gli animali selvatici sono un elemento essenziale di un’area protetta». COMMISSARIARE IL PARCO La verità è che il commissario/presidente Priore è assolutamente inadeguato a guidare l’Ente. Non ha nessuna visione politica e nessuna lettura strategica. Visione politica e lettura strategica sul Parco, sulle sue linee di sviluppo, sul rapporto tra cittadinanza e spazi selvatici, sulle esigenze di valorizzazione del territorio sono valutazioni che spettano alla Presidenza del Parco. Dovrebbe farle Priore che, però, non le fa. Dalla Comunità del Parco e dal suo Presidente Rubino è par- tito un altro grido d’aiuto verso le istituzioni. Ci chiediamo quando le istituzioni intendano intervenire. L’auspicio è che tutti capiscano che ogni giorno in più trascorso senza commissariare l’Ente è un giorno perso ed un danno difficilmente recuperabi- le sul territorio.

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