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LA SALMA SARÀ TUMULATA NELLA TOMBA CHE FU DI GIOVANNI PAOLO II

Semper in Christo vivas, Pater Sancte!
A San Pietro l’addio a Benedetto XVI, il Papa: ha elargito sapienza e delicatezza

#ègiustoinformare
PAPA EMERITO BENEDETTO XVI 1927 – 2022

Piazza San Pietro durante le esequie

🔹FONTI GENDARMERIA VATICANA: 50 MILA LE PERSONE IN PIAZZA SAN PIETRO
🔹LA SALMA SARÀ TUMULATA NELLA TOMBA CHE FU DI GIOVANNI PAOLO II
#sapevatelo2023

VATICANO 
La bara con le spoglie di Benedetto XVI sul sagrato di Piazza San Pietro

Benedetto XVI, le parole del Rogito: ha lasciato un patrimonio sulle verità di fede
La bara con le spoglie del Papa emerito è stata chiusa ieri con all’interno alcuni segni della dignità pontificia e il testo che ricorda in breve la storia della vita e del ministero di Joseph Ratzinger

Vatican News

Gli ultimi atti consumati nella discrezione dopo l’infinito omaggio pubblico. Ieri dopo essere stata per tre giorni al centro dell’ininterrotto pellegrinaggio tributato da oltre 200 mila persone nella Basilica vaticana, la salma di Benedetto XVI è stata rinchiusa in una bara di cipresso, nella quale sono stati deposti il pallio, le monete e le medaglie del pontificato e il Rogito, un testo custodito in un cilindro di metallo che ricorda i tratti salienti della vita e del ministero del Papa emerito, dalla nascita ai suoi ultimi giorni. Il testo del Rogito è stato letto dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, monsignor Diego Ravelli. Dopo le esequie presiedute da Papa Francesco la bara di cipresso verrà inserita in un rivestimento di zinco e quindi in una bara di legno per essere infine tumulata nelle Grotte Vaticane.

Di seguito ecco il testo integrale del Rogito:

Nella luce di Cristo risorto dai morti, il 31 dicembre dell’anno del Signore 2022, alle 9,34 del mattino, mentre terminava l’anno ed eravamo pronti a cantare il Te Deum per i molteplici benefici concessi dal Signore, l’amato Pastore emerito della Chiesa, Benedetto XVI, è passato da questo mondo al Padre. Tutta la Chiesa insieme col Santo Padre Francesco in preghiera ha accompagnato il suo transito.

Benedetto XVI è stato il 265° Papa. La sua memoria rimane nel cuore della Chiesa e dell’intera umanità.

Joseph Aloisius Ratzinger, eletto Papa il 19 aprile 2005, nacque a Marktl am Inn, nel territorio della Diocesi di Passau (Germania), il 16 aprile del 1927. Suo padre era un commissario di gendarmeria e proveniva da una famiglia di agricoltori della bassa Baviera, le cui condizioni economiche erano piuttosto modeste. La madre era figlia di artigiani di Rimsting, sul lago di Chiem, e prima di sposarsi aveva fatto la cuoca in diversi alberghi.

Trascorse la sua infanzia e la sua adolescenza a Traunstein, una piccola città vicino alla frontiera con l’Austria, a circa trenta chilometri da Salisburgo, dove ricevette la sua formazione cristiana, umana e culturale.

Il tempo della sua giovinezza non fu facile. La fede e l’educazione della sua famiglia lo prepararono alla dura esperienza dei problemi connessi al regime nazista, conoscendo il clima di forte ostilità nei confronti della Chiesa cattolica in Germania. In questa complessa situazione, egli scoprì la bellezza e la verità della fede in Cristo.

Dal 1946 al 1951 studiò nella Scuola superiore di filosofia e teologia di Frisinga e all’Università di Monaco. Il 29 giugno 1951 fu ordinato sacerdote, iniziando l’anno successivo la sua attività didattica nella medesima Scuola di Frisinga. Successivamente fu docente a Bonn, a Münster, a Tubinga e a Ratisbona.

Nel 1962 divenne perito ufficiale del Concilio Vaticano II, come assistente del Cardinale Joseph Frings. Il 25 marzo 1977 Papa Paolo VI lo nominò Arcivescovo di München und Freising e ricevette l’ordinazione episcopale il 28 maggio dello stesso anno. Come motto episcopale scelse “Cooperatores Veritatis”.

