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COME LA GUERRA IN UCRAINA METTE LE MANI NELLE TASCHE DEI LUCANI

Inflazione e perdita del potere d’acquisto, per la Basilicata una mazzata che supera i mille euro: è la regione del Sud con l’impatto negativo più elevato


Una mazzata economica per le famiglie lucane il costo della guerra in Ucraina.

A oggi, gli effetti del conflitto armato ai confini dell’Europa sul versante Est, produrranno per l’anno in corso, così come calcolata dall’Ufficio studi dell’associazione Artigiani e piccole imprese Cgia Mestre, una riduzione del Pil di 24 miliardi di euro reali che corrisponde a una perdita di potere d’acquisto medio per ciascuna famiglia italiana pari a 929 euro.

Per la Basilicata, però, il prezzo da pagare è risultato superiore alla media italiana: -1.043 euro I nuclei familiari più penalizzati saranno quelli residenti in Trentino Alto Adige (-1.685 euro), nella Valle d’Aosta (-1.473 euro) e nel Lazio (-1.279 euro).

Se le prime due realtà territoriali risentiranno, principalmente, dell’aumento dei costi energetici, la terza, «che è decisamente condizionata dai risultati della provincia di Roma», patirà, in particolar modo, del forte calo dei consumi interni e per l’effetto dell’inflazione sui beni importati. Nel biennio della pandemia Covid, 2020- 2021, il Lazio ha registrato un saldo commerciale negativo di ben 17 miliardi di euro. Ma «altrettanto critica» è la situazione in Veneto (- 1.065 euro), in Toscana (- 1.059 euro) e in Basilicata (-1.043 euro).

È, quello lucano, un dato geograficamente in controtendenza, dato che per le regioni del Sud, invece, «l’impatto della crisi sarà meno “violento”», stimando i costi energetici come «molto più contenuti che nel resto del Paese», e considerando il fattore dell’economia «meno aperta ai mercati internazionali e dimensionalmente più piccola in termini di Pil procapite ». I dati del Sud, Basilicata a parte, confermano che nel Mezzogiorno «l’impatto negativo sulle famiglie sarà più contenuto». Non casualmente, pertanto, se in testa alla classifica c’è il Trentino Alto Adige (- 1.685 euro), in coda c’è la Sicilia (-437 euro).

Il sestetto di coda, più precisamente, è formato da Campania, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. La Basilicata, al contrario, è in modo allarmante, nella top ten e al sesto posto. È la regione del Sud dove, in riferimento ad importi in euro reali, si presenta più grave la perdita del potere di acquisto a causa della guerra in Ucraina.

Come ricorda l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, «l’inflazione è una tassa che colpisce i meno abbienti »: non si versa come gli altri tributi, «ma la si “paga” subendo la riduzione del potere d’acquisto che colpisce, in particolar modo, chi ha un reddito fisso» e non alto. Secondo l’Istat, infatti, con un caro vita in crescita del 6 per cento, questo si traduce in un incremento effettivo dell’8,3 per cento per le famiglie più povere e del 4,9 per cento per quelle benestanti.


 

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