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CLAN SRL, ALTO RISCHIO INFILTRAZIONI

Antimafia, la criminalità lucana si «mimetizza nel tessuto della società civile, intessendo rapporti con imprenditoria e politica»
Il Procuratore distrettuale Curcio:«Qui sistema mafioso endemico, capillare e pervasivo»

La Basilicata, territorio in cui, come riferito alla Direzione investigativa antimafia (Dia) dal Procuratore distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, Francesco Curcio, «esiste un sistema mafioso endemico, capillare e pervasivo in tutta la regione», è doppiamente appetibile per la criminalità organizzata, con particolari riferimenti a «‘ndrangheta, camorra e mafie pugliesi». Innanzitutto per «la configurazione geografica del territorio lucano», la sua contiguità con la Calabria, la Puglia e la Campania, nelle quali insistono realtà criminali storicamente più radicate, «ha reso la regione crocevia dei traffici illeciti di varia natura che si sono sviluppati nel corso degli anni lungo le sue principali arterie stradali, ad est, lungo le coste ioniche e, ad ovest, lungo le coste tirreniche». Basilicata «vero e proprio snodo» tra Puglia, Calabria e Campania. Ed in secondo luogo perchè «lo scenario della regione, segnato dalle difficoltà economiche in cui versano le imprese e dall’elevato tasso di disoccupazione tra la popolazione residente, rappresenta un fattore di seria vulnerabilità alle pressioni delle cosche mafiose delle regioni confinanti, molto interessate anche ai cospicui flussi di fondi pubblici investiti nel territorio». Sulla base delle operazioni e delle indagini svolte, queste alcune valutazioni sul fenomeno della criminalità organizzata in Basilicata e sui suoi profili evolutivi contenute nella semestrale (gennaio-giugno 2022) della Dia trasmessa al Parlamento italiano.

POSIZIONE GEOGRAFICA, POVERTÀ E DISOCCUPAZIONE, MA ANCHE CARCERE

A rafforzare gli elementi ricadenti in ognuna delle due sfere di interesse, geografica e sociale, che fanno della Basilicata un territorio doppiamente appetibile per la criminilità organizzata, un terzo fattore: il carcere di Melfi. Riguardo alla genesi dei rapporti criminali tra le cosche calabresi e la criminalità lucana è stato osservano che «gli stessi nascono da una sorta di “gemmazione” proliferata all’interno dei circuiti penitenziari di “Alta Sicurezza” in cui i detenuti responsabili di reati associativi e gli esponenti di organizzazioni malavitose di tipo mafioso sfruttano il periodo detentivo per stringere alleanze e per svolgere attività di proselitismo ed affiliazione an- che tramite la celebrazione di riti e cerimonie». Tali interazioni, pertanto e secondo la Dia, «sviluppano connessioni che, creati e cementati all’interno delle carceri, riverberano all’esterno con alleanze e cooperazioni».

CRIMINALITÀ COME IDRA: AUMENTANO I RISCHI DI INFILTRAZIONE NELLA P.A.

La Dia ha riscontrato come i diversi sodalizi criminali operanti in Basilicata, «sebbene duramente ridimensionati e scompaginati nel tempo» dalle congiunte attività delle Forze di Polizia e della Magistratura, si sono rivelati, «al pari di altre realtà delinquenziali più progredite», particolarmente inclini «a rigenerarsi con crescente attività di proselitismo e diversificazione delle attività illecite, evolvendo gradualmente verso formazioni a “gestione imprenditoriale” che incrementano i rischi d’infiltrazione nella Pubblica amministrazione» Data la presenza di consorterie legate ad organizzazioni di matrice calabrese e pugliese, i lucani apprendono superiori modelli organizzativi. Le 3 distinte zone in cui insistono «i diversi sodalizi mafiosi» rimangono le stesse: l’area di Potenza e del suo hinterland, quella del Vulture Melfese a Nord della provincia e, infine, il territorio della fascia Jonica cosiddetta Metapontina in provincia di Matera. In relazione al rischio di infiltrazione, riscontrato, con particolare riferimento alla zona di Potenza e del suo hinterland, come i sodalizi che oltre all’impegno nelle classiche attività del crimine organizzato, stupefacenti, estorsioni, usura e via discorrendo, abbiano mostrato «una particolare attitudine nel mimetizzarsi nel tessuto della società civile, intessendo rapporti con il ceto imprenditoriale e politico, dedicandosi anche allo svolgimento di attività commerciali ed economiche apparentemente legittime».