Papa Montini lo creò e pubblicò Cardinale, del Titolo di Santa Maria Consolatrice al Tiburtino, nel Concistoro del 27 giugno 1977.

Il 25 novembre 1981 Giovanni Paolo II lo nominò Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; e il 15 febbraio dell’anno successivo rinunciò al governo pastorale dell’Arcidiocesi di München und Freising.

Il 6 novembre 1998 fu nominato Vice-Decano del Collegio Cardinalizio e il 30 novembre 2002 divenne Decano, prendendo possesso del Titolo della Chiesa Suburbicaria di Ostia.

Venerdì 8 aprile 2005 presiedette la Santa Messa esequiale di Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro.

Dai Cardinali riuniti in Conclave fu eletto Papa il 19 aprile 2005 e prese il nome di Benedetto XVI. Dalla loggia delle benedizioni si presentò come “umile lavoratore nella vigna del Signore”. Domenica 24 aprile 2005 iniziò solennemente il suo ministero Petrino.

Benedetto XVI pose al centro del suo pontificato il tema di Dio e della fede, nella continua ricerca del volto del Signore Gesù Cristo e aiutando tutti a conoscerlo, in particolare mediante la pubblicazione dell’opera Gesù di Nazaret, in tre volumi. Dotato di vaste e profonde conoscenze bibliche e teologiche, ebbe la straordinaria capacità di elaborare sintesi illuminanti sui principali temi dottrinali e spirituali, come pure sulle questioni cruciali della vita della Chiesa e della cultura contemporanea.

Promosse con successo il dialogo con gli anglicani, con gli ebrei e con i rappresentanti delle altre religioni; come pure riprese i contatti con i sacerdoti della Comunità San Pio X.

La mattina dell’11 febbraio 2013, durante un Concistoro convocato per ordinarie decisioni circa tre canonizzazioni, dopo il voto dei Cardinali, il Papa lesse la seguente dichiarazione in latino: «Bene conscius sum hoc munus secundum suam essentiam spiritualem non solum agendo et loquendo exerceri debere, sed non minus patiendo et orando. Attamen in mundo nostri temporis rapidis mutationibus subiecto et quaestionibus magni ponderis pro vita fidei perturbato ad navem Sancti Petri gubernandam et ad annuntiandum Evangelium etiam vigor quidam corporis et animae necessarius est, qui ultimis mensibus in me modo tali minuitur, ut incapacitatem meam ad ministerium mihi commissum bene administrandum agnoscere debeam. Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 20, sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet et Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse».

Nell’ultima Udienza generale del pontificato, il 27 febbraio 2013, nel ringraziare tutti e ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui era stata accolta la sua decisione, assicurò: «Continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che vorrei vivere sempre». 

Dopo una breve permanenza nella residenza di Castel Gandolfo, visse gli ultimi anni della sua vita in Vaticano, nel monastero Mater Ecclesiae, dedicandosi alla preghiera e alla meditazione.

Il magistero dottrinale di Benedetto XVI si riassume nelle tre Encicliche Deus caritas est (25 dicembre 2005), Spe salvi (30 novembre 2007) e Caritas in veritate (29 giugno 2009). Consegnò alla Chiesa quattro Esortazioni apostoliche, numerose Costituzioni apostoliche, Lettere apostoliche, oltre alle Catechesi proposte nelle Udienze generali e alle allocuzioni, comprese quelle pronunciate durante i ventiquattro viaggi apostolici compiuti nel mondo.

Di fronte al relativismo e all’ateismo pratico sempre più dilaganti, nel 2010, con il motu proprio Ubicumque et semper, istituì il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, a cui nel gennaio del 2013 trasferì le competenze in materia di catechesi.

Lottò con fermezza contro i crimini commessi da rappresentanti del clero contro minori o persone vulnerabili, richiamando continuamente la Chiesa alla conversione, alla preghiera, alla penitenza e alla purificazione.

Come teologo di riconosciuta autorevolezza, ha lasciato un ricco patrimonio di studi e ricerche sulle verità fondamentali della fede.  

