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TARANTO, VIOLENZA E DROGA AL CARCERE “MAGLI”

Gravi episodi di disordine e ingresso di stupefacenti si sono verificati alla Casa Circondariale, denuncia del Sappe

Ancora casi di violenza e disordine al penitenziario di via Speziale. Secondo una nota stampa diffusa dal sindacato nel carcere di Taranto nei giorni scorsisi si sono succeduti momenti di violenza incontrollabili: un detenuto di origini napoletane con fine pena mai, appena trasferito da un altro carcere per punizione, ha iniziato a creare disordini incitando gli altri detenuti del reparto ad unirsi alla protesta, protesta sfociata nel tentativo di sfondare la cella lanciando il letto di ferro; per ristabilire il controllo è stato necessario far rientrare a lavoro gli agenti che avevano appena terminato il turno. Subito dopo un detenuto tarantino, rientrato dal permesso particolarmente nervoso ha sospettato i poliziotti tanto da sottoporlo ad un controllo, e dopo l’esame rx è risultato che aveva ingerito ovuli di droga. Non si è fermata l’escalation di violenza, poco ore dopo, un detenuto di origine foggiana, di appena vent’anni con pena per reati contro il patrimonio, dopo aver telefonato alla propria famiglia si rifiutava di entrare in stanza opponendosi scagliando contro il poliziotto in servizio un estintore.
“A questi episodi critici, quasi quotidiani, si aggiungono centinaia di minacce, aggressioni verbali e fisiche. Ogni giorno è una guerra, poiché i detenuti violenti si sentono impuniti e protetti da una legislazione che in primis ha delegittimato il lavoro della polizia penitenziaria riducendone gli organici” dichiara il sindacato di polizia penitenziaria.
Nella regione Puglia, davanti ad aumento dei detenuti, è stato ridotto l’organico degli agenti del 25%, a cui si aggiungono i pensionamenti, si parla di meno 600 poliziotti nelle carceri pugliesi. Il carcere di Taranto, è una polveriera che sta per esplodere, è il carcere che presenta una media percentuale agente per detenuto più bassa: 230 poliziotti su 800 detenuti. Si tratta di numeri così bassi tali da non garantire l’incolumità anche dei detenuti più deboli sopraffatti e vessati dai più forti durante le ore di “vigilanza dinamica“, celle aperte nelle ore detentive.

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