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«UN’ALLEANZA PIÙ AMPIA POSSIBILE»

Il senatore dem uscente spinge per un Congresso del Pd lucano subito e punta alla sfida delle regionali. Per Margiotta soli non si vince, la chiara proposta a Terzo Polo e 5Stelle

Non è un risentito della “mattanza” avvenuta nelle liste del Nazzareno. Anzi. L’uscente senatore lucano del Partito democratico Salvatore Margiotta resta ben ancorato al suo partito. Margiotta da sempre politico di classe e grande personaggio di “fair play” pare non avere spazio per i risentimenti nei confronti di chi ha scelto un destino lontano dai palazzi romani. L’ex senatore non si è fatto certamente abbattere, i suoi lunghi anni di esperienza politica di alto livello ha preferito metterli a frutto per un futuro non tanto lontano nella sua terra di origine. Archiviata la situazione delle Politiche del 25 settembre che ha visto un Partito democratico ottenere un solo seggio sue sette disponibili, a favore del paracadutato campano Enzo Amendola, il partito prova a ricomporsi dopo aver anche deciso di sfiduciare il segretario regionale Raffaele La Regina. Margiotta partendo da queste crisi profonde dei dem, con una analisi anche a volte molto critica, prova a guardare oltre per ridare dignità e forza ad un partito che una volta era considerato “il partito regione”. È chiaro che prima di discutere di nuove azioni è necessario ricostituirsi attraverso un Congresso regionale, non a caso l’ex senatore spinge un accelerata «perchè oltre al Congresso nazionale (che si terrà a marzo ndr.) sono altrettanto importanti quelli regionali, soprattutto come in Basilicata dove non esiste un segretario regionale che riesca ad espletare la sua funzione». Margiotta già all’indomani della sfiducia a Raffaele La Regina ha chiesto che si procedesse con una cerata celerità al congresso regionale lanciando come leitmotiv «Basta errori», decisamente diverso dal solito slogan dei dem trito e ritrito «discontinuità». A differenza di altri, l’ex senatore non ha messo la testa sotto la sabbia ma accusato il colpo di una guida durata appena 9 mesi che poco bene a portato al partito questa volta con sincerità ha ribadito come sia necessario «senza paure, senza ipocrisie, senza infingimenti, senza dilazioni, senza trucchi convocare il Congresso regionale della Basilicata. Un Congresso vero, di profondo e trasparente dibattito. Come non avvenne l’ultima volta». Pur mostrandosi sempre molto solidale e anche oggettivo sulle situazioni che hanno caratterizzato le scelte dem, questa volta Margiotta chiede a tutti un atto di coraggio ad affrontare con sincerità le sorti del futuro del partito. Ricostruire il Pd è necessario e a quanto pare l’ex senatore ci crede anche perchè più volte in questi mesi sarebbe risuonato il rumors che lo vedrebbe come possibile candidato presidente alle prossime elezioni regionali. Salvatore Margiotta, proprio ai microfoni di Cronache Tv intervistato da Paride Leporace nella trasmissione “Oltre il giardino”, non ha nascosto che la guida della Regione Basilicata anche se «non è proprio la mia passione» e un desiderio possibile. Pur rispettando le «giuste aspirazioni di altri» del suo schieramento, Margiotta penserebbe a scendere in campo per le regionali. Non a caso ieri, cogliendo la palla la balzo sulle questioni nazionali commentando la rottura di ogni ipotesi di alleanza con Terzo Polo e M5S ha twittato «Tenere insieme entrambi -agognato campo largo….- era oggettivamente difficilissimo; non allearsi né con l’uno né con l’altro era ancora più difficile. Alle politiche il Pd ci è riuscito; ci sono ottime possibilità anche alle regionali». Per riaccendere meglio i riflettori sulla situazione locale, considerato anche l’emblema numerico della maggioranza a cui assistiamo in via Verrastro, sentito Margiotta ci conferma che in Basilicata «come abbiamo già dimostrato alla Provincia di Potenza la nostra aspirazione è di riuscire davvero a fare una alleanza più ampia possibile. Preferibilmente da Renzi ai 5 Stelle, ma certamente non andare da soli». L’ex senatore pare avere le idee chiare: il Pd ha certamente una chance di vincere contro un centrodestra poco presente e sentito sul territorio. Ma può farlo non da solo, ma con una coalizione albergata.

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