CORPUS
BENEDICTI XVI P.M.
VIXIT A. XCV   M. VIII   D. XV
ECCLESIÆ UNIVERSÆ PRÆFUIT A. VII   M. X   D. IX
A D. XIX   M. APR.   A. MMV   AD D. XXVIII   M. FEB.   A. MMXIII
DECESSIT DIE XXXI M. DECEMBRIS ANNO DOMINI MMXXII

Semper in Christo vivas, Pater Sancte!

A San Pietro l’addio a Benedetto XVI, il Papa: ha elargito sapienza e delicatezza
Cinquantamila fedeli in Piazza per i funerali del Papa emerito, presieduti da Francesco. Una cerimonia sobria in un’atmosfera di preghiera, con applausi misurati all’ingresso in processione del feretro, sul quale viene poggiato un Vangelo aperto. Quel Vangelo che, dice il Papa nell’omelia, Joseph Ratzinger “ha testimoniato durante la sua vita”: “Affidiamo il nostro fratello alle mani del Signore”. Dalla folla si eleva il grido: “Santo subito!”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

“Vogliamo, come comunità ecclesiale… affidare il nostro fratello alle mani del Padre: che queste mani di misericordia trovino la sua lampada accesa con l’olio del Vangelo, che egli ha sparso e testimoniato durante la sua vita”

Il suono dell’organo si diffonde in filodiffusione nella piazza, le campane segnano oltre dieci rintocchi, un applauso, sempre più crescente, si eleva dalla folla. Alle 8.45 in Piazza San Pietro, dove Papa Francesco celebra oggi i funerali di Benedetto XVI, fa il suo ingresso in processione la bara in rovere del Papa emerito. I sediari lasciano il feretro al centro del sagrato, poggiando il trasportino di velluto sopra un tappeto. Il segretario personale Georg Gänswein, prima in fila insieme alle Memores Domini, vestite di nero e a capo chino, e altri membri di quella comunemente conosciuta come la “famiglia pontificia”, apre un Vangelo e, in ginocchio, lo poggia, aperto, sopra il legno. Subito dopo si inchina e lascia un bacio. Ieri sera si è svolto il rito di chiusura della bara: il feretro è triplice, con un primo rivestimento in cipresso, un altro in zinco e uno finale in rovere. All’interno ci sono il Rogito, le monete e le medaglie del pontificato e il pallio. L’immagine della bara lignea con sopra la Parola di Dio fa tornare presto alla memoria le esequie di Giovanni Paolo II, che fu proprio l’allora cardinale Joseph Ratzinger a celebrare. 

Il segretario Gänswein e monsignor Ravelli ai lati del feretro
Migliaia di persone in Piazza San Pietro 

Intanto dinanzi alla Basilica petrina, sedute, in piedi, al centro, ai lati e dietro le transenne, ci sono 50 mila persone di ogni età e nazionalità. Sono giovani – moltissimi giovani -, laici e soprattutto sacerdoti, poi famiglie, suore, gruppi dall’Italia e dalla Germania, con bandiere, stendardi e cartelli con scritte come “Danke Papst Benedikt!”. Si sono messi in fila per oltre un’ora sin dalle 5.30, sottoposti a controlli veloci, in una Roma blindata dalle forze dell’ordine e avvolta nelle prime ore del mattino da una fitta nebbia. Dopo aver reso omaggio alla salma del Papa emerito esposta per tre giorni in Basilica, fedeli e pellegrini gremiscono Piazza San Pietro, insieme ad autorità e rappresentati civili dei diversi Paesi e anche delegazioni ecumeniche. L’atmosfera è raccolta, gli applausi fragorosi ma misurati. Esequie “sobrie”, così come era volontà dello stesso Benedetto. 

La bara di Benedetto XVI
L’omelia del Papa 

Francesco entra intorno alle 9.20, in sedia a rotelle e raggiunge il palco, dando il via alla celebrazione esequiale, concelebrati da circa 130 cardinali, 400 vescovi e quasi 3700 preti. L’omelia si snoda a partire dalle ultime parole di Gesù in croce: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. E sulla figura di Cristo si concentra la riflessione del Pontefice, così come si è concentrata su Cristo l’intera vita di Ratzinger fino agli ultimi suoi battiti.