LA MALA ESTERA

In Basilicata riscontrata anche l’operatività di «diversi gruppi criminali stranieri che agiscono sinergicamente con i sodalizi mafiosi autoctoni soprattutto nel traffico degli stupefacenti». In tale ambito, «emergenti soggetti apicali, sfruttando il carisma criminale evocato dalla loro presunta contiguità con organizzazioni criminali egemoni nel territorio, disegnerebbero nuove geometrie ed equilibri per imporsi e monopolizzare il peculiare mercato». In particolare, come sottolineato dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) – nella provincia di Potenza, «si registra la presenza di gruppi di etnia sub-sahariana mentre nel- la provincia di Matera agiscono diversi e nutriti gruppi di albanesi in stretta connessione con connazionali stanziati nella provincia barese». Non casualemente, rimarcato come relativamente agli ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, sono stati individuati canali di approvvigionamento nel foggiano e nel brindisino con il trasporto «“via terra” sull’asse “PugliaBasilicata-Sicilia”, curato da corrieri albanesi, e destinatari finali taluni domiciliati in Basilicata e Sicilia». Ricordato anche come nell’ambito dell’inchiesta “Hello Bross” condotta dalla Polizia di Stato in molte città d’Italia (Potenza, L’Aquila, Rieti, Bari, Caserta, Napoli, Reg- gio Emilia, Parma, Modena, Catania, Genova, Mes- sina e Terni), c’è stata l’esecuzione di 30 misure cautelari a carico di altret- tanti cittadini nigeriani dimoranti in Italia, ritenuti membri dell’organizzazione mafiosa nigeriana denominata Black Axe, i cui vertici risiedono in Nigeria. Numerosi i reati ascrivibili all’organizzazione tra cui traffico di stupefacenti, immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, truffe informatiche e riciclaggio, realizzato anche con il ricorso alle criptovalute.

INTERDITTIVE E FLUSSI FINANZIARI

Rispetto al 1° semestre del 2021, nel 1° semestre 2022, in Basilicata in aumento i provvedimenti interdittivi emanati dalle autorità Prefettizie: sono passati da 6 a 12. Tra le prerogative assegnate dal legislatore alla Dia spiccano quelle concernenti la prevenzione sull’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi derivanti da attività criminose. Nel semestre in questione, all’esito del predetto processo di analisi massiva sono state selezionate, per i profili d’interesse della Dia in quanto suscettibili di sviluppi operativi, 11.144 SoS, circa il 15% delle 73.037 pervenute, 2.192 delle quali caratterizzate da profili di diretta attinenza alla criminalità mafiosa e 8.952 riconducibili ai cosiddetti reati spia. La classificazione delle SoS selezionate per i profili d’interesse della Dia in relazione alle categorie di soggetti obbligati ha evidenziato come la maggior parte delle segnalazioni (78% circa) risulti originata da intermediari bancari e finanziari. Gli altri operatori finanziari incidono, invece, per il 13% circa. Seguono, a notevole distanza, gli operatori di gioco e scommesse (4% circa), i professionisti (3% circa) e altri operatori non finanziari (2% circa). Mentre dalla ripartizione per area geografica delle operazioni finanziarie14, rappresentata nella cartina successiva, emerge, in linea con il trend osservato in passato, che oltre il 38% è riconducibile al Nord Italia, mentre al Centro ed al Sud Italia-Isole corrispondono, rispettivamente, concentrazioni intorno al 23% e al 31%. La distribuzione dei valori su base regionale, «evidenzia una prevalenza di operazioni finanziarie eseguite in Lombardia, nel Lazio ed in Campania (le prime due con un’incidenza percentuale prossima al 15%); come di consueto, il minor numero di operazioni risulta invece in Valle d’Aosta, Molise e Basilicata (0,53%)». In Basilicata su un totale di mille e 645 operazioni segnalate, 660 sono state catalogate come direttamente attinenti alla criminalità organizzata e 985 come riconducibili ai cosiddetti reati spia.

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