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LA RIVOLTA DEI SINDACI DEM CONTRO LA REGINA

Dalle candidature per le politiche all’alleanza con i 5 Stelle per le elezioni Provinciali: le scelte del baby segretario che mandano in frantumi il partito regione. 13 primi cittadini del Pd firmano un documento per chiedere un cambio di passo e avvertono: «Non abbandoneremo rivendichiamo la nostra appartenenza»

Appare come un vero e proprio out out. Del più classico: o lui o noi. È in estremissima sintesi quello che 13 sindaci lucani del Partito democratico hanno scritto in maniera, neanche troppo velata, in un documento inviato alla stampa e alla dirigenza nazionale del partito. Nero su bianco i primi cittadini dem hanno contestato le ultime scelte del partito locale: tanto sulle candidature alle prossime politiche quanto sull’alleanza con il Movimento 5 Stelle per le elezioni del presidente della Provincia di Potenza. E così quello che neanche un anno fa era visto come il “bambino” prodigio del Pd lucano pronto a risollevare le sorti di un partito ormai molto lontano dai fasti degli ultimi 20 anni in realtà sembra essersi dimostrato tutt’altro. Per Raffaele La Regina le contestazioni non sono affatto finite, anzi. Sembrano essere solo all’inizio. La sua carriera da segretario regionale è più in salita del previsto. Il passo indietro di Raffaele La Regina, che era capolista in Basilicata, per le prossime elezioni politiche a quanto pare non è bastato a salvare il partito e far dimenticare le sue ultime scelte. Il vecchio post di La Regina contro lo stato di Israele, dopo le sue scuse, ma lo strascico di polemiche, anche da parte della comunità ebraica, hanno sollevato il dubbio sulla sua capacità politica. Anche perchè il post in realtà per molti era solo la punta dell’iceberg. Quello che ai dem lucani in realtà non è andata giù è la sua mancanza di condivisione alla candidatura. O meglio Il garantire prima in una direzione che non si sarebbe mai candidato per poi diventare uno degli sbandieratissimi capolista under35 del Partito Democratico in questa tornata elettorale. Per poi fare un passo indietro, non certo per la pioggia di polemiche dei suoi stessi compagni ma per l’onda mediatica che lo ha travolto sulla sua capacità di comunicare su temi fondamentali. Basti solo pensare che davanti ad altre proteste, Raffaele La Regina ha fatto un nuovo post: «Quando si ha 20 anni si esprimono e si pensano molte cose. Poi si cresce, si studia, si cambia idea. Rinuncio alla mia candidatura perché il Pd viene prima di tutto e per- ché questa campagna elettorale è troppo importante per essere inquinata in questo modo». Il tweet è sparito, come se si potesse eliminare tutto con un semplice “delete” e Raffaele La Regina si trincera dietro la scusante dei 20anni. Peccato ne avesse 27 quando ha scritto l’ultimo dei post sotto accusa. Non proprio un ragazzino. E così le azioni del baby segretario si ripercuotono sull’intero partito. A ribellarsi non solo sindaci vicino all’ormai ex governatore dem Marcello Pittella (ora passato in Azione) come qualcuno ha subito cercato di far trapelare, ma amministratori dem di lungo corso. A pesare oltre all’ormai famoso veto su Pittella e la scelta di candidati “forestieri” perle politiche è stata anche la scelta di appoggiare il sindaco di Vietri di Potenza Giordano per le provinciali da sempre vicino ai 5 Stelle. Una alleanza che come gli stessi amministratori sottolineano «è stato il Segretario Letta, il 4 settembre pv, ad affermava chiaramente che il M5S non è un partito di Centrosinistra». Una dichiarazione di voto più che esplicita che certamente a questo punto avvantaggia gli altri candidati in campo, togliendo ogni piccola possibilità al centrosinistra di ottenere uno dei pochi incarichi di potere rimasti vacanti in regione. Ancora una volta il centrosinistra sembra essere cosciente di voler avvantaggiare il centrodestra, come successo alle scorse regionali e alle amministrative (Potenza e Melfi su tutte). E sulle politiche la voce di appoggi a candidati di altri partiti per permettere lo scorrimento delle liste per i posti in Consiglio regionale sembra più fondata che altro. La scelta degli amministratori, però, non è quella di lasciare il Pd e per- mettere a La Regina di continuare tranquillamente nella gestione del partito. Anzi. I 13 sindaci in modo chiaro rivendicano la loro appartenenza al Pd e avvertono che «Non abbandoneremo il cammino intrapreso anni addietro perla politica e continueremo, con passione, impegno civico e politico, a dare il nostro modesto contributo affinché vi sia una politica sempre più rappresentativa, concreta e riguardosa verso chi rappresenta le Istituzioni e i territori». A quanto pare il guanto disfida è stato appena lanciato.

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