Il Pastore che ama il gregge

Sono mani, quelle di Dio, “di perdono e di compassione, di guarigione e di misericordia, mani di unzione e benedizione”, dice il Papa. Mani anche “piagate che vanno incontro e non cessano di offrirsi, affinché conosciamo l’amore che Dio ha per noi e crediamo in esso”. Francesco parla di “dedizione grata di servizio al Signore e al suo Popolo che nasce dall’aver accolto un dono totalmente gratuito” e di “dedizione orante, che si plasma e si affina silenziosamente tra i crocevia e le contraddizioni che il pastore deve affrontare e l’invito fiducioso a pascere il gregge”.

Come il Maestro, porta sulle spalle la stanchezza dell’intercessione e il logoramento dell’unzione per il suo popolo, specialmente là dove la bontà deve lottare e i fratelli vedono minacciata la loro dignità.

Piazza San Pietro durante le esequie
Pace dolorosa, ma robusta

“Il Signore va generando la mitezza capace di capire, accogliere, sperare e scommettere al di là delle incomprensioni che ciò può suscitare”, afferma Papa Francesco. “Pascere vuol dire amare, e amare vuol dire anche essere pronti a soffrire”. È la “dedizione sostenuta dalla consolazione dello Spirito”, rileva il Papa, è la “testimonianza feconda di coloro che, come Maria, rimangono in molti modi ai piedi della croce, in quella pace dolorosa ma robusta che non aggredisce né assoggetta”.  

Testimone del Vangelo 

Saldamente legati alle ultime parole di Gesù e alla sua testimonianza “vogliamo, come comunità ecclesiale, seguire le sue orme e affidare il nostro fratello alle mani del Padre: che queste mani di misericordia trovino la sua lampada accesa con l’olio del Vangelo, che egli ha sparso e testimoniato durante la sua vita”, dice Papa Francesco.

Cita infine San Gregorio Magno che, al termine della Regola pastorale, invitava ed esortava un amico a offrirgli compagnia spirituale: “In mezzo alle tempeste della mia vita, mi conforta la fiducia che tu mi terrai a galla sulla tavola delle tue preghiere, e che, se il peso delle mie colpe mi abbatte e mi umilia, tu mi presterai l’aiuto dei tuoi meriti per sollevarmi”.

È la consapevolezza del Pastore che non può portare da solo quello che, in realtà, mai potrebbe sostenere da solo e, perciò, sa abbandonarsi alla preghiera e alla cura del popolo che gli è stato affidato.

l Papa durante la Messa funebre
“Benedetto, fedele amico dello Sposo”

“Il Popolo fedele di Dio che, riunito, accompagna e affida la vita di chi è stato suo pastore”, prosegue il Pontefice. “Come le donne del Vangelo al sepolcro, siamo qui con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza per dimostrargli, ancora una volta, l’amore che non si perde; vogliamo farlo con la stessa unzione, sapienza, delicatezza e dedizione che egli ha saputo elargire nel corso degli anni”.  

Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce!

Il grido dalla folla: “Santo subito!”

Al termine della celebrazione hanno luogo l’Ultima Commendatio e la Valedictio. L’assemblea, fino a quel momento silenziosa, esplode in un applauso fragoroso e per tre volte dalla Piazza si eleva il grido:

“Santo subito!”

I sediari sollevano il feretro e lo conducono dietro il palco dove Papa Francesco, in piedi, poggiato al bastone, lo attende per la benedizione.

Il Pontefice china il capo, per alcuni istanti rimane in preghiera e poi posa una mano sulla bara che viene portata nelle Grotte Vaticane della Basilica di San Pietro per la tumulazione.

Benedetto XVI sarà sepolto nello stesso luogo del Papa suo predecessore che ha servito per decenni, Giovanni Paolo II
Il Papa benedice la bara di Benedetto XVI
ADDIO a RATZINGER

Un momento di preghiera e commozione: prima che la bara di #Benedetto XVI lasciasse il sagrato di San Pietro, #Francesco si è alzato in piedi e ha messo la mano sul feretro.

Pochi istanti ma tutto il corteo si è fermato per l’ultimo saluto di #Bergoglio a #Ratzinger

#sapevatelo2023

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